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Meteo-ossessione e allerte "farlocche": «Siamo vittima del nostro successo»

«Ci aspettano più siccità e piogge intense. La neve sarà merce rara». A tu per tu con il meteorologo di MeteoSvizzera Marco Gaia.
Meteo-ossessione e allerte "farlocche": «Siamo vittima del nostro successo»
TioTalk
Meteo-ossessione e allerte "farlocche": «Siamo vittima del nostro successo»
«Ci aspettano più siccità e piogge intense. La neve sarà merce rara». A tu per tu con il meteorologo di MeteoSvizzera Marco Gaia.

LUGANO - «Non mandiamo le allerte meteo così tanto per, perché ci piace farlo. Veniamo pagati per proteggere la popolazione e queste allerte possono salvare delle vite». A dirlo è Marco Gaia, meteorologo e capo del settore previsioni e consulenze di MeteoSvizzera.

Con lui, in questa nuova puntata di TioTalk, abbiamo parlato del disastro in Vallemaggia, delle critiche alle allerte e dell'ossessione sempre più diffusa per la meteo.

Quei tre gradi che fanno paura - Ma a preoccuparci, prima di tutto, sono i risultati di uno studio pubblicato recentemente da MeteoSuisse insieme al Politecnico di Zurigo. La Svizzera, infatti, ha già raggiunto un riscaldamento climatico di quasi 3 gradi rispetto all’era preindustriale. Decisamente sopra la media globale di 1,3 gradi. Cosa stiamo sbagliando? «Noi svizzeri di per sé non stiamo sbagliando niente, perché questa differenza, che è molto significativa, per certi versi è data dalla natura», spiega Gaia. «Il nostro Paese è fatto di montagne, si trova all'interno del continente europeo ed è più o meno a metà strada fra l'equatore e i poli. Questi tre fattori contribuiscono a rendere la Svizzera una zona molto delicata in cui i cambiamenti climatici risultano più accentuati rispetto ad altre regioni». 

Più caldo e piogge intense - Detto ciò, guardando al futuro, «stiamo andando verso un mondo che sarà sempre più caldo, in tutte e quattro le stagioni. E verso una Svizzera in cui ci saranno delle siccità estive più prolungate. Avremo periodi siccitosi e asciutti intervallati da momenti di piogge più intense. E da ultimo, a media-bassa quota, la neve sarà merce rara. Questo significa che le stazioni sciistiche ticinesi faranno fatica a garantire la neve durante le stagioni invernali...dovranno trovare altre soluzioni o pensare ad ampliare la parte estiva».  

L’impatto del cambiamento climatico, del resto, è largamente sottovalutato. «Siamo sempre pronti a reagire di fronte a pericoli imminenti, mentre i pericoli che si manifestano tra 10, 20 o 30 anni ci lasciano indifferenti. Da questo punto di vista siamo un po’ miopi». 

Davide Giordano - Tio/20minutiMarco Gaia

«La Vallemaggia? Non potevamo prevedere quei danni» - Ma anche facendo un salto indietro troviamo devastazione. Nell’estate del 2024 Vallemaggia e Mesolcina sono state investite da delle alluvioni catastrofiche. Dei veri e propri disastri in cui hanno perso la vita ben undici persone.

«Prevedere eventi di questo tipo è una sfida. Sicuramente non saremmo stati in grado di prevedere danni di dimensione tale», commenta Gaia. «Noi abbiamo previsto delle piogge veramente intense, ma quello che diventa difficile è capire sulla base di un certo quantitativo di pioggia che cade in un tot di ore quali possono essere le conseguenze. Questo perché è necessario considerare anche degli aspetti che non sono meteorologici, ma geologici, idrologici e forestali. E in questo MeteoSvizzera da sola non arriva da nessuna parte: abbiamo bisogno di tanti altri saperi, di tante altre competenze. E nonostante ci si stia lavorando da anni, c'è ancora margine di miglioramento». 

Le allerte "farlocche" - Nel frattempo, però, c’è anche chi si lamenta delle allerte meteo, ritenendole esagerate e allarmiste. Il consigliere nazionale Lorenzo Quadri, in particolare, è arrivato a definire le allerte “farlocche” e frutto di un "lavaggio del cervello climatista". Questo, proprio nelle ore dell’alluvione in Vallemaggia. 

«In primis va detto che i cittadini dallo Stato si aspettano protezione. E la Legge federale sulla meteorologia impone a noi di MeteoSvizzera di emanare delle allerte all'attenzione della popolazione e delle autorità», sottolinea il meteorologo. «Quindi non è che mandiamo le allerte tanto per, perché ci piace farlo, ma perché abbiamo un compito specifico da assolvere. Veniamo pagati, tramite le tasse dei cittadini, proprio per proteggere la popolazione. E cerchiamo di farlo al meglio».

Inoltre, «secondo le statistiche della Confederazione, su dieci allerte emesse più di otto si sono rivelate corrette. I falsi allarmi di cui tante persone si lamentano, quindi, sono meno di due su dieci».

«Ogni anno per il caldo muoiono in centinaia» - «Tante persone ci chiedono “Ma perché date le allerte canicola? Si sa che in estate fa caldo”. Ma quello a cui non si pensa è che ogni anno in Svizzera muoiono centinaia di persone a causa del caldo. Decessi che in parte, prendendo le adeguate contromisure, si potrebbero evitare». 

«Sempre meno flessibilità, si vuole pianificare tutto» - Intanto però, con l’avanzare della tecnologia, le previsioni si possono controllare in tempo reale. E la meteo-ossessione si fa sempre più forte. «Per certi versi siamo un po' vittima del nostro stesso successo. Negli anni 80 e 90 le persone chiamavano a Locarno Monti chiedendo una semplice previsione meteo per il giorno dopo. Oggi ci chiedono se pioverà alle 16 di un giorno specifico in una location specifica. Dettagli di precisione nel tempo e nello spazio che vanno al di là delle nostre capacità. È chiaro che, mettendo a disposizione l'app, poi si può vedere l’evoluzione quasi minuto per minuto…ma questo è un po' un abuso dei nostri strumenti». 

La popolazione, ad ogni modo, ha aspettative sempre più elevate rispetto alla precisione delle previsioni. «Mi sembra che abbiamo sempre meno tolleranza. Abbiamo perso la flessibilità di convivere con questa incertezza nella pianificazione. Vogliamo sapere tutto in anticipo, pianificare quasi al minuto…e con la meteo questo non è veramente possibile», conclude Gaia. 

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