Patriziato intoccabile? Una petizione per abolire i contributi statali al fondo di aiuto patriziale

LOSONE - "Toccare i patriziati in Ticino è un po' come toccare le vacche sacre in India". Parola di Giorgio Ghiringhelli, del movimento il Guastafeste, nonchè consigliere comunale di Losone e patrizio di Bellinzona, che ha deciso di toccare queste "vacche sacre" lanciando una petizione per abolire il contributo statale al fondo di aiuto patriziale, un abolizione che permetterebbe allo Stato un risparmio di 1,4 milioni di franchi.
La petizione è firmata, oltre che da Ghiringhelli, anche da Tazio Fornera (municipale di Losone e patrizio di Losone), Marcus Nicora (consigliere comunale di Losone e patrizio di Muralto) e Pietro Vanetti (consigliere comunale di Losone), i quali chiedono che il Cantone non versi più alcun contributo al fondo di aiuto patriziale, e che la somma così mancante venga assunta dai patriziati più ricchi e tramite una migliore applicazione dell’art. 20 LOP (copertura del fabbisogno con il prelevamento di un’imposta per ogni fuoco patriziale).
Cos'è il fondo di aiuto patriziale?
È un fondo istituito nel 1995, amministrato dal Consiglio di Stato.
Dal 1995 al 2001 in questo fondo sono confluiti 600'000 franchi
all’anno, per un totale di 4'200'000 franchi ( di cui la metà versati
dallo Stato e l’altra metà dai patriziati il cui reddito netto
complessivo supera i 5'000 franchi all’anno). Circa il 70 % di questa
somma è stato utilizzato per finanziare migliorie alpestri (comprese le
vie di accesso e gli acquedotti) nonché opere di natura forestale
(comprese strade e premunizioni valangarie). Il resto è stato speso
prevalentemente per investimenti in beni patrimoniali e in beni
amministrativi.
A partire dal 2002 la consistenza del fondo è stata aumentata a 700'000 franchi all’anno, di cui 350'000 a carico del Cantone.
Perché mantenere in vita artificialmente i patriziati che non dispongono di mezzi per far fronte agli obblighi di legge?
E ancora: "Il fondo di aiuto patriziale serve dunque soprattutto ai patriziati più poveri per far fronte agli obblighi di legge e rimanere così in vita, e non si capisce perché debba essere lo Stato – anziché semmai far capo alla solidarietà dei patriziati più ricchi o alla tassazione dei patrizi interessati – a preoccuparsi di mantenere artificialmente in vita dei patriziati che ormai esistono quasi solo sulla carta o che sono amministrati da poche famiglie fra il disinteresse della maggioranza degli altri patrizi".




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