«La crisi è stata gestita male»

L’Associazione Ticinese dei giornalisti esprime «grande sconcerto e grande tristezza» per l’annuncio dell’imminente chiusura
BELLINZONA - L’Associazione Ticinese dei giornalisti esprime «grande sconcerto e grande tristezza» per l’annuncio dell’imminente chiusura, dopo 92 anni, del Giornale del Popolo. Una decisione che - sottolinea l'ATG in una nota odierna - comporta «una grave perdita per il panorama mediatico ticinese, privato di una voce originale che ha contribuito in modo significativo a garantire il pluralismo della stampa e del dibattito pubblico; e che porterà purtroppo al licenziamento di decine di colleghi e di impiegati amministrativi».
Ciò che sorprende l'ATG, però, non è solo la subitanea decisione della chiusura, determinata in larga parte dal fallimento di Publicitas (in arretrato di quattro mesi nel pagamento degli annunci già pubblicati sul giornale). «Ci amareggia il modo con cui è stata gestita la crisi del giornale da parte dell’editore, che non ha voluto entrare in merito all’ipotesi di trasformazione del quotidiano in settimanale e che nelle scorse settimane non ha coinvolto la direzione e i giornalisti nella ricerca di altre soluzioni», si legge nella nota.
L’ATG sottoscrive l’appello della direttrice Alessandra Zumthor ai sostenitori del giornale affinché la voce del GdP non scompaia: «Ricordiamo in ogni caso che di fronte a licenziamenti collettivi di una certa ampiezza vi è l’obbligo di presentare un piano sociale. Così come evidentemente esiste il dovere morale di alleviare il più possibile le conseguenze dei licenziamenti per colleghi che, qualcuno da più di 20 anni, hanno dedicato ogni energia e impegno per garantire l’uscita e la qualità del giornale».




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