Caso Fera, parla la sorella del ragazzo morto: "Ma quale rissa, fu vera aggressione"

La famiglia di Giuseppe Fera rompe il silenzio. L'amarezza del padre. Le critiche della sorella. Appresa dal teletext la notizia dell'accusa ridimensionata nei confronti dell'uccisore di Giuseppe Fera
LUGANO - "Ma quale rissa, mio fratello è stato aggredito e ucciso". All'indomani della decisione del Procuratore pubblico Andrea Pagani di ridimensionare l'accusa nei confronti di Fabio Lai, il 28enne italiano che lo scorso 28 agosto rimase coinvolto nell'uccisione di Giuseppe Fera, la sorella di Giuseppe a nome della famiglia rompe il silenzio e sottolinea un aspetto che, a suo dire, molti giornalisti hanno ignorato.
La notizia di ieri è relativa al fatto che il magistrato ha ridimensionato l'accusa iniziale, e Lai non sarà giudicato presso le Assise criminali, ma presso le Correzionali. Una decisione presa da Andrea Pagani soprattutto sulla base del rapporto redatto dal medico legale. Referto che ha ricostruito in maniera definita “univoca” la dinamica della lite scoppiata a Lugano. Fabio Lai tirò a Fera un violento schiaffo sulla guancia sinistra, facendolo cadere all’indietro. Il 31enne di Taverne batté la parte posteriore destra del capo contro l’asfalto. E fu proprio l’impatto al suolo a provocare il decesso di Giuseppe, avvenuto in ospedale nei giorni successivi. Fera, insomma, non morì direttamente per il colpo infertogli da Lai.
Litigio o aggressione? - Riferendo di questa vicenda, spesso i giornali hanno parlato di una lite scoppiata tra Giuseppe Fera e Fabio Lai. È proprio su questa versione dei fatti che la famiglia Fera si fa avanti per bocciare la tesi del litigio. È la sorella di Giuseppe a parlare a nome della famiglia in una mail giunta in redazione in serata: "Sono Giovanna Fera - scrive - e sono la sorella di Giuseppe Fera il ragazzo che è stato AGGREDITO la notte del 28 agosto 2009. Sottolineo la parola "aggredito" perchè mi sembra che il concetto non sia stato ben immagazzinato nelle menti di voi giornalisti; difatti non si è trattato di una rissa, ma di una vera e propria aggressione, fatta oltretutto alle spalle di mio fratello".
L'attacco ai giornalisti - Poi la famiglia se la prende con i giornalisti: "Credo che per avere qualche ascolto in più o per vendere ulteriori copie dei vostri giornali, sareste disposti a tutto, ma ricordatevi che dietro a ciò c'è una famiglia che soffre per la perdita di un grande uomo e che ogni sera deve sentir parlare di Fabio Lai come un martire, una vittima della droga e in balia di questo mondo cattivo, quando dalla parte degli infami ci sta proprio lui che contribuisce a rendere l'ambiente esterno ancora più disgustoso di quanto non lo sia già e che per una battuta innocente è addirittura disposto a uccidere".
La notizia appresa dal teletext - La famiglia Fera ha appreso la decisione del Procuratore pubblico Andrea Pagani di ridimensionare la pena nei confronti di Fabio Lai leggendo ieri sera il teletext. "Sono venuto a saperlo solo questa sera leggendo il teletext: la notizia è già di dominio pubblico. Non lo trovo giusto soprattutto considerata la grande sofferenza in cui da mesi noi tutti viviamo" ha dichiarato al CdT Rosario Fera, padre di Giuseppe. E sulla decisione del procuratore pubblico, il padre non nasconde la propria amarezza: "Non so che cosa dire, provo ancora un dolore immenso, mi è morto un figlio cui avevo dato un’educazione, cui noi tutti avevamo dedicato una vita. Ora, così a caldo, mi sento in qualche modo preso in giro".




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