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SVIZZERA«Pensiamo che i dipendenti siano spesso meglio protetti sul posto di lavoro che a casa»

20.01.21 - 09:00
Martin Hirzel, nuovo presidente di Swissmem, è contrario all'obbligo di telelavoro
KEYSTONE
Il nuovo presidente di Swissmem Martin Hirzel è contrario all'obbligo di telelavoro.
Il nuovo presidente di Swissmem Martin Hirzel è contrario all'obbligo di telelavoro.
Fonte Ats Awp
«Pensiamo che i dipendenti siano spesso meglio protetti sul posto di lavoro che a casa»
Martin Hirzel, nuovo presidente di Swissmem, è contrario all'obbligo di telelavoro

ZURIGO - Il nuovo presidente di Swissmem Martin Hirzel non è contento della politica sul coronavirus del Consiglio federale: in un'intervista rilasciata alla Neue Zürcher Zeitung (NZZ) di oggi si è espresso in particolare contro l'obbligo del telelavoro, affermando che la generalizzazione dell'home office impedisce la realizzazione di compiti essenziali.

«Ci sono molte cose che non si possono fare da casa», ha detto Hirzel. «Siamo sempre stati contrari a questo (...) pensiamo che con i nostri protocolli di protezione, i dipendenti siano spesso meglio protetti sul posto di lavoro che a casa».

«Abbiamo iniziato l'anno 2021 in modo ottimistico. Con la vaccinazione, si vede una luce in fondo al tunnel. E ora il Consiglio federale impone di nuovo un duro lockdown, che porterà a una grande incertezza nella popolazione e imprese, oltre naturalmente a peggiorare il clima degli investimenti», dichiara il presidente dell'associazione padronale svizzera dell'industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica.

Aprire le frontiere per salvare il settore - Martin Hirzel non chiede alle autorità un piano di rilancio, ma semplicemente buone condizioni di ripresa. In cima alla lista c'è l'abolizione dei dazi doganali, una misura che «non danneggerebbe nessuno», secondo il presidente di Swissmem. «Per avere successo, abbiamo bisogno di personale ben formato, dobbiamo essere innovativi e abbiamo bisogno di accedere ai mercati mondiali».

A titolo di esempio, Hirzel cita l'Indonesia, in cui l'emergenza della classe media presenta grandi opportunità per l'industria svizzera. Inoltre, stigmatizza i dazi dell'importazione «proibitivi» che possono arrivare fino al 30%. Lo sbocco principale dell'industria MEM elvetica rimane l'Unione europea, con la quale il Paese deve assolutamente assicurarsi accordi quadro, continua il presidente di Swissmem.

Speranza prudente di ripresa - «Mi aspetto fermamente una ripresa a partire dalla metà dell'anno», continua Hirzel. La rapidità del ritorno all'attività dipenderà tuttavia dalle campagne di vaccinazione avviate in Svizzera negli ultimi giorni. «Dobbiamo di nuovo poter lavorare e viaggiare normalmente», chiede il presidente di Swissmem. «Il secondo semestre (del 2021, ndr) ha un enorme potenziale, tanto più che in Europa e negli Usa stanno per essere attuati enormi programmi di rilancio economico», afferma Hirzel.

Per quanto riguarda l'evoluzione prevista dell'occupazione, ritiene che sia ancora troppo presto per trarre una conclusione definitiva. Il ricorso al lavoro ridotto ha permesso a molte aziende di affrontare la crisi senza far crollare i conti.

Resta da vedere se la fine degli aiuti porterà a un'ondata di fallimenti. «Nel complesso, sono ottimista. Non mi aspetto drastici tagli di posti di lavoro nel nostro settore», conclude. 

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