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SIGIRINO

«Io, da aracnofobica ad amante dei ragni»

L’incredibile metamorfosi di Mabel Petrillo-Bernardi dà speranza a chi soffre di un problema che, con l’inizio della primavera, torna di stretta attualità.
«Io, da aracnofobica ad amante dei ragni»
Foto Tio/20minuti - D.Giordano
«Io, da aracnofobica ad amante dei ragni»
L’incredibile metamorfosi di Mabel Petrillo-Bernardi dà speranza a chi soffre di un problema che, con l’inizio della primavera, torna di stretta attualità.

ARACNOFOBIA

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Questi sondaggi non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.
SIGIRINO – «Da aracnofobica ad appassionata di ragni». È la storia di Mabel Petrillo-Bernardi, 41enne di Sigirino. A raccontare il suo piccolo, grande, percorso è lei stessa, in un video di Ticinonline/ 20 Mi...

SIGIRINO – «Da aracnofobica ad appassionata di ragni». È la storia di Mabel Petrillo-Bernardi, 41enne di Sigirino. A raccontare il suo piccolo, grande, percorso è lei stessa, in un video di Ticinonline/ 20 Minuti. E lo fa in un mese, quello di aprile, che per eccellenza terrorizza gli aracnofobici. «È un mese in cui la natura si risveglia – spiega Françoise Liloia, docente di corsi di desensibilizzazione dalla paura dei ragni –. In inverno i ragni non vanno in letargo. Si rintanano in buchi e fessure. Da inizio primavera in poi tornano allo scoperto».

Il ragno che spunta dalle banane – E c’è dell’altro. Perché stando a uno studio dell’istituto di zoologia dell’Università di Berna, già risalente allo scorso decennio, negli ultimi 150-160 anni è stata introdotta involontariamente in Europa una novantina di specie di ragni esotici. Colpa del riscaldamento globale. Ma anche del commercio, che ha abbattuto ogni frontiera. L’ultimo campanello di allarme è arrivato da un supermercato di Baar (Zugo), dove di recente un ragno letale è spuntato da un casco di banane, terrorizzando la clientela.   

La tegenaria domestica – Insomma, tempi duri per gli aracnofobici. Non a caso, iniziative come quella di Liloia sono gettonatissime. «In una realtà come la nostra – sottolinea l’esperta – è soprattutto la comune tegenaria domestica a spaventare. È il comune ragno marrone che popola le nostre abitazioni. Fa paura perché è brutto. Ma è innocuo, assolutamente non velenoso. E ha molto timore di noi».   

Gente che scappa e che piange – Ed è quanto Liloia cerca di fare capire ai suoi corsisti, attraverso un percorso graduale. «Spesso è la non conoscenza a farci avere pregiudizi. Al corso vedo scene di panico, gente che scappa, che piange di fronte a un ragno. Ma poi, una volta che familiarizza con l’animale, lo prende in mano, se lo fa camminare addosso. Spesso si associano questi animali allo sporco. In realtà sono pulitissimi e utilissimi all’ecosistema. Eliminano un sacco di altri insetti».

Cultura popolare e credenze – L’esperta evidenzia un altro aspetto fondamentale. «Bisogna anche dire che la cultura popolare e le credenze religiose hanno alimentato i nostri incubi. Anche il cinema e la letteratura ci hanno messo del loro. Praticamente nessun ragno al mondo ti attacca. E quelli letali sono rari. In Svizzera non ne esistono. Non abbiamo il clima giusto per fare in modo che ragni come quello "sbarcato" a Zugo possano proliferare. Nella vicina Italia, invece, ci sono varianti del ragno violino e della vedova nera. Sono due specie che possono causare problemi medici. Ma le loro conseguenze sono assolutamente gestibili e curabili».  

L’aspetto insolito – Tra chi, grazie a un corso di desensibilizzazione, è riuscito a superare le proprie paure c’è Mabel. «Sono cresciuta a Bironico, vicino a un bosco. Avevo ragni e scorpioni in casa. E ogni volta andavo in panico. Mi spaventavano anche quelle otto zampe che si muovevano in modo strano. Crescendo, la situazione non è migliorata. Anzi. La paura la traslavo anche su altri animali dall’aspetto insolito. Una volta mi è entrata una libellula in casa e sono andata in iperventilazione».

La sfida – Tutto questo fino a poco più di due anni fa. «Ho preso coraggio e mi sono presentata al corso. In quell’occasione appena ho visto il ragno sono scappata in un angolo del locale. Nei giorni successivi, ho cercato di elaborare quanto avevo appreso. Mi dicevo: “In fondo non fanno nulla, sono utili”. L’ho presa come sfida. Sono andata a cercarli. Ne ho toccato uno, poi due, poi tre. Finché mi sono abituata».       

Gestione delle emozioni – Per Mabel è una grande vittoria personale. Che applica in altri settori della sua quotidianità. «Imparare a gestire la paura dei ragni ti è utile per gestire le emozioni di tutti i giorni. Impari a tenerle a bada. A conoscere i tuoi limiti. Col tempo mi sono avvicinata anche a insetti e altri animali che prima mi facevano schifo e paura. Oggi addirittura faccio parte dei volontari dei guardiani della natura. Non avrei mai potuto farlo prima. Quando vado nei boschi e vedo un ragno lo prendo sempre in mano. Ne sono affascinata. E a Lugano, durante una recente esposizione, ho addirittura preso in braccio una tarantola. La mia vita è stata stravolta».   

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