Dall’inferno degli orfanotrofi alla rinascita: la sfida del Future Kind Village

Marina e Julieth raccontano la loro storia, fatta di violenze e abusi. Dalla loro sofferenza nasce il progetto che punta a dare speranza a tutti quei bambini ancora dimenticati
Marina e Julieth raccontano la loro storia, fatta di violenze e abusi. Dalla loro sofferenza nasce il progetto che punta a dare speranza a tutti quei bambini ancora dimenticati
SAVOSA - Umiliazioni quotidiane, aggressioni, violenze. È ciò che ancora oggigiorno si vive all’interno di alcuni orfanotrofi sparsi nel mondo. Una realtà che Marina Shehani Sardisco, presidente della Future Kind Association, conosce bene. L’associazione, senza scopo di lucro, è nata lo scorso luglio con un obiettivo preciso: ridare speranza a quei bambini dimenticati dalle istituzioni e dal mondo intero.
Per realizzare il loro sogno servono 551mila franchi, necessari per l’acquisto del primo terreno in Sri Lanka. «L’obiettivo è raccogliere i fondi entro il 24 novembre – spiega Marina –. È una sfida grande, ma non abbiamo paura. Abbiamo vissuto il buio: ora vogliamo dare speranza a chi verrà dopo di noi».
«Ci bruciavano i piedi per stare fermi» - Fino ai sei anni, Marina ha conosciuto sulla propria pelle il dramma dell’abbandono, vivendo in diverse strutture in Sri Lanka. «Ricordo bambini tirati giù dal letto per i piedi e picchiati perché non avevano fatto le pulizie come richiesto, oppure altri a cui veniva ustionata la pianta dei piedi per costringerli a stare fermi, perché considerati troppo vivaci. Purtroppo queste realtà restano spesso mute, invisibili. È per questo che, insieme ad altri giovani che hanno vissuto esperienze simili, abbiamo deciso di creare da zero quel luogo che avremmo voluto trovare da bambini».
Accanto a lei c’è Francy Julieth Rose, responsabile legale dell’associazione. Come Marina, ha vissuto il dramma dell’abbandono, ma dall’altra parte del mondo: in Colombia. La sua storia parla più di violenza psicologica che fisica. «Sono stata data in affido all’età di un anno insieme a mio fratello. Le mie due sorelle maggiori, invece, sono state affidate a un orfanotrofio, dove hanno vissuto esperienze molto tristi, che ancora oggi lasciano ferite profonde. Purtroppo, la situazione non è cambiata: si parla ancora di maltrattamenti, violenze, abusi, sfruttamento. Questi bambini vengono usati per i lavori domestici, per le pulizie. E le punizioni non mancano. Tutto ciò che un bambino non dovrebbe mai vivere».
Le loro parole sono forti, intrise di dolore e di verità. Marina ricorda con lucidità quel tempo: «Quando assistevo a quelle violenze, non c’era nessuno che mi consolasse. È un trauma che ti segna per sempre. La mia fortuna è stata essere adottata a sei anni. Ma conosco tante ragazze adottate a 16 o 17 anni, che hanno vissuto anni di abusi quotidiani, botte così forti da farle sanguinare».
L'adozione: «La speranza che ci ha cambiato la vita» - Per Marina e Julieth, l’adozione ha rappresentato una luce in un contesto di paura e solitudine. Marina racconta: «Quando ho incontrato i miei genitori adottivi e mia sorella ho avuto il timore di non essere abbastanza, di non piacere. Non sapevo cosa fosse l’amore, avevo imparato altro. Ma i miei genitori hanno scelto di amarmi, di costruire una famiglia. È stato l’evento più bello della mia vita: mi sono sentita parte di una scelta d’amore». Julieth ricorda: «Sono corsa verso di loro per abbracciarli. È stato come se avessi capito, in quell’istante, di avere un futuro. Nei primi giorni mi sembrava di vivere un sogno: amore, attenzioni, una tavola piena di cibo. Con il tempo, grazie ai gesti gratuiti e all’affetto sincero, ho capito di appartenere davvero a quella famiglia. Ti senti grata, felice, entusiasta. È qualcosa di indescrivibile».
Il progetto - Da questa gratitudine è nato Future Kind Village, un progetto concreto e ambizioso. Un villaggio diviso in due aree: una dedicata all’accoglienza dei turisti e l’altra destinata a ospitare fino a 50 bambini. «I bambini – precisa Julieth – potranno restare fino ai 18 anni. E se non dovessero essere adottati, potranno comunque rimanere nel villaggio e lavorare lì, evitando di finire in situazioni di emarginazione o sfruttamento». Il primo sorgerà in Sri Lanka, ma lo scopo è replicarlo in altri angoli dimenticati del mondo.
Per chi volesse contribuire alla realizzazione del sogno di Marina e Julieth, può farlo donando sul conto dell'associazione Future Kind Village IBAN: CH53 0024 7247 2740 9501 Y






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