Serata da incubo per una donna tra le mura domestiche. Picchiata, abusata e costretta a fuggire nuda dal terrazzo. Il suo "carnefice" è alla sbarra. Parla l'avvocato della vittima
LUGANO – «Da una parte una serie di elementi credibili. Dall'altra, un guazzabuglio». Così Demetra Giovanettina, avvocato della vittima, definisce la situazione del 56enne alla sbarra da martedì mattina a Lugano per una lunga serie di reati. In particolare, violenze sull'ex compagna e in famiglia. Culminate nella folle serata del 24 luglio del 2018, in cui l'uomo avrebbe picchiato e legato la donna, abusando di lei anche sessualmente. «L'imputato è un bugiardo – sostiene l'avvocato – . Infatti, le sue argomentazioni sono sempre confuse».
La vittima voleva voltare pagina – Un'escalation di follia consumata in una famiglia del Luganese. Dal 2012 al 2018. Due bambini costretti a vedere e a vivere situazioni terribili. A un certo punto, la donna decide di separarsi dall'uomo. E di avere una nuova relazione. Vuole voltare pagina, cerca un po' di felicità. «È una cosa che già si sapeva da tempo – dice l'avvocato –. La mia assistita è stata sempre trasparente. L'imputato non ha accettato questa nuova relazione. Ha iniziato a dare segni di squilibrio. E la sera del 24 luglio 2018 ha deciso di farle pagare la sua ritrovata serenità».
Rifugio presso una vicina – Picchiata. Legata a un attrezzo ginnico. Costretta a praticare sesso orale. La vittima, dopo essersi riuscita a liberare, quella sera si sarebbe calata nuda dal balcone. Avrebbe cercato rifugio presso una vicina. «È un gesto estremo, che si fa solo quando si è disperati». In seguito, la denuncia in polizia. Immediata.
Confermata la richiesta di pena – Demetra Giovanettina non usa giri di parole nel descrivere il 56enne alla sbarra. Il giudice Amos Pagnamenta ascolta in silenzio. A tratti gli tocca zittire l'imputato, che cerca di intromettersi nell'esposizione del legale e di fare puntualizzazioni. «L'imputato burlone che abbiamo conosciuto durante i verbali – afferma Giovanettina – serve a coprire la sua personalità violenta. Oltre a chiedere un risarcimento di 18.000 franchi, mi associo alla richiesta di pena di cinque anni di detenzione, domandata dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni».