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«Per una cavolata si è rovinato la vita. Ma anche un pugile sbaglia»

Un pugno fuori da una discoteca e un 21enne è rimasto in stato vegetativo. Ne parliamo con Ruby Belge, ex campione mondiale di pugilato.
«Per una cavolata si è rovinato la vita. Ma anche un pugile sbaglia»
Tio/20Minuti
«Per una cavolata si è rovinato la vita. Ma anche un pugile sbaglia»
Un pugno fuori da una discoteca e un 21enne è rimasto in stato vegetativo. Ne parliamo con Ruby Belge, ex campione mondiale di pugilato.

LUGANO - 17 novembre 2024. Durante una lite in corso fuori dalla discoteca Blu Martini di Lugano un 26enne italiano residente nel Luganese sferra un pugno a un 21enne del Varesotto, riducendolo a uno stato vegetativo persistente e alla tetraplegia. La scorsa settimana, a distanza di sette mesi dai fatti, il giovane è stato condannato a sei anni di carcere e all’espulsione dalla Svizzera per un periodo di sette anni. Ma a far discutere, in questa tragica vicenda, è stato soprattutto il fatto che in aula è emerso che il 26enne praticava pugilato da dieci anni ed era istruttore di boxe in una palestra della regione. 

In questa nuova puntata di TioTalk vi parliamo quindi di violenza e sport da combattimento. E lo facciamo con Roberto "Ruby" Belge, ex campione mondiale di pugilato.

«Non è imperativo che chi si avvicina al mondo delle arti marziali, in questo caso del pugilato, abbia un’indole violenta», ci dice. «C’è chi lo fa perché è timido, perché è iperattivo, perché ha chili da perdere. Però sì, è vero che abbiamo una percentuale di avventori che sono un po’ più agitati o violenti. Il pugilato, ad ogni modo, è uno sport che riesce a calmare ed educare le persone, e anche a domare il loro ego. Capisco che può sembrare strano e controintuitivo proporre il pugilato a un ragazzo violento, ma spesso e volentieri dà risultati efficaci». 

«Cerchiamo di trasmettere valori sani» - E quando qualcuno si dimostra una testa calda, in palestra si agisce in maniera proattiva. «Ci capita spesso di confrontarci con ragazzi agitati, perciò faccio una selezione molto attenta sull’allenatore», sottolinea Belge. «Non deve per forza essere un campione, ma è fondamentale che abbia dei valori sani e che riesca a trasmetterli ai nostri giovani. I valori fondamentali sono quelli della lealtà, dell’essere sinceri, del metterci la faccia quando si sbaglia. Se necessario sentiamo anche i genitori e cerchiamo di prevenire qualsiasi cavolata»·

È infatti chiaro che il pugno di un pugile non è il pugno di una persona comune. «Chi ha praticato sport da combattimento ha dei riflessi e degli automatismi che sono naturali. Evitare un colpo e reagire viene quasi senza pensarci. Perciò sicuramente un pugno di un pugile ha un effetto maggiore rispetto a quello di altre persone». 

«Il pugile è un essere umano, la teoria a volte va a perdersi» - Al di fuori delle palestre, chi pratica questo tipo di sport deve quindi evitare lo scontro fisico a tutti i costi? «Sì, va evitato, non si dovrebbe farsi trovare in certe situazioni. Però va detto che il pugile è un essere umano, sbaglia, non è una macchina perfetta. E a volte, quando subentrano i sentimenti, la teoria va un po’ a perdersi. Il ragazzo processato settimana scorsa è giovane, ha ancora tanto da scrivere nella sua vita ed evidentemente non è stato capace di capire che quella in cui si trovava poteva essere una situazione pericolosa». 

Va detto, comunque, che il 26enne aveva precedenti. Solo due settimane prima degli accadimenti del 17 novembre era stato condannato per lesioni semplici per dei pugni propinati a un altro ragazzo, nel 2021, fuori da una discoteca di Lugano. «Quando metti un giovane in discoteca ed entrano in gioco altri fattori, come l’assunzione di alcol o sostanze, si crea un cocktail esplosivo», osserva l’ex campione.

«Due vite rovinate. Dispiace per entrambi» - Ad alimentare il dibattito, oggi, è stata anche l’entità della pena inflitta. «Non so dire se è troppo o troppo poco, dipende da che punto di vista guardiamo la situazione», commenta Belge. «È chiaro che se pensiamo che un giovane è rimasto in stato vegetativo, sei anni di carcere sono nulla, se invece pensiamo all’altra parte, a un ragazzo pentito, che ha tirato un pugno…non so quanti di noi non abbiano mai sbagliato nella vita. Mi dispiace per la vittima, ma se penso al 26enne mi spiace anche per lui, non perché è un pugile ma perché per una cavolata si è rovinato la vita. Alla fine il risultato sono due vite rovinate». 

L'identikit del giovane Ruby: «Venivo spesso alle mani» - Ma com’era, a 20 anni, Ruby Belge? « Ero un ragazzo agitato, venivo alle mani spesso e volentieri. Il pugilato mi ha permesso di buttare fuori tutta la rabbia che avevo, una rabbia da ragazzino triste e ferito. Quando mi sono avvicinato a questo sport ho incontrato le persone giuste e la mia vita è cambiata. Il mio allenatore era un poliziotto, mi controllava e mi metteva sotto torchio, e questo è stato fondamentale», conclude.

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