Roberto Rivera attacca e denuncia il procuratore
L'ex trader italiano, sotto inchiesta da anni, ha presentato una querela per induzione indebita lo scorso 8 gennaio
LUGANO - Roberto Rivera è passato all’attacco. Lo scorso dicembre, l’ex trader italiano - a nove anni dall’inizio della sua odissea giudiziaria, con le accuse a suo carico per riciclaggio, bancarotta fraudolenta, falso in documenti, amministrazione infedele, appropriazione indebita ed istigazione a delinquere - aveva incassato l’ennesimo “no” dal Ministero per il dissequestro dei suoi capitali.
A meno di due mesi di distanza dalla sentenza della Camera dei reclami penali che gli ha riconosciuto una «denegata e ritardata giustizia», il 48enne comasco - riferisce il Caffé nella sua edizione odierna - ha denunciato per «induzione indebita» sia i magistrati comaschi che il procuratore Andrea Giannini, responsabile del suo caso da quattro anni e curatore fallimentare di AstonBank.
Un affondo che trova origine in due fattori: l’assenza di prove a carico dell’ex trader e il fatto che, da alcuni anni, la magistratura tenta di convincerlo a siglare un accordo, con la promessa di rinunciare al procedimento. «È evidente che il caso - si legge nelle pagine della denuncia - comprende un’ipotesi di comportamento di induzione indebita esercitato da soggetti pubblici che, abusando delle proprie qualità e funzioni, pongono in essere nei confronti di Rivera un’attività di suggestione, persuasione, di pressione morale affinchè paghi indebitamente una somma di denaro».
Rivera, che in Ticino è rappresentato dall’avvocato Marco Broggini, però non ci sta e lo scorso 8 gennaio è passato all’attacco presentando la denuncia alla procura di Como.




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