Anche questa è pedopornografia

È illegale modificare immagini pornografiche di adulti ringiovanendoli fino a farli sembrare minorenni. Lo ha stabilito oggi il Tribunale federale.
LOSANNA - Immagini o video pornografici con adulti ringiovaniti digitalmente per sembrare minorenni sono illegali. Lo ha stabilito il Tribunale federale confermando la condanna emessa nei confronti di un uomo dalla giustizia zurighese.
Ringiovanimento digitale - Nel 2023 il Tribunale zurighese aveva condannato l’uomo a una pena pecuniaria sospesa e a una multa per i reati di pornografia dura, rappresentazione di cruda violenza e violazione della legge sugli stupefacenti. L’uomo aveva condiviso su Instagram un video pornografico che mostrava una ragazza in età prepuberale. L’attrice era però in realtà "pseudo-minorenne": il video era stato modificato tramite una tecnologia di ringiovanimento digitale.
Anche virtuale - Dal 2014 il Codice penale punisce non solo la pornografia minorile reale, ma anche quella “non reale”, ha ricordato il Tribunale federale nella sentenza pubblicata oggi. La pornografia minorile “non reale” comprende anche contenuti creati esclusivamente in modo virtuale.
In una sentenza pubblicata oggi, il TF ribadisce che il Codice penale, dal 2014, punisce non solo la pornografia infantile vera e propria, ma anche quella "non reale", che include contenuti generati in modo esclusivamente virtuale. Tuttavia, finora Mon Repos non aveva ancora sancito se la pedopornografia fittizia creata utilizzando software di ringiovanimento fosse punibile per legge.
Nei suoi lavori precedenti alla revisione del 2014, il legislatore aveva espresso preoccupazione per la difficoltà di determinare se una rappresentazione fosse virtuale o meno. Il Parlamento aveva quindi concluso che perseguire la pornografia infantile effettiva sarebbe stato più complicato se quella "non reale" fosse rimasta impunita.
Secondo i giudici losannesi, dimostrare l'età degli attori non è più semplice nei casi come questo di pornografia parzialmente virtuale. Tale problema potrebbe persino essere molto più complesso che per i cartoni animati pedopornografici, attualmente vietati. Nella loro sentenza giungono dunque alla conclusione che la pubblicazione di materiale a luci rosse con adulti ritoccati digitalmente per sembrare dei minorenni debba essere sanzionata allo stesso modo dei contenuti generati interamente al computer.



