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«Si è arrabbiata perché le abbiamo ritirato il telefono. Poi è andata a raccontare che l'ho stuprata»

Nega tutto il 45enne accusato di aver abusato sessualmente della sua figliastra: «È una bambina che si inventa le cose e ha bisogno di attenzioni».
Deposit (simbolica)
«Si è arrabbiata perché le abbiamo ritirato il telefono. Poi è andata a raccontare che l'ho stuprata»
Nega tutto il 45enne accusato di aver abusato sessualmente della sua figliastra: «È una bambina che si inventa le cose e ha bisogno di attenzioni».

LUGANO - «È tutto frutto della fantasia della bambina. Mia figlia è fragile e quando si arrabbia si inventa le cose. Ha bisogno di attenzioni». È quanto ha dichiarato questo pomeriggio alle Assise criminali un 45enne del Luganese accusato di aver abusato sessualmente della sua figliastra.

I fatti sarebbero avvenuti tra il 2017 e il 2019, quando la bambina aveva tra gli 11 e i 12 anni.

«Bugie» - Per prima cosa in aula si è discusso di un episodio risalente a gennaio 2019 in cui l'uomo avrebbe portato la bambina all'interno di uno spazio della sua attività professionale. Lì, quindi, l'avrebbe costretta a subire un rapporto sessuale completo.

«Sono tutte bugie. Io non sono nemmeno stato lì in quei giorni», ha commentato l'imputato.

La giudice Monica Sartori-Lombardi, dal canto suo, ha proseguito citando alcune dichiarazioni della vittima, per far comprendere il suo stato d'animo. «Mi sento morta dentro. Ti senti una m***a, non riesci a stare né con te stessa né con gli altri. Non riesci a fare niente di quello che fanno le persone normali».

«Un carattere difficile, non accetta un "no"» - «Queste sinceramente sono sue fantasie», ha replicato il 45enne. «Ha vissuto tre anni a casa nostra e non ha mai ha espresso alcun disagio. Era felice».

«Ma com'era, prima dei fatti, il suo rapporto con la bambina?», ha rilanciato la giudice. «Mia moglie mi aveva detto subito che sua figlia grande aveva problemi. Di notte aveva incubi, urlava. Ha un carattere molto difficile, non accetta un "no" come risposta e quando si arrabbia non ascolta né me né sua mamma. Si chiude in stanza e sbatte le porte, rompe le cose. Lei con la rabbia inizia a inventare le cose e non pensa alle conseguenze di quello che sta dicendo».

«È mia figlia, ma è una ragazza fragile» - E ancora: «Lei è mia figlia, è una ragazza fragile ma rimarrà sempre mia figlia. È stata manipolata per fare tutto questo contro di noi».

L'imputato ha quindi fatto riferimento al 2020. «Lei a scuola non stava andando bene e in generale non si stava comportando bene, quindi le abbiamo ritirato il telefono. Per questo si è arrabbiata ed è andata a dire alle sue amiche che io l'avevo stuprata. Lei inventa le cose ed è una bambina che ha bisogno di attenzioni. Si nutre di questo».

Regali sospetti - La giudice ha però fatto notare che il 45enne aveva fatto diversi regali costosi alla figliastra, tra cui un telefonino e delle borse firmate. Il che «risulta strano se la bambina era così capricciosa è difficile».

«Compravo questi oggetti per entrambe le figlie grandi per non far mancar loro la presenza del loro padre biologico», ha risposto lui.

In aula è quindi emerso che la vittima ha manifestato delle sofferenze evidenti, come atti autolesionisti, disturbi del sonno e problemi con il proprio corpo. «Da me non ha subito niente di tutto ciò. E non capisco da dove arrivano tutte queste sofferenze. Aveva tutto per essere felice», ha detto l'imputato.

«Si arrabbiava e raccontava storie immaginarie» - La parola è quindi passata alla madre della vittima.

«Nel 2018 mia figlia mi ha raccontato che mio marito le aveva dato un bacio sulla bocca», ha raccontato la 42enne. «Io però non ho creduto alle sue dichiarazioni perché già da piccola immaginava cose che non c'erano, anche legate agli incubi che faceva di notte. Quando lei si arrabbiava creava delle storie immaginarie e andava a riferirle ad altre persone. In più mio marito non è un perverso. Io non ho mai dubitato di lui, gli ho parlato del bacio solo per scrupolo. Ero sicura che non era vero». La donna ha quindi precisato che la figlia non le ha mai raccontato di ulteriori atti.

La denuncia e il trasferimento forzato - La Corte ha infine affrontato l'imputazione di sottrazione di minorenne, della quale sono accusati sia moglie che marito.

Nello specifico, dopo che la vittima aveva denunciato gli abusi sessuali subiti, nel 2020 l'ARP ha privato la donna della custodia della figlia, nonché del diritto di determinare il suo luogo di dimora. Nonostante ciò il 45enne e la 42enne hanno forzato la minorenne a stabilirsi all'estero insieme alla zia, facendole firmare una lettera in cui dichiarava di lasciare volontariamente la Svizzera.

I due, per quest'ultimo punto, si sono però avvalsi della facoltà di non rispondere e non hanno dato risposta a nessuna domanda.

A prendere la parola, domani, sarà la pubblica accusa.

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