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L'OSPITEAccordo sui frontalieri, dal coraggio all'azione

24.08.20 - 11:00
Paolo Ortelli, deputato PLR in Gran Consiglio
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Accordo sui frontalieri, dal coraggio all'azione
Paolo Ortelli, deputato PLR in Gran Consiglio

Il tema legato all’Accordo sui frontalieri del 1974 da ormai qualche anno riappare regolarmente nell’agenda della politica cantonale, e dopo anche alcune operazioni di discutibile forma attuate negli anni, non sempre a piena maggioranza, da parte del nostro Governo (si veda il blocco parziale e per certi versi clamoroso ma poi sempre rientrato) è nuovamente sul tavolo. E speriamo per restarci, di stretta attualità, dopo che l’Università di Lucerna ha consegnato lo studio commissionato dal Governo ticinese su proposta del PLR con l’intento di fornire un nuovo strumento attraverso la verifica sul se un'eventuale disdetta unilaterale dell'accordo sui frontalieri sia o meno collegata alla convenzione sulla doppia imposizione con l’Italia. Studio che spiega infatti che la possibilità di una disdetta unilaterale da parte svizzera esiste. Per la serie, cara Confederazione, forse con questa nuova arma finalmente riuscirai a tirare in porta!

Molto tempo è passato dalla raccolta delle firme portata avanti dal PLRT (oltre 10'000 quelle raccolte) per promuovere la disdetta unilaterale dell’accordo, ma da allora praticamente nulla si è mosso, nonostante una mozione del collega Alex Farinelli nel febbraio 2019 in cui veniva rinnovata la richiesta di rompere gli indugi che così recitava: "Ora è tempo che il Consiglio federale si tolga i guanti bianchi dello status quo”. Al momento, ma spero di sbagliarmi, la recente perizia sopra indicata sembra aver prodotto un solo ed unico e prevedibile effetto di un alzata di scudi critica da parte di molti parlamentari italiani delle regioni di frontiera, che di fatto però, sembrano essere più terrorizzati da una modifica dei flussi finanziari (Berna-Roma e Regioni a seguire) che non dall’ammontare stesso definito dall’ultima proposta negoziale risalente al 2015 e mai entrata veramente in discussione.

Insomma, per la Svizzera e il Ticino in particolare come cantone che deve onorare l’accordo, oltre al fatto di portarne e subirne la portata operativa, questo resta l’emblema di un partner, quello italiano, completamente sfuggente, anguillesco, la cui instabilità politica istituzionale non fa altro che rinnovare un fin troppo prevedibile contesto di dilazione.

Per la Svizzera un ennesimo e frustrante banco di prova di come la negoziazione internazionale, anche se tra nazioni tradizionalmente vicine, sia sempre più difficoltosa. Aspetti questi che ci devono anche indurre a riflettere su che tipo di strategie negoziali il futuro potrà riservarci veramente l’ambito internazionale ed europeo in particolare.

Ma il Ticino ed il PLRT non devono mollare la presa, e con la stessa determinazione che Christian Vitta ed un Governo unito hanno dimostrato durante l’emergenza pandemica, devono senza mezze misure tornare a chiedere con decisione al Consiglio di Stato che si pretenda dal Consiglio federale, e da Ueli Maurer in particolare - come responsabile del dossier - un termine ultimo per concludere i negoziati. Si spieghino le nostre ragioni forte e chiaro con il sostegno della nostra deputazione a Berna, ponendo l’accento sull’accordo stesso, considerando le sostanziali differenze per esempio rispetto agli accordi esistenti con l’Austria (il ristorno è del 12,5% invece del 38,8% ticinese verso l’Italia come ha bene evidenziato uno specifico studio della SUPSI) e tenendo conto dei costi indiretti sopportati dal Ticino nella fattispecie gli importanti problemi di mobilità del Mendrisiotto con le relative conseguenze a livello di inquinamento atmosferico e la forte pressione sui salari dovuta alla forte presenza di personale frontaliero in particolare nel terziario.

Il tempo è scaduto e le soluzioni a questo annoso ed importante accordo per le finanze cantonali, non possono che essere due: o la disdetta unilaterale dell’accordo o in assenza di un nuovo accordo, la pretesa di una compensazione finanziaria da parte della Confederazione a favore del Cantone Ticino. Dal coraggio si passi all’azione: avanti tutta!

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