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«La tranquillità di Fornasette messa a rischio: disposti a ricorrere alle armi»

L'arrivo del Centro d'accoglienza, a poche centinaia di metri dalla frontiera, spaventa i cittadini: «Le conseguenze le pagheremo noi»
«La tranquillità di Fornasette messa a rischio: disposti a ricorrere alle armi»
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«La tranquillità di Fornasette messa a rischio: disposti a ricorrere alle armi»
L'arrivo del Centro d'accoglienza, a poche centinaia di metri dalla frontiera, spaventa i cittadini: «Le conseguenze le pagheremo noi»

TRESA / LUINO - Per le vie e i bar di Fornasette non si fa che parlare d'altro. L'apertura del Centro di accoglienza straordinaria (Cas), a qualche centinaio di metri dal confine, è il tema di questi giorni. La struttura interessata è l'ex caserma dei Carabinieri di Luino, dove attualmente sono in corso lavori di ristrutturazione.

Fuori, apposto sul cancello, il cartello che attesta la concessione edilizia. I lavori sono iniziati lo scorso 13 dicembre del 2024 e saranno conclusi entro il prossimo 22 marzo. L'impressione, per lo meno dall'esterno, è che ci sia ancora molto da fare.

La struttura - lasciata definitivamente dall'arma nel 2012 - appare fatiscente, con alberi e giardino incolti. Le tapparelle sono alzate ed è presente un furgoncino, indice del fatto che gli operai sono al lavoro. Di primo acchito, viene da chiedersi se un edificio in tali condizioni, vecchio e presumibilmente non a norma, possa essere predisposto per accogliere le stimate 30 persone. Pare che un tempo lì vi dormissero appena cinque carabinieri.

Un valico non sorvegliato e sempre aperto - Per chi non conoscesse la zona, la dogana di Fornasette si trova dispersa tra i boschi ed è uno dei valichi non più sorvegliati, aperto sette giorni su sette, 24 ore su 24. Inoltre, il centro abitato più prossimo alla ex caserma è proprio la frazione di Tresa. Per arrivare a Luino si deve infatti percorrere la strada provinciale per 4,5 chilometri.

In questi pochi metri che separano il territorio svizzero da quello italiano, le domande che si pongono lavoratori e abitanti sono tante. Fra le altre: perché collocare un centro migranti a ridosso del confine con un altro Stato? E perché scegliere un luogo nel bel mezzo del nulla?

La prima a sostenerlo è una dipendente di una piccola attività situata a ridosso del valico. «Gli asilanti non possono rimanere chiusi dentro lì, tutto il giorno, senza avere qualcosa da fare. Andrebbero collocati in un ambiente dove possano trascorrere il tempo contribuendo con lavori di pubblica utilità, ad esempio. In questa zona, oltretutto, non possono nemmeno spostarsi perché non ci sono trasporti pubblici. Si muoveranno a piedi. Chi abita qui vicino un po' di preoccupazione ce l'avrà. Non è questione di razzismo: purtroppo parlano i fatti».

«La nostra tranquillità messa a rischio» - «Sono preoccupato», ammette Sergio Triacca. Insieme a sua sorella Patrizia, vive qui da sempre. Nati e cresciuti a Fornasette non nascondo i timori per quella che, per loro, non è una buona nuova. «Vedremo come evolverà la questione: quanti ce ne saranno, da chi saranno gestiti. Speriamo più che altro che sia gente onesta e che si comporti bene. Anche perché qua non c'è sicurezza: non ci sono doganieri, non c'è la polizia. Ogni tanto vengono per cinque minuti a controllare, poi se ne vanno. Ci preoccupa soprattutto la notte: la dogana è sempre aperta. Oltre alla povera gente in cerca di un futuro migliore, purtroppo, ci sono anche spacciatori. La nostra è una zona tranquilla: da sempre lasciamo le porte aperte e nessuno in tutti questi anni ha mai rubato».

Dal canto suo, Patrizia Triacca rincalza: «Non li vogliamo. È troppo vicino a noi e per loro sarà più semplice venire a fare una passeggiata da questa parte piuttosto che andare fino a Luino. Qua i bambini vanno ancora a giocare liberi nei boschi, al campo da calcio. Probabilmente sono abitudini che cambieranno con l'arrivo di queste persone».

Gli abitanti di Fornasette non hanno mezzi termini. Nunzio Antonio Fortuna, di origini italiane è amministratore dell'Osteria Internazionale, ristorante pizzeria situato proprio sul confine. «Porteranno solo problemi - esordisce innanzitutto -. L'ex caserma dei Carabinieri dista solo 300 metri, mentre Luino è a cinque chilometri. Faranno quello che vogliono. Solitamente la sera siamo qua solo io e la gerente del ristorante. Personalmente ho paura». Quindi rincara la dose: «Arriveranno furti, così come gente che vuole mangiare e bere senza pagare - il ché è il meno - ma ci sarà anche chi tenterà di mettere le mani in cassa».

Secondo Fortuna il Cas sarà aperto «il prossimo mese. Luino sicuramente non farà controlli: li lasceranno lì abbandonati a loro stessi. Dicono che saranno trenta, ma scommetto che alla fine ve ne metteranno cento, come funziona in tutti gli altri posti in Italia».

Tra gli abitanti c'è chi promette persino di ricorrere alle armi, se dovesse essere necessario. «Chi pagherà le conseguenze di questa situazione siamo noi del paese. Non potremo più muoverci in tranquillità. Le armi le abbiamo, torneremo a usarle se sarà il caso. Andremo alla Stampa? Beh, ne saremo contenti».

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