La Procura avalla un controllo antidroga illegale e l’inchiesta va in fumo

Pasticcio della Polizia ferroviaria e della Procura: pescato in treno con l’hascisc, finisce assolto perché mancavano le premesse per il controllo
BELLINZONA - Viaggiate in treno con dell’hascisc in tasca? La Polizia ferroviaria – Legge federale sugli organi di sicurezza delle imprese di trasporto pubblico (Lfsi) alla mano – non può farvi nulla... se avete pagato il biglietto e tenete un comportamento corretto. È quanto stabilito dal giudice della Pretura penale di Bellinzona, Marco Kraushaar, che lo scorso 19 maggio ha completamente prosciolto un 25enne accusato di contravvenzione alla Lf sugli stupefacenti.
Era il 24 febbraio e il giovane stava rientrando in Ticino da Zurigo su un treno Icn, quando in zona Faido è stato controllato da una pattuglia della Polizia dei trasporti-Regione Sud. Alla vista di piercing, tatuaggi e colori giamaicani – insomma i classici luoghi comuni – gli agenti hanno chiesto al ragazzo di mostrare loro il contenuto dello zainetto. Sorpresa! Ne è sbucato un pezzetto d’hascisc del peso di 6,6 grammi. Giunti alla stazione Ffs di Bellinzona i poliziotti hanno portato il 25enne nei loro uffici dove lo hanno perquisito e interrogato. Successivamente, sulla base del controllo e delle dichiarazioni rese a verbale alla ferroviaria, il procuratore pubblico Paolo Bordoli ha decretato, in data 7 aprile, una multa di 300 franchi (o una pena di 3 giorni in caso di mancato pagamento).
Un decreto che è stato impugnato con successo dal giovane, che è stato sostenuto nella sua battaglia legale dall’Associazione cannabis ricreativa Ticino. Decisivo l’art. 4 cpv 1 della Lfsi, che indica i poteri della polizia dei trasporti. Dal momento che il 25enne era in possesso di un regolare titolo di viaggio e non aveva commesso nulla di scorretto, in concreto, come scrive il giudice, «non vi erano i presupposti per la polizia ferroviaria di poter procedere a un controllo, al fermo e al sequestro di oggetti». Ora, a sentenza cresciuta in giudicato, il ragazzo chiede la cancellazione delle informazioni raccolte durante l’indagine, nonché «la restituzione di quanto illegalmente sequestrato». A quel punto l’inchiesta sarà andata per davvero in fumo.



