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CANTONEPerché siamo attratti dai malvagi delle serie tv?

18.03.21 - 06:06
Le serie tv sono sempre più "cattive" e lasciano col fiato sospeso. E noi ci innamoriamo dei criminali
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Perché siamo attratti dai malvagi delle serie tv?
Le serie tv sono sempre più "cattive" e lasciano col fiato sospeso. E noi ci innamoriamo dei criminali
C'è un perchè e lo spiega Antonio Nucci, assistente dottorando al corso “Televisione: industria e linguaggi” dell’USI.

LUGANO - Dalle iconiche “I Soprano” e “Breaking Bad”, alle recenti “La Casa di Carta” e “Lupin”: sempre più spesso le serie televisive raccontano le vicende di narcotrafficanti, ladri, assassini. Eppure, il pubblico si affeziona e segue le loro vicissitudini episodio dopo episodio. Antonio Nucci, assistente dottorando al corso “Televisione: industria e linguaggi” dell’Università della Svizzera italiana, ci spiega il motivo. 

La serie televisiva è un prodotto che continua a riscuotere successo? 
«È sempre molto popolare. Negli ultimi anni le serie tv hanno vissuto un boom nella produzione, la qualità è altissima e molto spesso vi partecipano anche famose star di Hollywood. La diffusione delle piattaforme di streaming ha sicuramente alimentato questa crescita». 

In che modo lo streaming ha contribuito all’incremento della produzione di serie TV?
«Le piattaforme hanno introdotto una rivoluzione del palinsesto e della fruizione. Viene offerta al pubblico la possibilità di guardare serie televisive quando vuole, spesso permettendo il binge watching (la maratona episodio dopo episodio). Così si rischia però di far terminare il catalogo dell’offerta molto più velocemente: dunque le piattaforme devono aggiungere continuamente nuovi prodotti». 

Come mai sempre più frequentemente i protagonisti delle serie sono controversi?
«Molto spesso si tratta di personaggi che vengono scritti per essere carismatici: gli autori giocano soprattutto su questo. La figura dell’eroe con l’armatura dorata esiste ancora, ma risulta meno interessante».

Come è possibile che lo spettatore si identifichi nei così detti ‘cattivi’?
«Si tratta di un discorso psicologico legato al modo in cui i personaggi vengono presentati: spesso il male che fanno non è fine a sé stesso, ma è frutto di insoddisfazione, soprusi, rabbia e vendetta, più o meno giustificabile. Il pubblico si ritrova più facilmente nella figura dell’anti-eroe, perché ha dei difetti che rivede anche in sé, e perché gli sono permesse cose che nella vita reale nessuno potrebbe fare».   

Con il tempo ci affezioniamo dunque anche ai più infidi.
«Oltre alla scelta stilistica è da considerare il fattore temporale: se in un film la trama si svolge nell’arco di un paio di ore, nelle serie televisive la tempistica è molto più prolungata. Questo permette ai personaggi di essere raccontati in modo più approfondito, per sottolinearne le varie sfaccettature e soprattutto di sviluppare delle motivazioni credibili sul ‘perché siano diventati così’: anche i criminali vengono umanizzati e questo porta il pubblico a capire e giustificare il loro percorso». 

Come si gestisce il destino degli anti-eroi?
«In questi casi il pubblico si trova in una situazione particolare: da una parte si affeziona ai protagonisti e vorrebbe per loro un lieto fine, dall’altra comprende che si tratta di personaggi negativi e quindi vuole che paghino le conseguenze delle proprie azioni. Questo induce una sorta di dissonanza cognitiva nello spettatore, diviso tra due esiti. Il legame profondo creato sul lungo periodo, e questo ‘non sapere come finirà’, rendeno la serie appetibile». 

Da Hannibal Lecter ai colpi di genio del Professore
«L’offerta di certo non manca!», afferma Antonio Nucci. Nello sterminato universo delle serie televisive, in cui i ‘villain’ sono sempre più protagonisti, ce ne sono di tutti i tipi. Alcune interpretazioni sono indimenticabili, come per l’antropofago Hannibal Lecter, il boss mafioso Tony Soprano, il serial Killer Dexter Morgan. L’infanzia e la giovinezza di Norman Bates, il celebre protagonista dell’horror hitchcockiano “Psycho”, sono narrate in “Bates Motel”, gli adepti dell’avvocato Annalise Keating infrangono la legge di continuo in “Le regole del delitto perfetto”, Walter White s’immischia nel giro della produzione di metanfetamina in Breaking Bad, la vendicatrice Emily Thorne cerca di rendere giustizia al padre in “Revenge”. Più recentemente troviamo la gang del Professore, che sottrae milioni di euro stampati alla Zecca di Spagna in “La Casa di Carta”, e Assane Diop, che in “Lupin” cerca di emulare il celebre ladro francese.

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