Sì al Preventivo 2026 e su il moltiplicatore

Il Consiglio comunale di Lugano ha approvato questa sera i conti per il prossimo anno. Accolto l'aumento del moltiplicatore di tre punti percentuali proposto dal Municipio.
LUGANO - Un punto di partenza e non di arrivo. Così è stato definito il Preventivo 2026 di Lugano. Tra scaramucce e frecciatine, il Consiglio comunale ha dato luce verde, questa sera, con 42 voti favorevoli, ai conti comunali per il prossimo anno.
Accolto il rapporto di maggioranza della Gestione presentato da Lega, PLR e Centro (relatori Lorenzo Beretta-Piccoli, Lukas Bernasconi e Natalia Ferrara). L'UDC si era unito con riserva.
Il disavanzo stimato è di 4,2 milioni di franchi, tutt’altra musica rispetto ai 24 milioni dello scorso anno. «Si tratta di un passo consapevole all'interno di un cammino più esigente», ha spiegato il capodicastero Finanze Marco Chiesa. «Nel 2033 avremo una città più sostenibile. Questo preventivo non cerca scorciatoie e non si affida a formule magiche».
Su il moltiplicatore - Il Municipio era chiamato a porre un freno alla spesa pubblica e portare in aula un preventivo che ponesse le basi per la nuova strategia finanziaria 2026-2033.
Tra le misure avanzate l'aumento di 3 punti del moltiplicatore (dal 77 all’80% per le persone fisiche e dall’82 all’85% per le persone giuridiche), accolto a larga maggioranza. E se in aula il principio ha riscosso il favore di vari partiti (con l'UDC invece fermamente contrario), il dibattito si è acceso sul volume dell'aumento.
Bocciate le alternative - Niente da fare per l’emendamento presentato da cinque consiglieri comunali del PLR e PVL per rivedere al ribasso (più 1%) l’aumento proposto dal Municipio. Il gruppo ha criticato le ragioni dell'Esecutivo, il quale giustifica l'incremento del moltiplicatore con i costi derivanti dal PSE. Onere finanziario che però risulta oggi ridimensionato. «Rispetto a quello iniziale, basato sul leasing sottoposto alla votazione popolare, si è passati all’acquisto diretto delle infrastrutture, con una conseguente e rilevante diminuzione dei costi», ha spiegato Paolo Toscanelli (PLR).
Rigettato anche il rapporto di minoranza (firmato da Avanti Ticino e Lavoro), che chiedeva l'aumento del moltiplicatore del 3% per le persone giuridiche e solo dell’1% per le persone fisiche. Tra le critiche, il rapporto puntava il dito sul «superamento della spesa corrente della fatidica soglia del mezzo miliardo. È urgente intervenire sul fronte della spesa e individuare in modo concreto reali margini di risparmio», ha sottolineato il capogruppo Michele Codella. «Già lo scorso anno avevamo chiesto una spending review. La commissione mista, proposta dal rapporto di maggioranza, invece non garantisce la necessaria neutralità e oggettività».
Due richieste al Municipio - Detto questo, dal rapporto di maggioranza sono giunte però alcune richieste precise all'indirizzo dell'Esecutivo: l'organizzazione di due gruppi di lavoro composti anche da esperti esterni (uno per il contenimento della spesa e un secondo per migliorare l'efficienza amministrativa e sviluppare la digitalizzazione) e l'impegno politico di non aumentare ulteriormente il moltiplicatore.
«Riconosciamo le esigenze di disporre di qualcuno che ci dia una visione esterna», ha riconosciuto il sindaco Foletti che si è espresso a favore delle due richieste. «Dobbiamo accettare le critiche di persone competenti che valutano cosa stiamo facendo».
Il dibattito e le frecciatine - Non sono però mancate, come anticipato in apertura, le stoccatine. Lukas Bernasconi (capogruppo Lega) ha tirato le orecchie, in entrata in materia, all'UDC facendo riferimento alla richiesta di referendum sul progetto tram-treno portata settimana scorsa in aula del Gran Consiglio da parte dei democentristi. «L'impressione è che più dell'interesse dei cittadini conti la tattica. Mettere a rischio l'opera pubblica più importante per il nostro territorio è stato un azzardo».
Anche Natalia Ferrara, capogruppo PLR e PVL, dopo la storica bocciatura dei conti dello scorso anno non ha risparmiato critiche all'UDC e a Marco Chiesa. «Nella calma piatta della vostra azione politica c'è stato solo un grande impegno: la nomina al Cda di AIL SA. Vorrei che ci fosse lo stesso impegno nel dicastero Finanze. Troppo comodo fare campagna elettorale sulle spalle dei luganesi senza portare risultati».
La risposta non si è fatta attendere. «Usare il tram-treno nel contesto politico di Lugano è fuorviante», ha tagliato corto Raide Bassi, capogruppo UDC-UDF. «Abbiamo semplicemente chiesto trasparenza, non siamo mai stati contrari al progetto».
Svendita o valorizzazione? - Insomma, restano ancora molte incertezze. Sull’altare sacrificale sono finiti infatti alcuni "gioielli di famiglia" tra cui il sedime dell'Usi, le azioni Alpiq Sal di Ail Sa e il palazzo ex Dogane e altri piccoli patrimoni pubblici. Una vendita che dovrebbe portare circa 300 milioni alle casse comunali.
I dubbi? Se le cessioni di questi tre beni comunali non dovessero andare in porto, il rischio di non raggiungere l’obiettivo di abbattimento del debito è più che concreto. «Non si tratta di svendere - ha però ricordato Marco Chiesa - ma di una strategia concreta che permette all'Esecutivo e al Legislativo di mantenere dei margini decisionali futuri».
Si tratta in definitiva di un preventivo di transizione, lo sguardo (preoccupato) è già rivolto all'entrata in vigore delle due iniziative popolari votate lo scorso settembre sui premi di cassa malati e l'abolizione del valore locativo. «Sarà quindi di fondamentale importanza - secondo il rapporto di maggioranza - continuare sulla via del rigore finanziario di cui abbiamo potuto cogliere i primi effetti in questo preventivo. Quanto fatto deve essere considerato un punto di partenza e certamente non d’arrivo».



