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«Tolgo pezzi da me, con queste canzoni»

"Che Som Mort d'Amur" è il modo in cui Aris Bassetti, nel suo progetto solista Mortòri, parla di amore e morte. È lui il nuovo ospite di TioTalk
«Tolgo pezzi da me, con queste canzoni»
TioTalk
«Tolgo pezzi da me, con queste canzoni»
"Che Som Mort d'Amur" è il modo in cui Aris Bassetti, nel suo progetto solista Mortòri, parla di amore e morte. È lui il nuovo ospite di TioTalk

SAVOSA - "Che Som Mort d’Amur" è più di un disco: è una confessione finale, è un grido in dialetto («della ferrovia», ci tiene a precisare) che mette a nudo il suo autore. E il suo messaggio è tagliente: l'amore fa male, l'amore uccide. Moderno Cupido in giacca di pelle, Aris Bassetti ha portato sul palco del Teatro Sociale di Bellinzona sabato scorso - prima tappa di un tour europeo che durerà fino a maggio - il suo alter ego Mortòri, affiancato dalle compagne d'avventura Veronica Colonnello e Anaïs Taylor Schmidt. Ospite del nuovo episodio di TioTalk, ha raccontato cosa aspettarsi dal secondo capitolo del suo progetto solista, disponibile sulle piattaforme da venerdì 7 novembre.

Aris, con Mortòri ti sei ripromesso di distruggere il sogno dell'amore.
«Esatto. La mission del progetto è di far prendere coscienza anche di quei lati un po' difettosi dell'amore. Non che serva che sia io a far capire certe cose...».

Ancora più che nel primo atto di questo esperimento musicale, che era uscito nel giorno di San Valentino, l'amore è indissolubilmente legato alla morte.
«È complicato parlare di certe cose senza offendere nessuno, ma allo stesso tempo voglio parlare di qualcosa che io ho vissuto in modo sbagliato. Un po' scherzosamente faccio delle provocazioni sterili sull'amore, sull'essere sicuri di essere innamorati. Cosa dico? Che l'amore, in fondo, fa un po' schifo, è complicato. Cose così».

È indubbiamente un disco molto onesto.
«Io mi sono aperto. Ci sono canzoni di cui ho fatto la musica, ho acceso il microfono e ho registrato dei testi senza pensarci troppo. Non è che siano chissà che liriche, ma sono molto autentiche. Metto in scena tanti errori che io ho fatto a livello relazionale. E mi sono reso conto che comunque l'amore per me, ma penso per tanta gente, è molto legato alla morte: quando eri ragazzino e finiva una relazione, ti sentivi quasi di morire».

Il singolo "Sara" è quello che ti gasa di più, con l'assolo di sintetizzatore e le sonorità new wave.
«Ho deciso di aprirmi proprio a tutti i generi in questo progetto, anche quelli che solitamente affronto con il mio altro gruppo, i Peter Kernel. Per assurdo, "Sara" è il brano più vivace, ma allo stesso tempo è il più triste: parla di una mia ex che è venuta a mancare improvvisamente l'anno scorso. Ecco che tornano l'amore e la morte... Tolgo pezzi da me, con queste canzoni».

Nel brano di chiusura, "Diaul", sei forse andato a pescare dalla musica popolare?
«Ho voluto prendere ispirazione dal repertorio regionale, creare un legame con quel tipo di armonizzazioni. E, allo stesso tempo, rinfrescarle e aggiungere qualcosa di un po' disturbante...».

Il 14 gennaio sarai a Groningen, nei Paesi Bassi, come rappresentante svizzero al festival Eurosonic, organizzato dagli stessi dell'Eurovision Song Contest. Il livello è molto alto (l'anno scorso ci andò Ele A per la Svizzera italiana).
«È un appuntamento molto importante e spero che mi apra le porte per qualche festival in Europa».

Sentendo l'EP viene voglia di abbracciarti, tanto si percepisce il tormento che hai provato nello scriverlo...
«Dopo ci diamo un bell'abbraccio, ma a telecamere spente (ride, ndr)».

Guarda l'intervista integrale e gli altri episodi di TioTalk suTio.ch, oppure sul nostro canale YouTube.

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