"Sacra terra del Ticino": il Campo Marzio e quell'inno che risvegliò il patriottismo


Stephanie Brenta, cittadina luganese di 97 anni
Stephanie Brenta, cittadina luganese di 97 anni
LUGANO - Arrivo al campo Marzio. Davanti a me quello splendore verde: nel viale Castagnola ippocastani con le grandi chiome verdi formavano una galleria.
Si vedeva a malapena qualche stella di notte talmente era fitta la vegetazione. E sapete qual è l'origine di quella meraviglia? Nel 1988 il signor Schnider, proprietario dell'albergo Villa Castagnola, propone alla città un viale alberato e se ne assume le spese. Voleva che i suoi clienti, prima di arrivare a Cassarate, che era praticamente spoglia, avessero un bell'approccio al suo albergo. Nel 1928 fu aperto anche il Lido.
Che strano tutti questi alberi a Lugano che vengono abbattuti e anche il mio viale Castagnola, perché ammalati. A Muralto ci sono ancora sul lungolago gli alberi sotto i quali giocavo da bambina. Per finire, mi chiedo se non li contagia il nostro capo giardiniere...
In cima al Campo Marzio c'è il padiglione Conza con (per anni) la Fiera Svizzera, Arte Casa e quel che adoravo io, la fiera dei "bei o bei". E oltre a quella, quando l'autunno ingialliva le foglie, arrivava il circo Knie con Ralf che era corpulento e che addomesticava gli elefanti e Freddy, snello, che faceva lavorare i cavalli. C'è la gran cassa, la musica, i clown, gli equilibristi, la manageria. Un mondo luccicante e misterioso che incantava noi ragazzi.
Un giorno, doveva essere nel 1941, al Campo Marzio ci fu, sotto a un grandissimo tendone, quella meraviglia di testo e di musica che fu la "Sacra terra del Ticino". Era stata scritta dal professor Guido Calgari e musicata da Battista Mantegazzi in occasione della Esposizione nazionale di Zurigo nella primavera del 1939. Era uno spettacolo con 700 partecipanti, erano tanti quadri e cori che raccontavano la nostra vita, le nostre valli, la nostra gente.
Era un inno al Ticino, all'amore patrio, alla solidarietà, alla storia. Ricordo l'immensa commozione che ci invase tutti, il sentimento di fratellanza e di fede quando risuonarono l'inno finale: "O signor Padre divino, benedici il bel Ticino, benedici questa terra".
Forse oggi fa sorridere, ma eravamo in mezzo alla guerra. I ragazzi e uomini che per anni non uscirono dalle loro in uniformi infeltrite dall'acqua. Giacigli di paglia, il rancio scarso, ogni tanto un rapido congedo per ripulirsi. E fuori via ancora. I nostri soldati che difendevano il Gottardo, nessuno doveva passare. Era l'ultimo baluardo. E per tutti i lunghi anni di guerra negli accampamenti risuonarono i canti della Sacra Terra del Ticino, che era diventato il canto dei soldati.
Uscii commossa e camminando sotto gli ippocastani verso casa mi sentii chiamare. Io che passavo ore da Pedrinis a scrivere in Contrada dei Mulini, vicino all'oratorio maschile, avevo già visto quel ragazzo alto e serio. Come sai il mio nome ? L'ho chiesto da Pedrinis perché ti vedevo sovente, io mi chiamo Pino S. Camminò di fianco a me. Improvvisamente mi disse: «Guarda su tra le foglie quante stelle». Alzai la testa e lui mi diede il mio primo bacio innocente. Mi EMOZIONAI, mi sentii improvvisamente imbarazzata, fiera e adulta.
Mi disse: «Dopodomani parto "in dentro", esci un momento domani sera, così ci salutiamo. L'indomani era troppo freddo per uscire e io non avevo un cappotto.
Due giorni dopo un treno deragliò a Schupfheim. Tutti ne parlarono, ci furono diverse vittime. Fra di loro Pino S.
Lo ricordo e lo ricorderò sempre finché ci saranno le stelle.
E concludo. Pensando che oggi si vuol vendere la Svizzera, pagando una massa di soldi (di solito si fa il contrario) per perdere l'indipendenza, mi prende un senso di sgomento.
Vedendo che tutto fu inutile, la difesa, i sacrifici, il duro lavoro per anni di ricostruire un Paese sano con un'economia fiorente. Abbiamo dato una Svizzera ricca e industrializzata ai figli dei figli. Ma chi con gli anni l'ha ridotta così male? Ma è poi così malmessa davvero, per farla fuori?
Spero che non tutti i politici siano senza scrupoli e opportunisti, ma chi lo è, è pericoloso e nocivo per la società.
Perché nessuno reagisce? Io non vorrei assolutamente entrare in quest'Europa traballante e mal governata. Riflettete, siete appena in tempo.