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Un'accoglienza che non piace

Si fa sempre più concreta la possibilità di un Centro per migranti a ridosso del confine italo-svizzero. La politica si mobilita
Ti Press
Un'accoglienza che non piace
Si fa sempre più concreta la possibilità di un Centro per migranti a ridosso del confine italo-svizzero. La politica si mobilita

TRESA/LUINO - «Qualora fosse vero, vogliamo sapere: come intendono gestire la situazione Consiglio di Stato e Confederazione?». È con queste parole che il sindaco di Tresa, Piero Marchesi esprime i suoi timori rispetto alla ventilata - e sempre più concreta - possibilità che un Centro di accoglienza straordinaria (Cas) venga stabilito all’interno dell’ex caserma dei Carabinieri (e non della Guardia di finanza, come era stato scritto) a poche centinaia di metri dal valico di Fornasette, nel territorio di Luino.

«Non abbiamo ancora nessuna notizia ufficiale - prosegue Marchesi - stiamo cercando di informarci tramite canali sia ufficiali, sia ufficiosi», fa sapere. Non nega che la situazione sollevi qualche pensiero: «Il Municipio non si è ancora espresso, ma a titolo personale posso dire di essere preoccupato. Il potenziale pericolo lo vedo. Chiaramente, essendo a ridosso del confine, questo presunto centro per rifugiati sarà il più vicino alla Svizzera. Bisognerà quindi capire se la notizia è veritiera, innanzitutto. Gli eventuali problemi e rischi nell'ambito della sicurezza andrebbero ridotti al minimo. Anche perché gli uomini della Guardia di confine, da quelle parti, si vedono molto raramente».

La notizia che in quella struttura vi sarebbe stato insediato un centro di accoglienza per richiedenti l'asilo, ad ogni modo, non è fresca. Già nel 2023 i media locali di oltreconfine annunciavano che l’edificio in questione sarebbe stato ristrutturato e che lì vi avrebbero trovato dimora una trentina di richiedenti l’asilo. Quando, tuttavia, non era noto.

Interpellato, il sindaco di Luino, Enrico Bianchi, ha preferito non sbilanciarsi più di quel tanto, confermando però la ristrutturazione dei locali. Intanto, sulle pagine del quotidiano La Prealpina, il prefetto di Varese Salvatore Pasquariello ha sottolineato che il millantato problema relativo alla sicurezza dei confini non ci sarebbe. «Chi arriva in un Cas trova sicurezza e accoglienza che altrove non sarebbe garantita, senza contare che chi chiede l'asilo non ha interesse ad andare da altre parti. La distanza dal confine o dal valico potrebbe infine non essere un fattore determinante per spingere qualcuno a varcare il confine». Questo perché - ha spiegato - «chi arriva qui, essendo già stato accolto e dunque censito sul territorio italiano dalle autorità, in caso di passaggio illegale sarebbe identificato e quindi riaccompagnato in territorio italiano».

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