La fabbrica di vaccini di Berna chiude. E nessuno vuole salvarla

Il colosso Janssen ha deciso di spostare la produzione. Le reazioni e le possibili conseguenze.
BERNA - A Berna-Bümpliz potrebbero andare perduti fino a 300 posti di lavoro. Il motivo: Janssen cessa lo sviluppo di vaccini e trasferisce la produzione. Per la chiusura imminente dello stabilimento, la filiale belga del gigante farmaceutico statunitense Johnson & Johnson indica due ragioni: da un lato, lo sviluppo di un vaccino contro malattie causate da batteri coliformi è stato interrotto, in quanto non ha dimostrato un'efficacia sufficiente. Dall'altro, la produzione dei cosiddetti vaccini a vettore lentivirale sarà trasferita entro la fine del 2026 in un nuovo impianto di produzione nei Paesi Bassi.
Vendita a terzi in fase di valutazione - Non è ancora chiaro se il sito continuerà a esistere sotto una nuova gestione. Oltre ad altre opzioni, Janssen sta valutando anche la vendita a un fornitore terzo. Nel migliore dei casi, i dipendenti verrebbero mantenuti in servizio, ma sul processo di vendita non sono stati forniti ulteriori dettagli.
La conferma del colosso farmaceutico - Johnson & Johnson conferma su richiesta che tutti i dipendenti interessati sono stati informati sull'evoluzione della situazione e che potranno contare su un sostegno ampio durante la fase di transizione. Tra questi, generose indennità di licenziamento, termini di preavviso prolungati per i dipendenti oltre i 50 anni, assegni familiari e un ampio pacchetto di supporto.
Obiettivi della strategia vaccinale a rischio? - L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) manifesta il proprio rammarico per la chiusura del sito e per la possibile perdita di posti di lavoro. Secondo l’UFSP, la responsabilità della produzione di medicinali, compresi i vaccini, spetta al settore privato. Gli obiettivi della strategia vaccinale non sarebbero messi in pericolo dall’uscita di scena. «Negli ultimi cinque anni, la Confederazione ha adottato misure rafforzate per sostenere l’economia nel suo compito di garantire l’approvvigionamento».
Berna Biotech, un altro caso simile? - Andreas Faller, co-promotore dell’Iniziativa per la sicurezza dell’approvvigionamento medico, vede dei parallelismi con Berna Biotech, che un tempo produceva vaccini nello stesso sito dove oggi opera Janssen a Berna-Bümpliz. Già nel 2005 il Consiglio federale rinunciò a sostenere finanziariamente l’azienda, in difficoltà economica, nella costruzione di un impianto produttivo e affidò la commessa per i vaccini contro l’influenza aviaria all’estero. Negli anni successivi, Berna Biotech fu acquisita prima da Crucell e poi da Johnson & Johnson.
«La Confederazione ha un ruolo importante per la sicurezza dell’approvvigionamento» - A suo avviso, sarebbe importante che la Confederazione si occupasse almeno della questione e si esprimesse al riguardo. «Non chiedo la nazionalizzazione della produzione, ma la Confederazione è consapevole di avere un ruolo importante nella sicurezza dell’approvvigionamento. Questo è stato anche espresso nella controproposta diretta alla nostra iniziativa. Di conseguenza, si possono attendere misure concrete».
La politica si mostra scettica - La chiusura della fabbrica di vaccini preoccupa anche gli esponenti politici. Oltre alla perdita di posti di lavoro, la consigliera nazionale socialista Sarah Wyss sottolinea l’importanza di tali siti per la sicurezza dell’approvvigionamento svizzero. «La Svizzera ha sicuramente interesse a mantenere questi impianti produttivi nel Paese o almeno in Europa. Al più tardi dalla pandemia di Covid-19, sappiamo quanto la Svizzera dipenda dagli impianti produttivi».
«Non sono sorpreso» - Il consigliere nazionale dell’UDC Rémy Wyssmann non si dice particolarmente sorpreso dalla partenza di Janssen: «È un problema generale, la Svizzera sta diventando sempre meno attrattiva per gli investimenti. Promuovere l’economia significa anche mettere a disposizione delle aziende spazio sufficiente perché possano crescere».



