Il numero è in aumento costante, da alcuni anni. Ma le università offrono un quadro rassicurante. Quali corsi offrono più garanzie, e quali meno?
LUGANO - Settembre, tempo di test d'ammissione. L'inizio dei corsi universitari è alle porte: ma cosa aspetta i giovani ticinesi alla fine del tunnel? I dati non sembrano troppo incoraggianti. Il numero dei laureati senza lavoro in Ticino è aumentato progressivamente negli ultimi anni.
Le statistiche - Lo dicono i dati dell'Ufficio cantonale di statistica. Da 1518 nel 2010 a 3118 l'anno scorso: più che raddoppiati. Non così i diplomati delle scuole secondarie. Da 5973, quelli senza lavoro sono scesi a 5275 in otto anni (dopo un picco di 7068 nel 2012, annus horribilis).
I dati delle università - Il divario si riduce. Il “pezzo di carta” tanto sudato sta perdendo valore? Gli esperti assicurano di no. Ma molto dipende dal percorso di studi. Gli atenei della Svizzera italiana offrono percentuali rasserenanti: se a livello nazionale i laureati che a un anno dal master sono ancora senza lavoro sono il 4,8 per cento (Ust, 2016), all'Usi di Lugano il dato è di poco superiore, 5,5 per cento (nel 2016 erano il 6,8 per cento) fanno sapere dall'università.
Economia o teatro? - Le statistiche della Supsi danno anche un'idea dei settori più a botta sicura: il record è dei lavoratori sociali (0 per cento di disoccupati) seguito dagli insegnanti (1 per cento) e dalle professioni economiche e sanitarie (3 per cento). Meno bene invece il design (13 per cento) e l'informazione (19 per cento). Il teatro (40 per cento) sembra essere un caso a sé.
«La laurea non basta» - Il problema comunque esiste. «È sempre più necessario specializzarsi. Lauree generiche o percorsi brevi sembrano non essere più sufficienti, e non assicurare un immediato lavoro» commenta Raffaella Castagnola Rossini, a capo della Divisione cultura e studi universitari (Dcsu) del Decs. «I ragazzi vanno accompagnati verso scelte consapevoli, pur dando loro la possibilità di un ripensamento attraverso passerelle di formazione alternative». Cosa che il Cantone sta facendo con il servizio di orientamento. «Ciò non vuol dire che non si creino comunque situazioni di esubero».
Fuga di cervelli? - Non è un Ticino per laureati, dunque? «Non parlerei di fuga di cervelli» rassicura Moreno Baruffini dell'osservatorio O-De dell'Usi. «I giovani lasciano il Ticino già prima di finire il percorso di studi: studiano oltre Gottardo, e spesso restano lì anche dopo». Il rimedio? «Intervenire per ridurre il mis-match, investire sul capitale umano. E portare nella Svizzera italiana nuovi corsi, come si sta facendo con la facoltà di medicina». Più università dunque, non meno.