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GAMBAROGNO"Stavo conquistando il mondo, poi le camelie mi hanno chiamato"

31.03.14 - 07:31
Da bambino balbuziente a giardiniere innovatore: i segreti di Reto Eisenhut, l’uomo che ha trasformato il parco botanico di Piazzogna in un’oasi verde da record
Foto D. Rotondo
"Stavo conquistando il mondo, poi le camelie mi hanno chiamato"
Da bambino balbuziente a giardiniere innovatore: i segreti di Reto Eisenhut, l’uomo che ha trasformato il parco botanico di Piazzogna in un’oasi verde da record

GAMBAROGNO – Da bambino balbuziente a giardiniere innovatore. Storia di Reto Eisenhut, classe 1969, d’origine appenzellese, l’uomo che nell’ultimo decennio ha trasformato il parco botanico del Gambarogno, a Piazzogna, in un’oasi verde da record. Le cifre, diramate negli scorsi giorni in occasione della riapertura della struttura, parlano da sole: oltre 1000 varietà di camelie, 450 specie di magnolie (e nessuno ne conta altrettante al mondo), 400 di alzalee e rododendri. A mettere in piedi tutto questo, nel 1954, papà Otto Eisenhut, oggi 83enne. “E pensare – racconta Reto – che io all’inizio non volevo neanche curarlo questo parco. Giravo il mondo, i cinque continenti. Ma il destino e la malattia di mio padre mi hanno riportato qui”. 

Figliol prodigo - È come il figliol prodigo, Reto. Che torna a casa, per cause di forza maggiore, dopo avere attraversato Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Canada, Asia… Poco più che ventenne, Reto macina chilometri su chilometri, viaggia in lungo e in largo. Accanto a lui, la sua compagna di sempre, Daniela. “Siamo assieme ormai da 25 anni – sottolinea –. Dopo l’apprendistato di vivaista a Zurigo ho deciso di girare, di fare esperienze. Dapprima in Germania, dove ho seguito una formazione supplementare. Poi nel resto del pianeta. Daniela è venuta con me ovunque. Tutte le persone, quando sono giovani e non hanno ancora famiglia, dovrebbero partire, vivere situazioni che aprano la mente”.

Il gioco del destino - A 27 anni, tutto cambia per Reto. Le precarie condizioni di salute dei genitori, alcuni problemi finanziari in famiglia. E quel parco da mandare avanti. “Mio padre non ce la faceva più, non era più in grado. E allora mi sono rimboccato le maniche, ci ho messo l’anima, anche se all’inizio i miei progetti erano altri. Con il tempo è sbocciata la passione. D’altra parte io sono abituato alle situazioni difficili. Da piccolo ero balbuziente. Solo l’impegno del centro orto logopedico dell’istituto Sant’Eugenio a Locarno è riuscito a farmi guarire”.         

Contatti di prestigio - Oggi Reto ha contatti importanti, in tutto il mondo, con parchi botanici di livello internazionale. “La mia esperienza a spasso per il mondo mi è servita per tessere una rete prestigiosa. Ho amicizie forti, che mi danno consigli preziosi. E così porto avanti la mia filosofia creativa. Se oggi il nostro parco vi appare in splendida forma, è grazie anche al contributo di chi mi dà suggerimenti utili. Qui arrivano anche personaggi di alta caratura, mi fanno i complimenti e io ne vado fiero”. 

Vacanze al minimo - Tra quei sentieri, Reto ci sta per 12 mesi all’anno. Per lui la parola vacanza è ormai un lontano ricordo. “Prima stavo dall’altra parte del globo. Ora mi muovo da qui un paio di giorni all’anno. Porto, comunque, avanti una tradizione di famiglia, è una soddisfazione. La burocrazia ogni tanto mi dà qualche apprensione, ma quando guardo le camelie e le magnolie fiorite il morale si rialza subito”. 

Mancanza di creatività - Poi esplicita alcuni concetti che fanno parte del suo credo. “In Ticino il clima è eccezionale, ma in molti non se ne rendono conto. In generale da noi poi manca la creatività nell’ambito di come sono organizzati gli spazi verdi. È un peccato, bisognerebbe osare di più, uscire dagli standard, manca personalità ed è su questo che insisto nel nostro parco. Vorrei riuscire a portare qui la passione per la bellezza. Il problema non è solo ticinesi. Sono pochi i popoli che badano a questi aspetti nel mondo”. 

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