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INTERROGAZIONE

Mesoraca sotto accusa: ‘Ndrangheta in Ticino?

Roger Etter e Norman Gobbi - foto Ti Press
Mesoraca sotto accusa: ‘Ndrangheta in Ticino?
LUGANO - "Può sembrare eccessivo - si legge in un'interrogazione parlare che i deputati Roger Etter (UDC) e Norman Gobbi (Lega) hanno inoltrato oggi al Governo cantonale - parlare di ‘Ndrangheta in Ticino e ci auguriamo davvero che lo ...
LUGANO - "
Può sembrare eccessivo
- si legge in un'interrogazione parlare che i deputati Roger Etter (UDC) e Norman Gobbi (Lega) hanno inoltrato oggi al Governo cantonale -
parlare di ‘Ndrangheta in Ticino e ci auguriamo davvero che lo sia. Ma ci sembra anche troppo superficiale minimizzare certi fenomeni coprendoli con la filosofia buonista e che va di moda. A Lamone e a Taverne da anni gruppi di ragazzi detti “i Mesoraca” dai loro coetanei si sono resi protagonisti di risse, vandalismi, furtarelli e finanche vere e proprie aggressioni, facendola quasi sempre franca; fenomeni giovanili da non criminalizzare diceva e dice ancora oggi qualcuno (…)
".

"Quel che preoccupa - permettono ancora i due deputati - è il sostrato culturale che si viene a creare con questa cieca tolleranza; un terreno di cultura che può portare ad una vera e propria criminalità: senza una tempestiva repressione e rieducazione ai nostri valori sociali la piccola delinquenza cresce. Già nel 1998, secondo il Procuratore Pubblico Franco Lardelli, a Lamone hanno vissuto individui che intrattenevano stretti legami con la ‘Ndrangheta, e sempre lo stesso PP in un’intervista nell’aprile dello stesso anno affermava: “Abbiamo l’impressione che ci sia un tentativo di mandare in Ticino dal Sud Italia una schiera di “giovani soldati” con il compito di reclutare ed istruire i giovani di qua (…). Era l’anno del processo ai cugini Andali: narcotraffico, furti, estorsioni, “territorio protetto” nel Luganese, testimoni che ritrattavano terrorizzati e quel che era peggio normali cittadini che sembravano intimoriti, reticenti a parlare quasi Lamone fosse ridotta ad una Corleone nostrana. Da allora gli eventi criminosi si sono susseguiti nel tempo".

"L’eventuale natura delittuosa del rinvenimento del giovane V.M. sul Colle di San Zeno a Lamone il 24 febbraio 2001 rimane a tutt’oggi da chiarire. Le voci - vox populi - di “regolamenti di conti”, “atti intimidatori” e “estorsioni” echeggiano e si susseguono in modo preoccupante in tutto il Sottoceneri; il Bellavista di Balerna, la Vecchia Volpe di Taverne, il Bar Caravella a Lugano-Cassarate per arrivare all’esplosione dolosa della notte di Capodanno che ha polverizzato l’Osteria Vittoria a Taverne, fatto che ha messo in grave pericolo di vita persone residenti nelle adiacenze. Le prime indicazioni fornite dagli inquirenti confermano che gli autori materiali dell’esplosione dolosa di Taverne sono pregiudicati e membri di un clan malavitoso calabrese attivo nel Varesotto; le ramificazioni della ‘Ndrangheta nel Varesotto sono da anni note e non sorprende".

"Siamo convinti che la comunità calabrese in Ticino conta moltissimi elementi perfettamente onesti e integrati e del tutto estranei alle frange di criminalità endogena, che purtroppo per notorietà sta prevaricando la buona fede della comunità calabrese. Ma anche loro, e anzi soprattutto loro, devono essere convinti di una cosa: l’omertà non fa parte delle tradizioni ticinesi e svizzere. E c’è la netta impressione che certe frange criminali godano fin troppo dell’omertà fra i compaesani: il modo migliore per la comunità dei Mesoraca di liberarsi dal rischio di spiacevoli sospetti è dunque di denunciare i delinquenti, anche se sono vicini alla “famiglia”. Diversamente si diventa complici".

Ciò premesso Etter e Gobbi pongono cinque domande al Consiglio di Stato. Vediamole.

"Alla nostra interrogazione no 151.02 del 20 agosto 2002 Ramificazioni della ‘Ndrangheta in Ticino: quale presenza delle organizzazioni malavitose nel nostro Cantone? Con risoluzione no 4118, si risponde fra l’altro: Ogni qualvolta si ha notizia da parte di altre autorità di polizia della presenza in Ticino di personaggi dubbi, con precedenti all’estero o legati a gruppi malavitosi, da parte della polizia cantonale vengono intrapresi i passi destinati all’allontanamento. In mancanza di queste notizie il territorio cantonale è monitorato attivamente o tutto va bene?

"In un’intervista del 3 gennaio u.s. il sindaco di Taverne Brenno Ronchetti, oltre ad invitare l’autorità giudiziaria e la polizia a tutelare maggiormente la popolazione, chiede chiarezza: “In effetti è da qualche anno che si sente parlare di clan di persone di origine calabrese che si muovono ai limiti della legalità. È giunto il momento per verificare se queste voci sono vere.” Considerate le preoccupazioni più volte espresse dal Procuratore pubblico Franco Lardelli nel 1998, il susseguirsi di fatti e fatterelli illegali legati a persone di origine calabrese, cosa è stato fatto e viene fatto per monitorare questo ambiente a rischio? Cosa è stato fatto e viene fatto per combattere la troppa omertà?"

"Nel rapporto d’attività 2001 della Polizia cantonale ticinese, al capitolo della polizia giudiziaria, si segnala come la mole di lavoro svolta in ambito investigativo abbia grandemente limitato l’attività di prevenzione, obbligando gli agenti a svolgere quasi unicamente attività di tipo reattivo.Con il nuovo assetto organizzativo della Polizia Giudiziaria l’attività di prevenzione potrà essere espletata attivamente con uomini e mezzi adeguati? In caso affermativo a partire da quando?"

"La polizia italiana è concorde nell’affermare che presto anche il Ticino si troverà confrontato con rapine violente nelle abitazioni private perpetrate da stranieri di provenienza balcanica e caucasica, che operano in gruppi e che risiedono illegalmente in Italia. Per far fronte a queste tendenze e proiezioni future cosa si intende fare per garantire la protezione delle persone e dei beni privati?"

"Il concetto di polizia di prossimità elaborato nel contesto della riorganizzazione della polizia cantonale non è superato dalle tendenze e proiezioni future della criminalità?"

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