«Ormai ci sono quartieri inavvicinabili anche per chi ci è nato»

A tu-per-tu con la Cooperativa abitativa Radice, realtà vibrante del Sopraceneri e che promuove la cosiddetta “terza via dell'abitare”: «La crisi abitativa? È già in atto».
SAVOSA - Non in affitto, ma nemmeno proprietari. C'è una terza via dell'abitare - che in Europa e nel mondo è una realtà assodata e fruttuosa - e che in Ticino sta muovendo i suoi primi passi nel grande interesse generale.
Cooperativa Radice, una realtà basata nel Sopraceneri, si è presentata alla cittadinanza delle città di Locarno e Bellinzona.
Lo ha voluto fare, attraverso Hermes Killer (Locarno) e Anna Maspoli (Bellinzona) anche ai microfoni di TioTalk.
Ma cosa è, esattamente, questa terza via dell'abitare? «La cooperativa rappresenta una terza via rispetto alle due forme tradizionali dell’abitare: affitto o proprietà», spiega Killer. «Nel primo caso si è sempre un po’ in balia delle decisioni del proprietario, nel secondo serve un investimento enorme, spesso insostenibile per chi non dispone di risparmi consistenti. La cooperativa unisce i vantaggi di entrambi i modelli: i soci abitano nello stabile di cui fanno parte, pagando un affitto che copre soltanto i costi effettivi di costruzione e manutenzione, senza margini di profitto».
Un'idea analoga a quella del gruppo locarnese era in via di sviluppo anche a Bellinzona: «Eravamo una quindicina di persone e, senza saperlo, stavamo percorrendo una strada simile. È stato bello scoprire che c’era “qualcosa nell’aria”», spiega Anna Maspoli, «invece di fondare un’altra cooperativa, abbiamo deciso di unirci per creare un’entità più forte, capace di agire a livello cantonale».
Le differenze tra le due realtà territoriali ci sono e sono evidenti: Locarno più esposta alla pressione del turismo e delle residenze secondarie, Bellinzona che invece vive una fase di crescita e aggregazione, con una domanda abitativa più stabile ma comunque in aumento. «Sono sfide diverse,» osserva Killer, «ma che possono trovare risposte simili».
Gli incontri pubblici organizzati da Radice hanno sempre suscitato un grande interesse: «Ci ha colpito la varietà del pubblico,» dice Maspoli. «Famiglie, persone sole, pensionati: ognuno portava domande e curiosità. È bello vedere come queste esperienze possano intrecciarsi nei futuri progetti, dando vita a cooperative con un’anima propria».
Molte istituzioni e associazioni hanno mostrato attenzione, in particolare quelle attive nel sociale: «Ci piacerebbe collaborare con enti che possano, per esempio, prendere in affitto spazi per asili nido o centri diurni,» aggiunge Killer, «una cooperativa non serve solo a dare un tetto ai soci: vuole anche restituire valore al territorio, generando benefici per la comunità», aggiunge.
In un Cantone dove l’immaginario collettivo ruota ancora attorno alla “casetta con il giardino”, la risposta positiva al progetto di Radice dimostra che qualcosa sta cambiando: «È vero che molti ticinesi sognano la casa indipendente,» riflette Killer, «ma cresce anche la consapevolezza che quel modello comporta un forte consumo di territorio. La cooperativa offre un modo più sostenibile di abitare: condividere alcuni spazi e servizi aumenta la qualità di vita e riduce l’impatto ambientale».
Tra gli esempi pratici, cita la possibilità di avere spazi comuni per ospiti o attività collettive, senza dover possedere appartamenti più grandi del necessario: «È un modo di vivere più intelligente e più umano».
Attualmente la cooperativa sta esplorando opportunità a Locarno e Bellinzona, cercando sia terreni sia edifici da risanare: «L’obiettivo è insediarsi in aree urbane ben servite dai mezzi pubblici,» spiega Maspoli, «dove scuole e servizi siano raggiungibili a piedi o in bicicletta. Promuoviamo la mobilità lenta e cerchiamo di non consumare nuovo territorio: preferiamo costruire sul costruito».
Sulla situazione generale del Ticino, Killer non ha dubbi: «Sì, siamo di fronte a una crisi abitativa che forse non vediamo ancora chiaramente, ma che è già in atto. Lo dimostrano i dati del Soccorso d’Inverno, che segnala un aumento consistente delle richieste di aiuto economico legate proprio ai costi dell’abitare. Il mercato immobiliare non riesce più a rispondere ai bisogni reali della popolazione».
Secondo lui, manca una reale consapevolezza politica e mediatica del problema: «Ci sono quartieri dove gli abitanti non riescono più a trovare un appartamento nella zona in cui sono cresciuti, perché gli affitti sono diventati inaccessibili. È un treno che ci sta arrivando addosso, e dobbiamo agire prima che sia troppo tardi».



