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La Fanta svizzera? Ha meno della metà dell’arancia di quella italiana

Uno studio comparativo su prodotti alimentari uguali, ma di diversi paesi, evidenzia differenze significative
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La Fanta svizzera? Ha meno della metà dell’arancia di quella italiana
Uno studio comparativo su prodotti alimentari uguali, ma di diversi paesi, evidenzia differenze significative
Gli alimenti analizzati in Svizzera hanno raggiunto i gradini più bassi della classifica
LUGANO - Vi siete mai chiesti perché un sorso di Fanta acquistata in Svizzera abbia un sapore diverso rispetto a quella comperata in Italia? Spesso ciò lo si giustifica con la provenienza differente degli ingredienti utilizzati. Non tut...

LUGANO - Vi siete mai chiesti perché un sorso di Fanta acquistata in Svizzera abbia un sapore diverso rispetto a quella comperata in Italia? Spesso ciò lo si giustifica con la provenienza differente degli ingredienti utilizzati. Non tutti però immaginano che, a parità di prodotto, nelle diverse nazioni può variare (e anche di molto) la qualità di ciò che si sta per andare a consumare. Quella Svizzera è più elevata? In alcuni casi sembra di no.

Il test europeo - Un test comparativo è stato effettuato di recente dal Centro comune di ricerca della Commissione Europea, che ha messo a confronto gli ingredienti di 1.380 prodotti in 19 paesi. Da questa analisi sono emerse differenze importanti nella qualità e nella quantità degli ingredienti (ad esempio grassi, tasso di sale e di zucchero). Ciò, malgrado i grandi marchi utilizzino per i propri prodotti alimentari imballaggi e denominazioni identiche, o quantomeno molto simili. 

E quello svizzero - La Svizzera non era inclusa nel confronto, ma - come riferisce l'Associazione consumatori della Svizzera italiana (ACSI) - un’indagine simile è stata portata avanti dalla Fédération Romande des Consommateurs tramite la comparazione di alcuni prodotti disponibili sul mercato svizzero con gli equivalenti di altri paesi.

Bassa qualità - Non sono mancate le sorprese. In generale, i prodotti venduti in Svizzera si allineano con i paesi dove la qualità è più bassa. Degli esempi? La Fanta acquistata in Svizzera contiene un tenore di succo d’arancia del 5% (come in Romania e Ungheria). In Italia è del 12%, in Francia del 10%. Il thé freddo Fusetea venduto in Svizzera contiene soltanto lo 0,1% di succo di frutta (come a Cipro e in Bulgaria), a fronte del 5% in Danimarca, Francia e Olanda. 

Oppure il Nesquik: la versione spagnola contiene più cacao di quella elvetica, che d’altra parte è più zuccherata della versione bulgara. Il confronto è stato effettuato anche sul mais Bonduelle (quello svizzero è più salato di quello olandese) e il brodo Knorr (contiene meno verdure, sempre rispetto alla versione olandese). E infine sullo yogurt Activia: quello svizzero ha una percentuale più bassa di fragole (8%) rispetto a quelli prodotti in Germania, in Polonia, nei paesi Bassi, in Francia in Bulgaria e Ungheria.

Le giustificazioni - Come giustificazione per questo valzer di ingredienti i produttori citano le diverse leggi locali, i differenti concorrenti nei vari mercati e le preferenze dei consumatori.

Non bisogna generalizzare - Lo studio europeo (ma di riflesso il concetto è valido in termini assoluti) puntualizza che è comunque inopportuno concludere per deduzione che i risultati tratti dalla analisi di alcuni alimenti possa essere generalizzabile per l’intero panorama di prodotti presenti sul mercato. Certo è che i pochi dati forniti non fanno ben sperare. 

«Né pericolosi, né ingannevoli»

«Il tenore di zucchero di una bevanda, o quello di frutta vera che c'è in uno yogurt, è regolato dal mercato», sottolinea il direttore del laboratorio cantonale, Marco Jermini. «Nostro compito è verificare che il prodotto sia conforme alla legislazione svizzera. Poi ogni Paese ha le sue politiche nutrizionali. Alcuni hanno introdotto l'etichetta "semaforo" che specifica i prodotti più genuini, classificati con il verde, da quelli che lo sono in parte, "arancioni", o lo sono meno, "rossi". Nei casi qui presi in esame non ci sono alimenti non conformi. Sono solo preparati in modo diverso, sfruttando l'ampio margine che la legge concede. Ma non sono né pericolosi, né ingannevoli. Il consumatore, in ogni caso, ha tutti gli elementi per poter operare una scelta. Basta guardare l'etichetta. Poi è chiaro, tutto quello che è "trasformato" è sempre qualitativamente inferiore al prodotto naturale. Una spremuta d'arance, nella stagione giusta, non può certo essere paragonabile a una bibita all'arancia».
 

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