Apprendistati in Ticino: Un tesoro da non sprecare, Un futuro da costruire ora

Matteo Muschietti – Municipale di Coldrerio per il Gruppo Avanti con Ticino e Lavoro e Movimento del Centro
Recentemente Amalia Mirante ed Evaristo Roncelli hanno ben illustrato la situazione in Ticino e sento il bisogno di accodarmi ai loro scritti e ribadirli con forza.
Mentre il sistema di formazione professionale svizzero raccoglie elogi a livello internazionale – basti pensare alle recenti parole di ammirazione del Segretario al Commercio degli Stati Uniti, Scott Bessent – sembra che proprio noi, in Ticino, rischiamo di sottovalutare una delle nostre più grandi risorse. La realtà cantonale degli apprendistati, infatti, dipinge un quadro preoccupante che esige una risposta forte e immediata, non più rimandabile.
I dati parlano chiaro: il Canton Ticino si è tristemente distinto per essere tra gli ultimi in Svizzera per numero di apprendisti rispetto ai posti di lavoro. Un obiettivo cruciale, come quello votato dal Gran Consiglio nel 2021 di riservare almeno il 5% dei posti nell'Amministrazione cantonale agli apprendisti, stenta a decollare, lasciando un sapore di promessa mancata. Le aziende che offrono percorsi formativi diminuiscono e l'ambizioso progetto cantonale "Obiettivo 95%", che mira a garantire un diploma secondario alla stragrande maggioranza dei nostri giovani, rimane al di sotto della sua meta. Non si combatte abbastanza la disoccupazioneo la dolorosa prospettiva dell'emigrazione forzata per cercare altrove quelle opportunità che dovremmo essere in grado di offrire qui.
Lo Stato non può e non deve essere uno spettatore passivo, un commentatore delle difficoltà. Ha il dovere di dare l'esempio, di assumere, formare e credere nel potenziale dei suoi giovani. Se si chiede al settore privato di investire, il settore pubblico deve essere il primo a dimostrare coerenza e impegno.
L'Amministrazione cantonale ha la capacità di formare in decine di professioni; è tempo che questa capacità si traduca in un aumento concreto dei posti offerti.
Riflettiamo bene sul costo dell'inazione. Il prezzo da pagare per una generazione che non si sente integrata, alla quale non si danno le possibilità per farlo, è davvero alto e implica costi che si spalmano su più strati sociali, perché a un figlio lasciato da parte, come ben espresso su questo tema da Evaristo Roncelli, corrispondono genitori che si sentono impotenti (o ancor peggio, falliti), una famiglia tutta che soffre. Stiamo minando l'ossatura della nostra società promuovendo disagio. Proposte concrete, come la creazione di alcune decine di nuovi posti di apprendistato nei prossimi anni, rappresenterebbero un investimento relativamente modesto – si è parlato di cifre attorno ai 350.000 franchi annui, una goccia in un bilancio cantonale – ma strategicamente decisivo.
L'apprendistato ben strutturato è un formidabile ascensore sociale, un baluardo contro la disoccupazione e la fuga di cervelli, un motore per l'economia locale, come fa ben notare Amalia Mirante. Non è più tempo di mezze misure o di rinvii. Serve coraggio politico, visione e la volontà di tradurre le dichiarazioni di sensibilità in fatti concreti. Ogni posto di apprendistato in più è una speranza che si accende, un futuro che si costruisce. Chi oggi ha il potere di decidere, ha anche la responsabilità di spiegare domani le proprie scelte. È una questione di giustizia sociale. È una questione di futuro per il Ticino. Speriamo che almeno i comuni, dove è più facile essere concreti e dare il buon esempio, si muovano per iniziate che vadano verso questa direzione con solidarietà e integrazione promosse sul campo.