Da bambino balbuziente a giardiniere innovatore: i segreti di Reto Eisenhut, l’uomo che ha trasformato il parco botanico di Piazzogna in un’oasi verde da record
GAMBAROGNO – Da bambino balbuziente a giardiniere innovatore. Storia di Reto Eisenhut, classe 1969, d’origine appenzellese, l’uomo che nell’ultimo decennio ha trasformato il parco botanico del Gambarogno, a Piazzogna, in un’oasi verde da record. Le cifre, diramate negli scorsi giorni in occasione della riapertura della struttura, parlano da sole: oltre 1000 varietà di camelie, 450 specie di magnolie (e nessuno ne conta altrettante al mondo), 400 di alzalee e rododendri. A mettere in piedi tutto questo, nel 1954, papà Otto Eisenhut, oggi 83enne. “E pensare – racconta Reto – che io all’inizio non volevo neanche curarlo questo parco. Giravo il mondo, i cinque continenti. Ma il destino e la malattia di mio padre mi hanno riportato qui”.
Figliol prodigo - È come il figliol prodigo, Reto. Che torna a casa, per cause di forza maggiore, dopo avere attraversato Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Canada, Asia… Poco più che ventenne, Reto macina chilometri su chilometri, viaggia in lungo e in largo. Accanto a lui, la sua compagna di sempre, Daniela. “Siamo assieme ormai da 25 anni – sottolinea –. Dopo l’apprendistato di vivaista a Zurigo ho deciso di girare, di fare esperienze. Dapprima in Germania, dove ho seguito una formazione supplementare. Poi nel resto del pianeta. Daniela è venuta con me ovunque. Tutte le persone, quando sono giovani e non hanno ancora famiglia, dovrebbero partire, vivere situazioni che aprano la mente”.
Il gioco del destino - A 27 anni, tutto cambia per Reto. Le precarie condizioni di salute dei genitori, alcuni problemi finanziari in famiglia. E quel parco da mandare avanti. “Mio padre non ce la faceva più, non era più in grado. E allora mi sono rimboccato le maniche, ci ho messo l’anima, anche se all’inizio i miei progetti erano altri. Con il tempo è sbocciata la passione. D’altra parte io sono abituato alle situazioni difficili. Da piccolo ero balbuziente. Solo l’impegno del centro orto logopedico dell’istituto Sant’Eugenio a Locarno è riuscito a farmi guarire”.
Contatti di prestigio - Oggi Reto ha contatti importanti, in tutto il mondo, con parchi botanici di livello internazionale. “La mia esperienza a spasso per il mondo mi è servita per tessere una rete prestigiosa. Ho amicizie forti, che mi danno consigli preziosi. E così porto avanti la mia filosofia creativa. Se oggi il nostro parco vi appare in splendida forma, è grazie anche al contributo di chi mi dà suggerimenti utili. Qui arrivano anche personaggi di alta caratura, mi fanno i complimenti e io ne vado fiero”.
Vacanze al minimo - Tra quei sentieri, Reto ci sta per 12 mesi all’anno. Per lui la parola vacanza è ormai un lontano ricordo. “Prima stavo dall’altra parte del globo. Ora mi muovo da qui un paio di giorni all’anno. Porto, comunque, avanti una tradizione di famiglia, è una soddisfazione. La burocrazia ogni tanto mi dà qualche apprensione, ma quando guardo le camelie e le magnolie fiorite il morale si rialza subito”.
Mancanza di creatività - Poi esplicita alcuni concetti che fanno parte del suo credo. “In Ticino il clima è eccezionale, ma in molti non se ne rendono conto. In generale da noi poi manca la creatività nell’ambito di come sono organizzati gli spazi verdi. È un peccato, bisognerebbe osare di più, uscire dagli standard, manca personalità ed è su questo che insisto nel nostro parco. Vorrei riuscire a portare qui la passione per la bellezza. Il problema non è solo ticinesi. Sono pochi i popoli che badano a questi aspetti nel mondo”.