Ricercato per estorsione, stava per scappare in Svizzera

Un appartenente a un clan di camorra è stato arrestato in un hotel di Luisago, in provincia di Como
LUISAGO - Era alloggiato in un hotel di Luisago, in provincia di Como, e si apprestava - secondo gli investigatori - a oltrepassare il confine per trovare rifugio in territorio elvetico. La fuga, però, si è interrotta con l’arrivo dei carabinieri. L’uomo, un 59enne, è uno dei sei presunti appartenenti al clan Ligato-Lubrano, accusati di far parte di un gruppo pronto a mettere in atto un’azione intimidatoria ai danni di un gioielliere che si era rifiutato di consegnare altri preziosi e un orologio Rolex per un valore stimato di circa 30mila euro. Una pretesa avanzata nonostante negli anni precedenti la vittima avesse già ceduto gioielli per circa 70mila euro come tangente.
Il blitz è scattato su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che ha disposto il fermo per estorsione consumata e tentata. Tra gli arrestati figura il figlio 30enne del capoclan assassinato Vincenzo, così come alcuni affiliati di lungo corso già noti alle cronache giudiziarie per precedenti legati alla camorra. I giudici per le indagini preliminari dei tribunali di Napoli e Como hanno successivamente convalidato i fermi, ritenendo fondato il pericolo che il gruppo potesse passare all’azione.
Le indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia di Capua, hanno ricostruito un lungo arco temporale di pressioni e richieste estorsive, protrattesi tra il 2008 e il 2023. In questo periodo il gioielliere avrebbe consegnato preziosi per un valore complessivo stimato, come detto, in 70mila euro. Quest’anno, però, le richieste si sarebbero fatte nuovamente insistenti: gioielli, Rolex e una somma di denaro che, di fronte al rifiuto della vittima, sarebbe lievitata fino a 50mila euro, oltre ai preziosi.
Secondo gli inquirenti, a ideare l’estorsione sarebbe stato Giovanni Di Gaetano, che avrebbe continuato a impartire ordini anche dal carcere, inviando emissari dal gioielliere. Una volta tornato in libertà, si sarebbe presentato personalmente all’imprenditore, pronunciando una frase carica di minaccia: «Sai chi sono io». Una frase che non ha avuto l’effetto sperato, tanto che il gioielliere ha deciso di denunciare.
Nel corso delle perquisizioni, i carabinieri hanno sequestrato 6.600 euro in contanti, 17 chilogrammi di polvere da sparo, un pugnale con lama di circa 20 centimetri e un tirapugni, elementi che rafforzano il quadro accusatorio e il timore di un’imminente escalation violenta.



