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L'OSPITEPerché oggi è tanto difficile essere liberali

04.02.21 - 19:30
Cristiano Poli Cappelli, Candidato PLR al Consiglio Comunale
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Perché oggi è tanto difficile essere liberali
Cristiano Poli Cappelli, Candidato PLR al Consiglio Comunale

Non è sempre facile comunicare il proprio liberalismo. Domandiamoci perché. Essere liberale significa porre al centro l’individuo, in contrapposizione alla cieca sottomissione di un potere ad esso superiore. Significa guardare alle forme di governo con una prospettiva più personale e che non perda mai di vista l’identità di ogni singolo: anche contro quella che Tocqueville chiamava “Tirannia della maggioranza”, ovvero il concetto per il quale, ad esempio, schiaccianti maggioranze possano eleggere dei despoti che abroghino la libertà di stampa, i partiti di opposizione, imporre norme che violino palesemente diritti e libertà personali. La sola e cieca fede nella maggioranza democratica potrebbe non salvare uno Stato da una deriva autoritaria; il fare affidamento alla maggioranza non ci garantisce di vivere in uno stato libero, ancor prima che liberale.

Essere liberale consiste, in questo senso, nel coltivare l’idea del dubbio, l’idea che esistano diverse visioni, altrettanto valide, su come giungere ad un determinato obiettivo.

Liberalismo significa sottolineare una visione post-moderna dell’uomo, che sa che lo sviluppo sociale, scientifico, politico nascono dal dubbio, dallo scambio di opinioni, dal fatto di seguire strade completamente diverse da quelle già battute.

In questo momento storico, in cui il vento populistico spira oramai in tutto il mondo, cosa ne è della democrazia liberale?

Personalmente, non riesco ad accettare che cada sotto i colpi inferti da uno spirito tanto anti-individualista quanto anti-pluralista tipico del populismo che vuole atterrire l’indifeso cittadino, con un falso moralismo di facciata che identifica il pericolo nell’”altro da sé” ed in lui vede la minaccia costante e la causa di tutti i mali del mondo. Chi sia questo “altro da sé” lo si stabilisce volta per volta: i Messicani che superano il confine, i frontalieri che rubano il lavoro, gli africani che invadono le città italiane, il politico che fa parte dell’altra fazione o chi, semplicemente, osa esprimere un’opinione diversa dalla nostra.

Il problema di tutti i populismi è che fanno presa sulle insicurezze, sulle paure, legittime, e sul fatto che spesso i cittadini si trovano disarmati di fronte a meccanismi di governo che appaiono più come strutture machiavelliche e infernali che come baluardi che vadano a difesa del cittadino. Ciò che deve migliorare il pensiero liberale è la sua capacità di comunicare con forza che gli ideali su cui si fonda il liberalismo coincidono con gli ideali di ognuno di noi e che la libertà non esiste e non esisterà mai senza conflitto - conflitto di idee, incruento - come non mancava di ripetere Benedetto Croce: non esiste, guai se esistesse, una società paradisiaca o idilliaca in cui ci sia totale uniformità di idee, di pensieri, di fedi. Il liberale crede nella diversità perché sa che la libertà esiste solo nella contrapposizione di idee. È proprio in questo continuo confronto che esiste la libertà. Il vero dramma di una Società ha inizio quando essa non comprende più quanto questo conflitto sia importante.  

Churchill, alla caduta del fascismo, scrisse un messaggio al popolo italiano: Vi saranno condizioni uguali per i poveri e per i ricchi, per i singoli cittadini così come per i funzionari di Governo?

I diritti del’individuo, subordinatamente ai suoi doveri nei confronti dello Stato, saranno mantenuti, difesi, esaltati? Il tema centrale è questo: mantenere vivi i diritti dell’individuo, le sue peculiarità; sviluppare le potenzialità di ogni individuo, nel rispetto dei doveri nei confronti dello stato. Ecco perché è così difficile essere liberali oggi. Perché è sempre più forte l’idea che lo stato debba imporre un’uguaglianza artificiale che umili la diversità. L’egualitarismo è una concezione che porta al mondo delle api, allo svuotamento dell’individualità. Bisogna distinguere tra egualitarismo ed eguagliamento, ovvero la tendenza a ridurre le differenze economiche e l’accesso a quelle opportunità di crescita dell’individuo. Dare a tutti la possibilità di esprimere le proprie idee, di vivere delle proprie passioni o sviluppare i propri talenti. Il risultato di queste evoluzioni individuali non sarà una società di automi ma una società di individui pensanti, con una loro capacità di vivere nel mondo e di trovare il loro posto nella società. Questa è la nuova sfida del liberalismo: credere fermamente nella propria visione dell’individuo e uscire dalla retorica delle soluzioni semplici.

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