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RAOUL GHISLETTAMuti di fronte all’interventismo che salva la finanza scriteriata

27.03.23 - 11:45
Raoul Ghisletta, granconsigliere e segretario sindacato VPOD Ticino
Tipress
Muti di fronte all’interventismo che salva la finanza scriteriata
Raoul Ghisletta, granconsigliere e segretario sindacato VPOD Ticino

Il collasso del Credito Svizzero è un’onta indelebile per il capitalismo svizzero, che mette a tacere tutti i liberisti, a cominciare dai nostrani fautori del decreto Morisoli (UDC, PLR, la destra PPD e la Lega). Lo Stato per loro è sempre interventista, mangia le tasse, toglie i soldi dalle tasche dei cittadini… ma quando c’è da salvare la finanza scriteriata la Svizzera non risparmia sulle garanzie miliardarie da erogare. La Confederazione garantirà 9 miliardi di franchi per l’assunzione di potenziali perdite derivanti da attivi ripresi da UBS nel quadro del salvataggio del Credito svizzero! Per non parlare dei 200 miliardi di liquidità garantiti dalla Banca nazionale svizzera a Credito svizzero e UBS. E ricordiamo che nel 2008 la Confederazione versò 58 miliardi di franchi di prestiti a UBS per evitarne il fallimento.

 In America secondo Mario Lettieri e Paolo Raimondi (Avvenire dei lavoratori, marzo 2023) l’ultimo rapporto sui derivati dell'Office of the Comptroller of the Currency, l’agenzia Usa di controllo bancario, ha rilevato che al 30 settembre 2022 quattro banche statunitensi detenevano ben 195.000 miliardi di dollari di derivati finanziari, pari all'88,6% del valore nozionale di quelli presenti nel sistema bancario nazionale: JPMorgan Chase ne deteneva 54’300, Goldman Sachs 50’970, Citibank 46’000 e Bank of America 21’600. Visto che i problemi del Credito svizzero vengono da questo comparto speculativo, l’appuntamento con la prossima crisi è solamente questione di tempo.

 Intanto negli USA si segnalano già due fallimenti di medie banche e una liquidazione di una piccola banca specializzata in criptovalute.

 Innanzi tutto il 10 marzo vi è stato è il fallimento della Silicon Valley Bank in California, sedicesima banca americana con un patrimonio di 212 miliardi di dollari. Si tratta della seconda bancarotta bancaria più grande nella storia americana. La maggior parte dei clienti della banca erano società tecnologiche start up, che depositano i prestiti ottenuti dal cosiddetto venture capital: gruppi che finanziano i loro lavori in cambio di un ritorno futuro, quando i risultati e le nuove tecnologie saranno realtà. I loro investimenti sono delle scommesse -scrivono Lettieri e Raimondi- andate male a seguito dell’aumento dei tassi di interesse.

 Nel mare in tempesta delle criptovalute -tanto care al sindaco di Lugano Michele Foletti- il 12 marzo è fallita un’altra banca: la Signature Bank di New York, che conta molti depositi in cripto valute ed un patrimonio di 110 miliardi di dollari. È fallita dopo aver subito un crollo nel valore delle sue azioni e delle sue obbligazioni. È questa la terza bancarotta bancaria più grande nella storia americana.

 Infine all’inizio di marzo è stata messa in liquidazione la Silvergate Capital Corp., una piccola banca californiana con patrimonio di 14 miliardi di dollari specializzatasi a partire dal 2016 in servizi per le criptovalute, sotto la guida del guru dei bitcoin Allan Lane: la banca è implicata nello scandalo FTX-Alameda. I nodi sono destinati a venire al pettine anche nel criptomondo, tanto caro ai liberisti nostrani.

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