Quarant’anni fa fu il giorno della terribile alluvione

Tra il 7 e l’8 agosto del 1978 il Ticino fu colpito dalla sua più devastante catastrofe naturale dello scorso secolo. Il bilancio fu di 7 morti
Tra il 7 e l’8 agosto del 1978 il Ticino fu colpito dalla sua più devastante catastrofe naturale dello scorso secolo. Il bilancio fu di 7 morti
LOCARNO - Strade interrotte, paesi isolati senza corrente elettrica, fiumi straripati dai propri argini, sette vite strappate e oltre duecento milioni di franchi dell’epoca di danni. Sono trascorsi esattamente 40 anni da quel terribile nubifragio che, tra il pomeriggio del 7 agosto 1978 e le prime ore del giorno successivo, si scatenò sul Ticino seminando morte e distruzione.
Sull’arco di 24 ore - ricorda MeteoSvizzera - nel Sopraceneri caddero in media 185 litri per metro quadrato; poco meno di un decimo del volume del Lago di Lugano. Un valore ad oggi mai più replicato durante alcun evento. A farne le spese furono soprattutto le zone dell’Alta Mesolcina, della Calanca, la Valle di Blenio, la Val Maggia, la Valle Onsernone e le Centovalli. Un’area vastissima sulla quale si riversò l’equivalente d’acqua di quanto ci si aspetta normalmente sull’arco dell’intero mese di agosto.
Un «maltempo perfetto», ricordano da Locarno Monti, in cui due masse d’aria dalle caratteristiche estremamente diverse, una fredda proveniente da nord e una calda e umida proveniente da sud, si scontrarono tra loro. Quel pomeriggio a Lugano le colonnine segnavano 25 gradi, a Locarno invece solo 15. Il lungo “duello” si protrasse per quasi 12 ore e al termine il Governo ticinese decretò lo stato di catastrofe.
Previsioni “a mano” - Per quanto repentino e violento nello svilupparsi, quel nubifragio non fu del tutto una sorpresa. Nei giorni precedenti al 7 agosto, le previsioni dell’allora Osservatorio ticinese di Locarno-Monti annunciarono infatti l’arrivo di tempo «molto nuvoloso, con precipitazioni temporalesche anche abbondanti», azzeccando pure la durata dell’evento. A sorprendere furono piuttosto l’estensione del fenomeno e in particolare gli enormi quantitativi di acqua riversati su quelle zone (e in seguito passati alla storia). Limiti imposti agli addetti ai lavori da strumentazione e metodi di un’epoca in cui si lavorava ancora “a mano”.









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