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BELLINZONA

«Io, rinchiusa in quella casa, per 24 ore al giorno»

La triste vicenda di una badante polacca finisce sotto la lente del sindacato OCST. Lo sfogo della donna: «Non potevo uscire neanche dieci minuti per fare due passi»
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«Io, rinchiusa in quella casa, per 24 ore al giorno»
La triste vicenda di una badante polacca finisce sotto la lente del sindacato OCST. Lo sfogo della donna: «Non potevo uscire neanche dieci minuti per fare due passi»
BELLINZONA – «Ero costretta a stare rinchiusa in quella casa per 24 ore al giorno. Non potevo uscire neanche dieci minuti per fare due passi». Sono condizioni disumane quelle in cui è stata costretta a lavorare Barbara (il ve...

BELLINZONA – «Ero costretta a stare rinchiusa in quella casa per 24 ore al giorno. Non potevo uscire neanche dieci minuti per fare due passi». Sono condizioni disumane quelle in cui è stata costretta a lavorare Barbara (il vero nome è noto alla redazione), badante polacca. La sua esperienza professionale presso una famiglia del Bellinzonese si è chiusa male, dopo solo due mesi di attività. E la vicenda è finita sotto la lente del sindacato OCST. «Si tratta di un caso grave – conferma il sindacalista Carlo Vanoni –. Questa donna è stata offesa nella sua dignità e ha dovuto lavorare in condizioni disumane. Purtroppo il settore delle badanti continua a essere pieno di abusi e scorrettezze».

Per tre settimane, un doppio impegno – Una donna di origini polacche, con un diploma di assistente medico e oltre quattro anni di esperienza in Svizzera. A giugno inizia a lavorare per un signore di Bellinzona. Deve occuparsi della madre anziana, malata di Alzheimer. Nella stessa casa, vive anche la sorella dell’uomo. Che soffre di disturbi psichici. «Per tre settimane mi sono ritrovata a dovermi occupare anche di lei – spiega la badante –, benché il mio contratto non lo prevedesse. È stato terribile. Quella donna urlava, dava in escandescenze. A un certo punto l’hanno ricoverata».

Sempre a disposizione – Il vero problema, tuttavia, è un altro. Barbara è confinata tra quelle quattro mura. Non ha una vita privata. E non ha un secondo libero in settimana. Il weekend per tirare il fiato? Un optional non contemplato. «Me ne andavo al sabato mattina alle 10 e dovevo rientrare alla domenica alle 17. Mi hanno obbligata a lavorare anche nei festivi infrasettimanali. Non c’era nessuno che mi sostituisse quando io non c’ero. Si dava per scontato che io dovessi essere lì, a disposizione sempre. La mia paziente necessitava di attenzioni continue, non era autosufficiente».

Di notte, la porta aperta – «In casi del genere – puntualizza Vanoni – bisognerebbe avere almeno due badanti che si intercalano tra loro. Non è possibile che tutta la responsabilità sia sulle spalle di una sola persona. Per cinque giorni a settimana la signora Barbara è stata costretta a lavorare per 24 ore su 24». «Di notte dormivo pochissimo – ricorda Barbara –. Avevo sempre la porta aperta, in modo da sentire se la mia paziente avesse bisogno. Non era possibile che mi assentassi in alcun modo. In più non avevo la possibilità di fare il bucato e per il cibo dovevo arrangiarmi con quello che c’era in casa».

Vitto e alloggio – Dettagli non da poco visto che lo stipendio di Barbara, assunta a tempo pieno, ammonta a 2385 franchi netti. «Mi venivano trattenuti 900 franchi per il vitto e per l’alloggio. Quest’uomo sapeva che io ero in difficoltà finanziarie e se n’è approfittato». È una donna coraggiosa, Barbara. Che sta pagando la sua scelta di rivolgersi ai sindacati. «Ora quell’uomo si rifiuta di versarmi la mensilità di luglio. Dice che non avrei mai dovuto permettermi di metterlo in cattiva luce. Ma io dovevo denunciare quello che stava accadendo. Personalmente con i miei datori di lavoro precedenti non avevo mai avuto problemi. Però so che nel nostro ambito ci sono altre donne sfruttate. Non bisogna tacere di fronte alle ingiustizie».

Il coraggio – «Ho avuto modo di parlare direttamente con il datore di lavoro della signora – sottolinea Vanoni –. Si è comportato in maniera brusca e arrogante. Gli abbiamo inoltrato un precetto esecutivo. Quello delle badanti è un ambiente delicato. I ritmi sono alti, si può arrivare anche a 50 ore di lavoro settimanali, 10 ore al giorno dunque. Per non parlare del tempo notturno. Di notte una badante dorme praticamente con un occhio solo. Perché, se ha la testa sulle spalle, è preoccupata per il suo paziente. Ogni badante dovrebbe avere diritto alle sue pause. Qui non è stato assolutamente possibile. C’è anche tanto lavoro nero in giro. Le cose stanno leggermente migliorando. Ma non abbastanza».

In cerca di umanità – Barbara ora si ritrova a piedi. Licenziata in tronco per avere avuto il coraggio di ribellarsi all’ingiustizia. «Mi ricordo di essere stata anche tre giorni in casa senza vedere la luce. Amo il mio lavoro, mi piace essere utile, aiutare la gente. Però a tutto c’è un limite. Arrivare al sabato senza più forze è demoralizzante. Ho continuato a lottare perché ho una figlia e anche una nipotina a cui pensare. Adesso cerco un nuovo impiego. Spero di trovare umanità».

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