La Svizzera è davvero al capolinea?

Se l'è chiesto il Financial Times, commentando gli avvenimenti dell'anno che sta finendo. Il parere di personalità di spicco dell’economia e della politica
ZURIGO - La Svizzera sta perdendo il suo posto nel mondo? Con questa domanda il Financial Times (FT) intitola un articolo in cui passa in rassegna gli avvenimenti dell’anno 2025. Il dibattito sull’Unione Europea, la mazzata dei dazi di Trump e lo scontro pubblico tra UBS e il governo sono solo alcuni esempi che il FT cita per attirare l’attenzione sulle sfide della Svizzera.Il quotidiano economico britannico fa commentare i fatti a figure di spicco dell’economia e della politica per capire se la Svizzera stia davvero perdendo terreno, se si stia reinventando o se tutto sia semplicemente "business as usual". Ecco una selezione dei commenti più interessanti.
La Svizzera perde il suo splendore - A dare lo spunto al Financial Times sono stati alcuni commenti pubblici, come quello del presidente del consiglio di amministrazione di UBS Colm Kelleher. Di recente il top manager ha dichiarato che la Svizzera sta perdendo il suo splendore e si trova a un bivio, di fronte al quale ci sono grandi sfide.
Dello stesso avviso è Severin Schwan, presidente del consiglio di amministrazione di Roche. Secondo lui, la Svizzera dovrebbe essere molto preoccupata – persino paranoica –, perché la sua competitività sarebbe minacciata.
Come essere bullizzati - L’ex cancelliere della Confederazione svizzera, Walter Thurnherr, è abituato alle crisi. Ma questa sembra essere particolarmente grave, ha detto al FT. Aiutandosi con un paragone: «Si prova una sensazione spiacevole, come se si fosse nel cortile della scuola e si venisse bullizzati da un allievo dell'ultimo anno, senza che ci sia un insegnante presente».
David Bach, esperto di geopolitica e presidente della Business School IMD, spiega al FT perché le crisi attuali sembrano diverse. Si riferisce al conflitto con UBS per il capitale proprio, allo scandalo del WEF e al dibattito sull’Unione Europea: «Si percepisce come una minaccia esistenziale, perché tocca proprio il nucleo di ciò che, secondo gli svizzeri, li ha resi di successo in passato».
Nessun declino strutturale - Altri considerano eccessive queste preoccupazioni. Il presidente di un grande istituto finanziario svizzero ha dichiarato a condizione dell'anonimato: «Vedo molti di questi incidenti nell'ambito economico più come scivoloni temporanei che fanno notizia, piuttosto che come una sorta di declino strutturale».
Le voci ottimiste - Ci sono anche voci ottimiste, che credono che la Svizzera saprà affrontare le crisi attuali. Michael Pellman Rowland di Baseline Wealth, una società svizzera di gestione patrimoniale, sottolinea ad esempio: «Nonostante la fine di Credit Suisse non c’è stato un crollo degli afflussi di capitale. Questo è notevole». L’ex presidente della Banca nazionale svizzera (BNS), Philipp Hildebrand, sottolinea la resilienza elvetica. «A livello aziendale e dal punto di vista degli affari, la Svizzera ha sempre dimostrato di sapersi adattare alla pressione. Abbiamo dirigenti e imprenditori eccellenti».
Adattarsi alla transizione politica - A parte la situazione economica, la Svizzera si trova ad affrontare molti problemi anche nella politica estera. Molti di questi derivano da una situazione nuova. Il mondo si trova in una fase di transizione, afferma Peter Voser, presidente di ABB. Questo sta mettendo in difficoltà la Svizzera. «La Svizzera di solito ha più successo quando agisce dietro le quinte e può sfruttare la sua posizione diplomatica. In una fase di transizione, questo non funziona».Di fronte alla sfida rappresentata dalla nuova amministrazione Trump, la diplomazia tradizionale svizzera non era preparata, osserva FT con riferimento ai dazi doganali. Anche l’ex cancelliere Thurnherr è d’accordo: «Per decenni siamo stati premiati con la nostra non-politica estera. Improvvisamente il buon esito di questa politica non è più garantito».
Ma anche in questo ambito ci sono voci prudentemente ottimiste. Mario Greco, CEO di Zurich Insurance, afferma: «La Svizzera si trova in una posizione unica per avere successo in questa nuova era. La domanda è se saprà sfruttare questa posizione».



