«Prigioniero in una gabbia dorata» che si chiama Lugano

Nuovo singolo, "Amica", e cambio di direzione per Tatum Rush, in vista del prossimo album
Nuovo singolo, "Amica", e cambio di direzione per Tatum Rush, in vista del prossimo album
LUGANO - Il 17 dicembre Tatum Rush ha pubblicato "Amica", il nuovo singolo e primo estratto dell'album che uscirà nei prossimi mesi. Ci sono due grosse novità: la prima è l'essersi rivolto, per il master e la pubblicazione, a Leo Pusterla e alla sua Safe Port Production. La seconda? È al centro della prima domanda rivolta al cantautore con origini italo-svizzere e americane.
È un nuovo cambio di direzione sonora.
«Questo primo singolo ha un'impronta jazz, anzi swing. Sono tornato a quella che è stata la prima, vera formazione musicale - insieme alla canzone brasiliana. Avevo bisogno di una relazione con la musica molto più profonda. Ero, forse, spiritualmente consumato da un po' troppo show, uno spirito di intrattenimento e meno artigianato. Soprattutto, mi mancava suonare con altri. E questo è obbligatorio nel jazz. Per me è stata una riscoperta».
In ossequio a quel modo di fare musica, con Philippe Helfer, Ursin Andres e Luca Marini avete registrato in presa diretta.
«Quello che si sente è esattamente ciò che è successo in studio. Grazie al fatto di aver suonato molto in estate, siamo arrivati pronti. È stato come se i pezzi li avessimo già "abitati". Ci vuole molta preparazione per andare in sala di registrazione e incidere dieci pezzi in due giorni».
C'è anche una precisa scelta artistica nel sound.
«Abbiamo optato per un setup come quello che avrebbe usato Rudy Van Gelder (leggendario ingegnere del suono, ndr): tutto su nastro, con il minimo di microfoni possibile. Anche il suono stesso della stanza è confluito nella registrazione. Il tutto con l'obiettivo di realizzare qualcosa senza tempo».
Dove è stato registrato?
«A Brunnen (SZ), da un amico che conosco da vent'anni e che possiede un intero studio analogico, rarissimo».
La forma-canzone che hai usato per "Amica" è, se mi consenti il termine, "inattuale".
«(ride, ndr) Questo pezzo in particolare, ma tutto il disco è caratterizzato da un tentativo di utilizzare delle forme di canzone che non sono quelle del pop. La struttura è più quella del jazz, molto lontana da quelle della discografia pop, diciamo così, maggioritaria».
Per questo disco non sei con la tua ultima etichetta, Undamento, bensì con una realtà indipendente ticinese.
«Vengono prima l'urgenza e la creatività artistica piuttosto che il rispondere a criteri commerciali. Ho scelto la libertà e il lavorare con Leo, che capisce perfettamente
"Non sono più sceso a Milano / sono ostaggio del Lago di Lugano / non sai le palme quanto calmano il mio animo". Sembra uno slogan perfetto per Lugano Region.
«(ride ancora, ndr) È il primo insieme di canzoni che ho scritto che sono ispirate alla vita sulle rive del Ceresio. Ho voluto fare qualcosa di molto vicino a quello che ho provato l'estate scorsa, vivendo sul Sentiero di Gandria. Forse è stato un modo per proiettarsi in una realtà meno cosmopolita rispetto a quella che ho sperimentato finora».
Negli anni ti sei diviso tra Ginevra, Rio de Janeiro e Lugano. E ti sei lanciato anche in un paragone tra queste ultime due città.
«Il San Salvatore come il Pan di Zucchero! Qui lo si dice un po' per scherzo, ma per me non lo è. "Amica" è un'ode a Lugano, una lettera a una donna a cui dico che non posso raggiungerla perché sono prigioniero in questa gabbia dorata. E mi faceva ridere la polemica sulla presunta necessità di dover tagliare le palme».
La copertina è sempre opera tua?
«Sì, è stata una riscoperta degli acquerelli».
A proposito di nuove forme artistiche: vuoi accennarmi a "Wanderer"?
«È un progetto elaborato insieme a Lisa Lurati che andrà in scena a metà maggio 2026 al LAC di Lugano. Sarà un’esperienza immersiva in grado di unire arte visiva, musica improvvisata, performance, sound e light design. Permetterà di superare i limiti delle forme classiche di rappresentazione, accogliendo l’incontro intimo tra l’opera e il pubblico. È il frutto di un anno e mezzo di lavoro».
Fa paura lanciarsi in una nuova dimensione?
«È diventato un progetto molto grande, ci sono tante responsabilità e altrettante persone con cui bisogna lavorare, facendo in modo che tutti siano contenti. Ma si impara tantissimo».
Come valuti l'attuale situazione della scena musicale ticinese?
«Non è quasi mai stata così in salute. Ci sono tanti festival, cose nuove che sono nate. La trovo molto bene».
Cosa pensi della lettera aperta che chiede che le istituzioni pubbliche si attivino per identificare uno spazio che possa diventare un "Tempio della musica"?
«Non conosco i dettagli del progetto, ma sicuramente ci vogliono più spazi. Non mi sembra che al momento ce ne siano molti, a Lugano e non solo».







