Julius Bär e i suoi licenziamenti fanno tremare (ancora) il mondo bancario svizzero (e ticinese). Ne abbiamo parlato con Natalia Ferrara.
LUGANO - Julius Bär intende tagliare 400 posti di lavoro. La notizia, giunta negli scorsi giorni come un fulmine a ciel sereno vista l'impennata dei profitti contabilizzata dall'istituto zurighese nel 2024, preoccupa l'intero mondo bancario svizzero e non fa dormire sonni tranquilli nemmeno alla piazza finanziaria ticinese. A Lugano, infatti, Julius Bär ha una sede che attualmente impiega 140 persone.
Al momento numeri su (eventuali) licenziamenti nella sede ticinese non se ne possono fare. Anche se la situazione - in Ticino come nel resto della Svizzera - appare complicata, soprattutto per coloro che lavorano nel settore amministrativo.
«Rischio serio per Lugano» - Su questa (ennesima) pagina nera del settore bancario elvetico abbiamo contattato la vice presidente dell'Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB) Natalia Ferrara, che come la sua associazione si è detta «preoccupata» della situazione ma ha promesso battaglia. «Per noi - esordisce - si tratta di tenere alta l’attenzione, perché il rischio per il Ticino, per la sede di Lugano, è serio».
L'obiettivo per l'ASIB e Ferrara, d'altronde, è chiaro: ridurre e contenere i licenziamenti. Sia in Svizzera. Sia a Lugano. «Ogni riduzione - sottolinea l'avvocata - sarebbe estremamente dolorosa, non solo per i singoli, per le persone toccate, ma anche per l’esistenza della sede in futuro e per il ruolo di questa storica e solida banca in Ticino in generale».
Effetto domino - Il timore è infatti che si crei una sorta di effetto domino. Con conseguenze catastrofiche. «In passato, ormai in tanti casi - ricorda Ferrara - abbiamo visto prima singoli licenziamenti, poi licenziamenti di massa, e, alla fine, la chiusura della sede, della filiale, senza che nel frattempo vi siano nuovi arrivi». Per la vice presidente di ASIB è quindi fondamentale «che la piazza finanziaria continui a esistere in Ticino con quanti più istituti diversi possibile», e «che questi posti di lavoro qualificati non vadano persi».