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GAMBAROGNO

«Il Rodolfo non può fare questa fine, aiutatemi»

Waldis Ratti, 63 anni, "piange" per lo storico ristorante di famiglia. Un patrimonio che rischia di svanire.
«Il Rodolfo non può fare questa fine, aiutatemi»
Tio/20Minuti
Waldis Ratti, nella sala principale del Rodolfo.
«Il Rodolfo non può fare questa fine, aiutatemi»
Waldis Ratti, 63 anni, "piange" per lo storico ristorante di famiglia. Un patrimonio che rischia di svanire.
Il locale è chiuso ormai dallo scorso 31 dicembre. L'appello: «Cerco qualcuno che voglia mettersi in gioco con un progetto nuovo». Guarda il video.
VIRA GAMBAROGNO - Da quel posto sono passati personaggi illustri, come l'ex consigliere federale Kaspar Villiger o l'ex presidente del consiglio italiano Mario Monti. Ma anche tante, tantissime, persone comuni. Fa tristezza vedere lo storico ristoran...

VIRA GAMBAROGNO - Da quel posto sono passati personaggi illustri, come l'ex consigliere federale Kaspar Villiger o l'ex presidente del consiglio italiano Mario Monti. Ma anche tante, tantissime, persone comuni. Fa tristezza vedere lo storico ristorante Rodolfo di Vira Gambarogno chiuso ormai dallo scorso 31 dicembre. Il proprietario, Waldis Ratti, 63 anni, recita il “mea culpa”. «Ho pagato a caro prezzo alcune mie ingenuità».

Un cuoco coi fiocchi, ma un po' ingenuo – Ma su cosa, esattamente, Ratti sarebbe stato ingenuo? Già anni prima, il 63enne, molto noto nel Gambarogno, aveva investito sul ristorante delle isole di Brissago. Accumulando, senza rendersene conto nell'immediato, dei debiti. Nel 2015 decide di passare il Rodolfo, che sotto la sua gestione andava forte, in mani altrui e di spostarsi a Dalpe. Il risultato è che oggi il ristorante è chiuso. Chiusissimo. «Un sogno svanito. Tempi diversi? Eccessive aspettative del gestore nuovo? Purtroppo non si può tornare indietro. Inutile piangere sul latte versato». 

Ci si sentiva a casa – Ratti, che oggi gestisce l’Hotel des Alpes a Dalpe, in Leventina, e che nel 2019 ha ricevuto un importante riconoscimento da GastroTicino, non vuole che il patrimonio di famiglia finisca al macero. «Qui dentro la gente del posto si sentiva a casa. C’era un’atmosfera meravigliosa. Senza contare la cantina… Laggiù si facevano feste infinite. Mi piange il cuore nel vedere che nessuno sembra avere voglia di raccogliere una nuova sfida».

L'incognita del Covid-19 – A questo punto, però, subentra l'incognita del Covid-19. Il momento non è dei più propizi per lanciare un’attività di ristorazione. «Lo posso capire. Ma se uno viene a vedere cosa c’è qui dentro, se ne innamora. Ci sono oggetti che hanno fatto parte delle nostre tradizioni passate, c’è cultura, c’è storia. Questa osteria ha oltre 150 di vita».

Un patrimonio da salvare – Ferri da stiro, paioli, macinini da caffè, attrezzi per la lavorazione del vino… Basta dare un’occhiata al video realizzato da Tio/20Minuti per rendersi conto del tipo di oggettistica ancora presente al Rodolfo. Paragonabile a quella che potrebbe trovarsi in un museo di storia rurale. Il costo dell’edificio è di 850.000 franchi.

A due passi dal lago – «Il mio più grande desiderio – sospira Ratti – è di trovare qualcuno che raccolga questa eredità, con idee nuove, magari creando uno spazio dedicato ai prodotti del luogo. Siamo praticamente a due passi dal lago, la cornice è suggestiva. Chiaro, bisogna avere voglia di rimboccarsi le maniche, di “starci dietro”. Io l’ho fatto a lungo, la vita è davvero strana».  

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