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Aggredito ticinese in Messico, parlano gli amici

Morte cerebrale per il ticinese aggredito da un narcotrafficante italiano
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Aggredito ticinese in Messico, parlano gli amici
Morte cerebrale per il ticinese aggredito da un narcotrafficante italiano
PLAYA DEL CARMEN - Sono tanti i messaggi che gli amici di M. A. P. stanno lasciando sulla sua pagina Facebook. L’uomo di origini ticinesi, del Mendrisiotto, è stato aggredito in Messico a Playa del Carmen lunedì scorso da un ...

PLAYA DEL CARMEN - Sono tanti i messaggi che gli amici di M. A. P. stanno lasciando sulla sua pagina Facebook. L’uomo di origini ticinesi, del Mendrisiotto, è stato aggredito in Messico a Playa del Carmen lunedì scorso da un delinquente italiano. Finito in coma, per M. A. P è stata decretata la morte cerebrale. La notizia dell’aggressione è apparsa su due siti messicani e la conferma del suo stato di salute è giunta da alcuni suoi amici residenti in Messico. Poi la pagina Facebook: “Ciao amici, vi comunico che domani arriverà la sua famiglia da molto lontano, tristi come noi. Vi prego con tutto il cuore di rispettare la loro intimità che necessita per separarsi al meglio dal loro amato figlio e fratello. Penso che se lo meritano. Organizziamo nel frattempo la veglia funebre e la dipartita nello stile di M.”. E ancora: “Assurdo è l’unica parola possibile, mi resta l’unico abbraccio sulla porta di casa tua e il solito 'quando vuoi qui c’è posto', e la certezza che stai cercando di capire come spassartela anche lì dove sei”, o anche “Ciao M., anche se siamo stati poco tempo mi ricordo che persona speciale eri e non posso dimenticarmi la tua grigliata a casa tua a Playa. Riposa in pace”.

M. A. P, 45enne era già da parecchi anni in Messico come ci racconta Stefano che lo ha conosciuto: “Avevamo amici in comune, si usciva con lo stesso gruppo che frequentavo anche io a Playa. Lui è un personaggio a Playa, uno dei vecchi, molto conosciuto nel gruppo di italiani e ticinesi. Quando l'ho conosciuto aveva un’attività con un catamarano, ma io l’ho frequentato soprattutto di sera con gli amici. Sta in Messico almeno da dieci, dodici anni. Aveva sempre contatti. Era chiamato lo svizzero. Sono stato a casa sua diverse volte, molto tranquillo, molto sulle sue e molto molto ben voluto”.

 

Stefano ci dice quello che sa dell’aggressione. Ci spiega che ad essersi accorto di tutto è stato un ragazzo che abitava con M.. “Lui ha sentito delle urla, è uscito e ha trovato M. davanti alla porta ormai senza sensi. Un mio amico mi ha raccontato che dietro la lite ci sarebbe una donna cubana. Ma non era una storia seria. Della sua aggressione non si è saputo molto fino a ieri. Ed è strano, perché a Playa, quando succede qualcosa agli italiani o agli europei, fa notizia, anche perché gli italiani sono una comunità folta e importante”.

 

Stefano ci spiega che a Playa tutti adesso stanno cercando Giuseppe Ruggiero, l’autore dell’aggressione e noto alla polizia come narcotrafficante. “Lo chiamano Beppe “maccheroni”. La Polizia, gli italiani, gli amici di M. lo cercano e lo troveranno sicuro. Non si scappa da Playa. Non può essere uscito ed è in attesa di processo per spaccio. Ho conosciuto Beppe Ruggiero quando stavo cercando casa e lui mi ha fatto vedere casa sua. Mi sembrava una persona normale. Ma quello che ha fatto è allucinante. A Playa se ti beccano con un chilo d’erba diventi un pericoloso narcotrafficante. Fa notizia”.

 

 

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