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ALINE PRADA

Perché dire No all’Iniziativa per la responsabilità ambientale

Aline Prada, deputata UDC in Gran Consiglio e Cogestrice azienda agricola
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Fonte red
Perché dire No all’Iniziativa per la responsabilità ambientale
Aline Prada, deputata UDC in Gran Consiglio e Cogestrice azienda agricola
Questa iniziativa potrebbe avere conseguenze molto più gravi di quanto sembri. Il nostro stile di vita è frutto di decenni di progresso tecnologico e industriale, che hanno reso indispensabili beni e servizi prodotti dalle aziende. Il consumismo, c...

Questa iniziativa potrebbe avere conseguenze molto più gravi di quanto sembri. Il nostro stile di vita è frutto di decenni di progresso tecnologico e industriale, che hanno reso indispensabili beni e servizi prodotti dalle aziende. Il consumismo, che piaccia o no, è il motore dell’economia: sostiene imprese, lavoratori e famiglie.

Bloccare questo meccanismo significherebbe compromettere l’intero sistema, non si può tornare indietro senza pagarne il prezzo. L’attuale tasso di autoapprovvigionamento alimentare è debole, intorno al 50%, e la popolazione continua a crescere. Produrre meno per consumare meno è un’utopia: pensiamo davvero di poter imporre il nostro modello al resto del mondo? Un controllo della merce in arrivo in Svizzera comporterebbe un onere insostenibile per il nostro Paese. E i prezzi? Se le aziende dovranno produrre meno, compensare con aumenti sarà la loro unica soluzione.

Servizi e beni costeranno di più, mentre le derrate alimentari svizzere, già più care per la loro qualità, diventerebbero quasi inaccessibili. E a quel punto, chi avrà il coraggio di spiegare ai cittadini perché devono pagare ancora di più? La scusa della "qualità" non reggerà più: i prodotti svizzeri sono già un’eccellenza, ulteriori restrizioni non farebbero altro che danneggiare produttori e consumatori.

C’è poi il rischio della fuga delle aziende. Costi più alti, margini ridotti e vincoli più stretti potrebbero spingerle a trasferirsi, con gravi conseguenze per l’occupazione e l’economia. Chi ne pagherebbe il prezzo? Facile: tutti noi. Infine, i tempi di attuazione. Dieci anni? Irrealistico. Cambiamenti così drastici richiedono tempo, e imporre scadenze rigide porterà solo a scelte affrettate con conseguenze devastanti. Abbiamo voluto il progresso e il benessere: ora non possiamo illuderci di tornare indietro senza pagarne il conto. Il mondo alla “Mulino Bianco”? Non è mai esistito.

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