LUGANO
Vita privata, politica ed affari: Pacolli si racconta
Intervista al ricco uomo d'affari luganese di origini kosovare Bejhet Pacolli.

Ti Press
Vita privata, politica ed affari: Pacolli si racconta
Intervista al ricco uomo d'affari luganese di origini kosovare Bejhet Pacolli.
di Joe Pieracci
LUGANO - La vita privata: un figlio in arrivo e l'amore per il Ticino. La politica: la lotta per un Kosovo indipendente. Gli affari: un periodo nero nel 1999 ed oggi un'azienda che impiega più di 10 mila operai. L'imprendi...
LUGANO - La vita privata: un figlio in arrivo e l'amore per il Ticino. La politica: la lotta per un Kosovo indipendente. Gli affari: un periodo nero nel 1999 ed oggi un'azienda che impiega più di 10 mila operai. L'imprenditore luganese di origini kosovare Bejhet Pacolli si racconta, a ruota libera, a TicinOnline.
Vita privata
Verso la fine di maggio sarà ancora papà. Finalmente il maschietto tanto atteso?
"Si, mio figlio sarà un maschio. Lo so da qualche giorno".
La mamma, Masha, nel 2004 gli ha già dato una figlia che si chiama Hana. Cosa mi dice di loro...
"Che con loro sono molto felice".
Resterete a vivere a Lugano?
"Si, io vivo a Lugano. Amo questa terra e questa gente. E qui voglio rimanere con la mia famiglia".
Perché le piace così tanto il Ticino?
"Il Ticino è una terra dove si incontrano nord e sud. Viviamo in Svizzera, ma c'é un'atmosfera mediterranea. Il posto è bellissimo e la gente pure, molto cordiale. Inoltre sono ormai tanti anni che vivo qui, mi sento molto bene e sono anche molto bene integrato. Qui ormai è casa mia".
Quando ha lasciato il Kosovo, però, non è venuto direttamente in Ticino...
"Sono andato ad Amburgo, per gli studi. Poi sono tornato a casa, dove ho iniziato a mettere a frutto tutto quanto avevo imparato in Germania. In seguito sono emigrato in Austria, dove ho lavorato per un anno, nel 1976. Poi, per caso, sono approdato in Ticino. Da allora sono sempre rimasto fedele a questa terra".
Da quanti anni, esattamente, è in Ticino?
"Quest'estate saranno 29. Quasi la metà di una vita".
Sempre a Lugano?
"Prima a Vacallo. Poi per un periodo a Chiasso. Infine nel Luganese".
Villa con vista lago?
"Certo".
Un'ultima domanda sulla vita privata: della sua ex moglie Anna Oxa che mi dice?
"Ho un grande rispetto per lei. Ma io sto meglio così. Molto meglio".
Politica
Lei era stato indicato come l'uomo del dopo Rugova per la presidenza del Kosovo. Perché ha rinunciato?
"Non ho rinunciato. Semplicemente non ho mai accettato. Non mi sento ancora pronto per prendere questa responsabilità. Se un giorno dovessi accettare pretenderei l'indipendenza. Una garanzia che per il momento il Kosovo non può offrirmi".
Si spieghi meglio...
"Nella situazione politica attuale il presidente del Kosovo può prendere una decisione costruttiva e corretta, ma se alla UNMIK non va bene viene annullata. Questo io non potrei mai accettarlo. Dunque mi sono detto che non è ancora il mio momento. Il Kosovo però ha bisogno di un uomo forte, di un grande lavoratore e tutto potrebbe cambiare se ci sarà l'indipendenza; allora ci penserò seriamente. Per ora mi accontento di lavorare dietro le quinte svolgendo un lavoro molto produttivo per l'indipendenza del Kosovo. In questa posizione posso dare molto di più".
Lei ha creato l'Alleanza per un nuovo Kosovo. Di cosa si tratta?
"E' una lobby di personaggi potenti degli Stati Uniti. Il nostro obiettivo è quello di motivare l'opinione pubblica mondiale all'indipendenza del Kosovo. Per il mese di aprile abbiamo organizzato una conferenza alla quale saranno presenti tutti i capi di Stato dell'ex Jugoslavia, incluso quello dell'Albania. La conferenza si terrà a Washinghton: sarà la prima volta che i premier balcanici siederanno attorno ad un tavolo per affrontare il caso del Kosovo".
Insomma la sorte del Kosovo si deciderà a Washington?
"La conferenza si terrà a Washington con il sostegno della Banca mondiale, della Banca Europea per lo sviluppo, dell'UE, dello State Department americano e della presidenza americana. Tutti assieme si discuterà di indipendenza e di sviluppo economico. Il Kosovo può avere una chance di sviluppo solo se si integrerà nei progetti regionali ed internazionali. Ma, e torniamo sempre allo stesso punto, per poterlo fare ci vuole prima l'indipendenza.
Il Kosovo deve appartenere ai kosovari, come la Svizzera agli svizzeri. Tutti quelli che ci vivono devono sentirsi kosovari: non si dovrà più parlare di minoranze etniche perché tutti saranno uguali. Non dovrà esserci una seconda Albania ma, come detto, un Kosovo dei kosovari. Ed i kosovari sono serbi, albanesi, rom...".
La Svizzera che ruolo ha in questo scenario? Lei ne ha parlato con il ministro degli esteri Micheline Calmy-Rey?
"Calmy-Rey ha portato il nome della Svizzera in Kosovo: la conoscono tutti, grandi e bambini. La sua politica ha suscitato grande rispetto. Lei è stata la prima donna, non kosovara, a parlare apertamente della necessità di una nazione indipendente. E secondo mie informazioni, nel Kosovo indipendente, lei avrà un boulevard che porterà il suo cognome".
Affari
Lo scorso dicembre Giulietto Chiesa sul Manifesto ha scritto di lei: "Behgjet Pacolli è a suo modo un genio, uno che sa cogliere lo spirito dei tempi, uno che ambisce a far parte del superclan mondiale e probabilmente ci riuscirà". Cosa ne pensa?
"Giulietto Chiesa ha scritto tante cose sbagliate su di me. Ma ha ammesso i suoi errori, ha chiesto scusa, ed ha pubblicato le retifiche del caso. A parte questa premessa le dico che non c'è nessuna differenza tra me ed una persona normale. Con un appunto: io ho lavorato tantissimo. Tutta la vita. E continuo a farlo. Ovviamente so anche godermela, la vita. Ma sono un workaholic (lavoro-dipendente, ndr)".
Lavoro e ancora lavoro: è solo questo il segreto del suo successo?
"Non solo. Non ho mai fatto un affare con qualcuno del quale non ho sentito prima un'energia positiva. Solo quando una relazione di lavoro è basata su un buon feeling e sul rispetto ci sono le premesse per lavorare bene. A parte questo devo aggiungere che nel 99% dei miei contratti di lavoro non c'è stato nessun contenzioso. Io conosco i miei obblighi ed ho una grande responsabilità morale. Da sempre eseguo i miei lavori nel modo corretto: per tempi, modi e qualità. Ci vuole professionalità. Ho sempre lavorato così e questo atteggiamento mi ha portato sulla strada giusta. E' stata la chiave del mio successo".
Il suo lavoro le ha però anche causato diversi problemi con la giustizia...
"Giorno dopo giorno, affronto la vita con uno spirito positivo. Questo atteggiamento mi ha reso forte, anche nei momenti più difficili. Se fossi stato più debole, o se avessi avuto un peso sulla coscienza, nel 1999 sarei stato travolto dallo scandalo Russiangate. Avevo tutti addosso: i nemici di Eltsin, Carla del Ponte, il fisco svizzero. Le indagini si sono chiuse nel 2001. E se sono riuscito ad uscirne a testa alta: sapevo che non c'era niente contro di me, la mia coscienza era pulita, ed il mio atteggiamento era positivo. La mia documentazione è stata passata al setaccio e le inchieste si sono chiuse con delle scuse".
Perché c'é stato il Russiangate?
"La verità non è mai stata scritta: il parlamento russo era dominato dai comunisti. Quando è cominciata la campagna contro Eltsin io stavo ristrutturando il Cremlino ed avevo un accesso giornaliero al gabinetto presidenziale. Contemporaneamente si scaldava la situazione in Kosovo ed i comunisti russi volevano proteggere la Serbia. E così, i comunisti russi, si sono detti che Pacolli, con i soldi guadagnati in Russia, stava finanziando l'UCK ed indirettamemente uccidendo i fratelli serbi. Allora hanno usato Juri Skuratov per cercare di attaccare Pacolli ed indirettamente Eltsin. Poi è arrivata Carla Del Ponte che ha mediatizzato il tutto solo per avere della pubblicità e le sue foto sui giornali di tutto il mondo. Il caso delle carte di credito, che è stato creato ad arte dal nulla, è nato così. Ebbene, ripeto, studiata tutta la documentazione fornita, io ne sono uscito pulito ed oggi mi sento il vincitore di questa storia. Dov'è il grande accusatore: Felipe Turover? Dov'è Skuratov? Sono spariti. Io invece sono sempre qui, a Lugano, nel mio ufficio".
Volendo trarne un insegnamento?
"Se ami la gente e la rispetti, sarai amato e rispettato. Se la tua coscienza è a posto, avrai successo".
Attualmente quali sono i grandi cantieri Mabetex nel mondo?
"Abbiamo cantieri aperti in Iran, Turkmenistan, Kazakistan, Russia, Kosovo ed Emirati Arabi Uniti. In tutti questi cantieri sono impiegate, ad oggi, più di di 10 mila persone".
Concludiamo con il Ticino: ci sono novità?
"Sto pianificando di aprire una clinica specializzata nelle cellule staminali ed in chirurgia estetica. Non posso ancora dire dove e con chi. Ma posso dire che il terreno è già stato acquistato e che le carte procedono.
Per quanto riguarda la Romantica invece chiederemo a giorni i permessi di costruzione. Diventerà un centro di business di riferimento per il tutto Ticino. Avrà un ristorante di lusso, delle business lounge, un centro ricreativo e probabilmente anche un piccolo teatro per i bambini".
Vita privata
Verso la fine di maggio sarà ancora papà. Finalmente il maschietto tanto atteso?
"Si, mio figlio sarà un maschio. Lo so da qualche giorno".
La mamma, Masha, nel 2004 gli ha già dato una figlia che si chiama Hana. Cosa mi dice di loro...
"Che con loro sono molto felice".
Resterete a vivere a Lugano?
"Si, io vivo a Lugano. Amo questa terra e questa gente. E qui voglio rimanere con la mia famiglia".
Perché le piace così tanto il Ticino?
"Il Ticino è una terra dove si incontrano nord e sud. Viviamo in Svizzera, ma c'é un'atmosfera mediterranea. Il posto è bellissimo e la gente pure, molto cordiale. Inoltre sono ormai tanti anni che vivo qui, mi sento molto bene e sono anche molto bene integrato. Qui ormai è casa mia".
Quando ha lasciato il Kosovo, però, non è venuto direttamente in Ticino...
"Sono andato ad Amburgo, per gli studi. Poi sono tornato a casa, dove ho iniziato a mettere a frutto tutto quanto avevo imparato in Germania. In seguito sono emigrato in Austria, dove ho lavorato per un anno, nel 1976. Poi, per caso, sono approdato in Ticino. Da allora sono sempre rimasto fedele a questa terra".
Da quanti anni, esattamente, è in Ticino?
"Quest'estate saranno 29. Quasi la metà di una vita".
Sempre a Lugano?
"Prima a Vacallo. Poi per un periodo a Chiasso. Infine nel Luganese".
Villa con vista lago?
"Certo".
Un'ultima domanda sulla vita privata: della sua ex moglie Anna Oxa che mi dice?
"Ho un grande rispetto per lei. Ma io sto meglio così. Molto meglio".
Politica
Lei era stato indicato come l'uomo del dopo Rugova per la presidenza del Kosovo. Perché ha rinunciato?
"Non ho rinunciato. Semplicemente non ho mai accettato. Non mi sento ancora pronto per prendere questa responsabilità. Se un giorno dovessi accettare pretenderei l'indipendenza. Una garanzia che per il momento il Kosovo non può offrirmi".
Si spieghi meglio...
"Nella situazione politica attuale il presidente del Kosovo può prendere una decisione costruttiva e corretta, ma se alla UNMIK non va bene viene annullata. Questo io non potrei mai accettarlo. Dunque mi sono detto che non è ancora il mio momento. Il Kosovo però ha bisogno di un uomo forte, di un grande lavoratore e tutto potrebbe cambiare se ci sarà l'indipendenza; allora ci penserò seriamente. Per ora mi accontento di lavorare dietro le quinte svolgendo un lavoro molto produttivo per l'indipendenza del Kosovo. In questa posizione posso dare molto di più".
Lei ha creato l'Alleanza per un nuovo Kosovo. Di cosa si tratta?
"E' una lobby di personaggi potenti degli Stati Uniti. Il nostro obiettivo è quello di motivare l'opinione pubblica mondiale all'indipendenza del Kosovo. Per il mese di aprile abbiamo organizzato una conferenza alla quale saranno presenti tutti i capi di Stato dell'ex Jugoslavia, incluso quello dell'Albania. La conferenza si terrà a Washinghton: sarà la prima volta che i premier balcanici siederanno attorno ad un tavolo per affrontare il caso del Kosovo".
Insomma la sorte del Kosovo si deciderà a Washington?
"La conferenza si terrà a Washington con il sostegno della Banca mondiale, della Banca Europea per lo sviluppo, dell'UE, dello State Department americano e della presidenza americana. Tutti assieme si discuterà di indipendenza e di sviluppo economico. Il Kosovo può avere una chance di sviluppo solo se si integrerà nei progetti regionali ed internazionali. Ma, e torniamo sempre allo stesso punto, per poterlo fare ci vuole prima l'indipendenza.
Il Kosovo deve appartenere ai kosovari, come la Svizzera agli svizzeri. Tutti quelli che ci vivono devono sentirsi kosovari: non si dovrà più parlare di minoranze etniche perché tutti saranno uguali. Non dovrà esserci una seconda Albania ma, come detto, un Kosovo dei kosovari. Ed i kosovari sono serbi, albanesi, rom...".
La Svizzera che ruolo ha in questo scenario? Lei ne ha parlato con il ministro degli esteri Micheline Calmy-Rey?
"Calmy-Rey ha portato il nome della Svizzera in Kosovo: la conoscono tutti, grandi e bambini. La sua politica ha suscitato grande rispetto. Lei è stata la prima donna, non kosovara, a parlare apertamente della necessità di una nazione indipendente. E secondo mie informazioni, nel Kosovo indipendente, lei avrà un boulevard che porterà il suo cognome".
Affari
Lo scorso dicembre Giulietto Chiesa sul Manifesto ha scritto di lei: "Behgjet Pacolli è a suo modo un genio, uno che sa cogliere lo spirito dei tempi, uno che ambisce a far parte del superclan mondiale e probabilmente ci riuscirà". Cosa ne pensa?
"Giulietto Chiesa ha scritto tante cose sbagliate su di me. Ma ha ammesso i suoi errori, ha chiesto scusa, ed ha pubblicato le retifiche del caso. A parte questa premessa le dico che non c'è nessuna differenza tra me ed una persona normale. Con un appunto: io ho lavorato tantissimo. Tutta la vita. E continuo a farlo. Ovviamente so anche godermela, la vita. Ma sono un workaholic (lavoro-dipendente, ndr)".
Lavoro e ancora lavoro: è solo questo il segreto del suo successo?
"Non solo. Non ho mai fatto un affare con qualcuno del quale non ho sentito prima un'energia positiva. Solo quando una relazione di lavoro è basata su un buon feeling e sul rispetto ci sono le premesse per lavorare bene. A parte questo devo aggiungere che nel 99% dei miei contratti di lavoro non c'è stato nessun contenzioso. Io conosco i miei obblighi ed ho una grande responsabilità morale. Da sempre eseguo i miei lavori nel modo corretto: per tempi, modi e qualità. Ci vuole professionalità. Ho sempre lavorato così e questo atteggiamento mi ha portato sulla strada giusta. E' stata la chiave del mio successo".
Il suo lavoro le ha però anche causato diversi problemi con la giustizia...
"Giorno dopo giorno, affronto la vita con uno spirito positivo. Questo atteggiamento mi ha reso forte, anche nei momenti più difficili. Se fossi stato più debole, o se avessi avuto un peso sulla coscienza, nel 1999 sarei stato travolto dallo scandalo Russiangate. Avevo tutti addosso: i nemici di Eltsin, Carla del Ponte, il fisco svizzero. Le indagini si sono chiuse nel 2001. E se sono riuscito ad uscirne a testa alta: sapevo che non c'era niente contro di me, la mia coscienza era pulita, ed il mio atteggiamento era positivo. La mia documentazione è stata passata al setaccio e le inchieste si sono chiuse con delle scuse".
Perché c'é stato il Russiangate?
"La verità non è mai stata scritta: il parlamento russo era dominato dai comunisti. Quando è cominciata la campagna contro Eltsin io stavo ristrutturando il Cremlino ed avevo un accesso giornaliero al gabinetto presidenziale. Contemporaneamente si scaldava la situazione in Kosovo ed i comunisti russi volevano proteggere la Serbia. E così, i comunisti russi, si sono detti che Pacolli, con i soldi guadagnati in Russia, stava finanziando l'UCK ed indirettamemente uccidendo i fratelli serbi. Allora hanno usato Juri Skuratov per cercare di attaccare Pacolli ed indirettamente Eltsin. Poi è arrivata Carla Del Ponte che ha mediatizzato il tutto solo per avere della pubblicità e le sue foto sui giornali di tutto il mondo. Il caso delle carte di credito, che è stato creato ad arte dal nulla, è nato così. Ebbene, ripeto, studiata tutta la documentazione fornita, io ne sono uscito pulito ed oggi mi sento il vincitore di questa storia. Dov'è il grande accusatore: Felipe Turover? Dov'è Skuratov? Sono spariti. Io invece sono sempre qui, a Lugano, nel mio ufficio".
Volendo trarne un insegnamento?
"Se ami la gente e la rispetti, sarai amato e rispettato. Se la tua coscienza è a posto, avrai successo".
Attualmente quali sono i grandi cantieri Mabetex nel mondo?
"Abbiamo cantieri aperti in Iran, Turkmenistan, Kazakistan, Russia, Kosovo ed Emirati Arabi Uniti. In tutti questi cantieri sono impiegate, ad oggi, più di di 10 mila persone".
Concludiamo con il Ticino: ci sono novità?
"Sto pianificando di aprire una clinica specializzata nelle cellule staminali ed in chirurgia estetica. Non posso ancora dire dove e con chi. Ma posso dire che il terreno è già stato acquistato e che le carte procedono.
Per quanto riguarda la Romantica invece chiederemo a giorni i permessi di costruzione. Diventerà un centro di business di riferimento per il tutto Ticino. Avrà un ristorante di lusso, delle business lounge, un centro ricreativo e probabilmente anche un piccolo teatro per i bambini".
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