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LUGANO

Precarietà, pochi soldi e pochi contratti. La fame di chi vive di teatro e danza

Ci divertono, ci appassionano, ci emozionano. Ma loro spesso vivono in difficoltà. E la Città ne è consapevole.
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Precarietà, pochi soldi e pochi contratti. La fame di chi vive di teatro e danza
Ci divertono, ci appassionano, ci emozionano. Ma loro spesso vivono in difficoltà. E la Città ne è consapevole.

LUGANO - Il panorama del teatro e della danza a Lugano si mostra dinamico, ma nasconde una realtà segnata da precarietà e difficoltà strutturali.

È ciò che è emerso dall'analisi dei dati che, dal 2021, la Divisione cultura della Città raccoglie indagando sui principali settori culturali. Da ultimo, quello delle arti sceniche, che per l'indagine in questione ha visto coinvolti 38 organizzazioni e 59 operatori individuali.

I dati confermano un settore in crescita: molte le organizzazioni nate negli ultimi anni, con un’accelerazione che segue l’apertura del LAC nel 2015.

Nonostante questo, la situazione economica e occupazionale resta fragile. Solo il 23% delle 466 attive nelle organizzazioni del settore ha un contratto a tempo indeterminato, mentre la maggior parte delle strutture operative (il 70%) chiude l’anno in perdita, dipendendo da finanziamenti pubblici e privati, biglietteria e attività didattiche per garantire la propria sopravvivenza.

Anche gli operatori individuali vivono condizioni precarie: chi lavora a tempo pieno nel settore - composto principalmente da donne (61,2%) e con un'età tra in 40 e i 49 anni (quella maggiormente rappresentata) - dichiara in media un reddito annuo di 41’846 franchi, con una mediana di 33’000 franchi. A ciò si aggiunge una limitata copertura previdenziale: la metà dei rispondenti dispone esclusivamente del 1° pilastro AVS. Questi elementi indicano la scarsa tutela sociale e previdenziale degli operatori del settore.

La scarsa tutela previdenziale e sociale, unita a contratti spesso temporanei o a chiamata per progetti specifici, evidenzia la fragilità del lavoro artistico a Lugano.

A questo si aggiunge un problema strutturale che ostacola lo sviluppo delle arti performative: la difficoltà di reperire spazi adeguati per la produzione, la creazione e le prove. La maggior parte degli operatori (80%) e delle organizzazioni (94.3%) segnala la carenza di locali accessibili a prezzi sostenibili, una criticità che limita la continuità delle attività e la possibilità di valorizzare il talento presente sul territorio.

La ricerca mostra come il settore sia culturalmente vitale, ma economicamente fragile, con professionisti spesso costretti a conciliare più attività per garantire la sopravvivenza. La Città di Lugano, secondo il Vicesindaco e Capodicastero Cultura, Sport ed Eventi Roberto Badaracco, è consapevole della situazione: «Sostenere le arti performative significa non solo finanziare le attività, ma garantire spazi adeguati e opportunità di lavoro stabili. Solo così si può valorizzare la creatività della nostra comunità.»

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