I social scatenati sull'episodio increscioso che ha visto protagonista a un autista di Lugano e i colleghi milanesi (infuriati)
MILANO - Sta facendo discutere da una parte all'altra del confine il video, pubblicato su Facebook dal gruppo Tassisti Italiani, di un tassista luganese insultato e minacciato da alcuni "colleghi" milanesi davanti all'aeroporto di Linate. L'episodio risale a settimana scorsa, ma sui social il filmato ha innescato una valanga di polemiche tra gli addetti ai lavori.
I fatti - «Non puoi caricare qui! Vattene fuori dai co…, tornatene in Svizzera». Così è stato accolto il tassista ticinese mentre, provvisto di tutti i necessari permessi, sostava fuori dallo scalo milanese in attesa di clienti. Il filmato mostra l'uomo circondato da un gruppetto di colleghi italiani sbracciati e inferociti, che a furia di minacce e urla lo costringono ad allontanarsi. Ad accendere gli animi, evidentemente, l'esasperazione dovuta forse a un regime di concorrenza poco chiaro: «Se io vado in Svizzera a prendere i miei clienti mi fanno un c… così!» dichiara (poco elegantemente) da uno dei protagonisti della scena.
La polemica sui social - Su Facebook la polemica non si è fatta attendere. Molti i commenti infiammati: nella condanna unanime della scena «disdicevole» non manca chi difende gli aggressori di Linate: «Tutelati da nessuno - si legge in un post - Solidarietà ai colleghi costretti a fare gli sceriffi». C'è chi si impunta sul fatto che il taxi ticinese stava sostando in una corsia riservata ai "concorrenti" italiani. Chi rincara la dose con aneddoti personali: «Il collega italiano ha perfettamente ragione: la polizia di Briga mi ha fatto ritornare in Italia senza cliente». Qualcuno, infine, difende persino l'atteggiamento intimidatorio: «Non è violenza, né intimidazione: solo pretesa di rispetto delle regole. Se avesse scaricato un cliente non avrebbero certo potuto dire nulla, ma caricare a Milano è addirittura scandaloso».
I precedenti - Quel che è certo è che la tensione monta, fomentata anche dal fenomeno Uber e Ncc. Un anno fa alle nostre latitudini aveva creato polemica il caso di un tassista milanese fermato e preso a male parole da un agente di polizia nella galleria Vedeggio-Cassarate. Sull'auto viaggiava un manager del gruppo rap Club Dogo, e la notizia fece scalpore. Ma episodi del genere, da una parte all'altra del confine, evidentemente non sono così rari.
«Anche da Bellinzona e Chiasso» - Andrea Festa, presidente dell'Associazione tassisti B di Lugano, condanna l'episodio: «La scena mi lascia amareggiato, anche se capisco che gli italiani difendono il loro territorio: dovremmo farlo anche noi, con l'aiuto delle istituzioni. O dobbiamo finire in galera?». L'ordinanza che dovrebbe regolamentare il mercato dei taxi a Lugano è però bloccata in Municipio «per l'opposizione dei tassisti A». Il risultato: i tassisti Ncc italiani «dormono in auto dietro agli alberghi e al Municipio in attesa di clienti» denuncia Festa. Ma il problema «sono anche i colleghi di Chiasso, Locarno e Bellinzona che nonostante la legge glielo impedisca vengono a rubarci i clienti a Lugano. È ora di finirla».