Il "voto anziano" è un problema? «Alle urne a 14 anni»

Le organizzazioni politiche giovanili hanno varie soluzioni e concordano su un solo punto: i diritti politici degli over 65 non devono essere toccati
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BERNA - Il voto degli over 65 ha un peso di gran lunga maggiore rispetto a quello degli under 30. I Baby Boomer (chi è nato tra il 1946 e il 1964) sono numericamente superiori alle generazioni successive. Inoltre, si recano alle urne il doppio delle volte.
Recentemente, la politologa Rahel Freiburghaus ha innescato un dibattito introducendo due idee potenzialmente in grado di rompere il dominio degli anziani: abolire il diritto di voto oltre una certa età e attribuire maggiore peso ai voti dei giovani.
Le organizzazioni partitiche giovanili non hanno mostrato particolare entusiasmo: dalla Gioventù Socialista ai Giovani UDC sono arrivati dei rifiuti a questa proposta. Ma quali sono le loro ricette contro il predominio degli over 65?
Giovani del Centro - «La nostra generazione va troppo raramente alle urne», afferma Benedikt Schmid, nuovo presidente dei Giovani del Centro. Ciò dipende dal fatto che molti giovani si sentono sopraffatti dalle numerose crisi globali. «Di conseguenza, smettono di impegnarsi politicamente per le proprie cause».
Schmid propone un "diritto di voto familiare": «Questo favorirebbe la discussione politica all’interno delle famiglie.» L’idea: i genitori ricevono un voto aggiuntivo da esprimere alle urne per ogni figlio. «Soprattutto su proposte molto combattute, la giovane generazione potrebbe fare la differenza», afferma. Inoltre, porterebbe – ad esempio su temi come le nuove tecnologie, come di recente l’E-ID – una prospettiva diversa rispetto a chi ha avuto il primo smartphone a cinquant'anni.
Giovani Socialisti - «I giovani vengono politicamente esclusi», afferma Mirjam Hostetmann, presidente dei Giovani Socialisti. La Generazione Z è preoccupata di questioni spesso trascurate: tutela del clima, salute mentale o aumento degli affitti. Come soluzione chiede di estendere il diritto di voto agli stranieri, che mediamente sono più giovani del resto della popolazione, e di abbassare l’età per votare a 16 anni.
«Spesso non si ha fiducia nel fatto che i giovani possano o vogliano assumersi responsabilità politiche», dice Hostetmann. Questo deve cambiare: «Quando la politica sarà fatta per e con i giovani, cambierà anche il loro comportamento rispetto al voto».
Giovani Verdi - Anche i Giovani Verdi vedono un problema nella situazione attuale: «I giovani sono colpiti più della media dalle decisioni che vengono prese oggi», afferma la co-presidente Magdalena Erni. Contemporaneamente sono sottorappresentati nei parlamenti e nei governi che prendono queste decisioni.
I Giovani Verdi vanno oltre i socialisti e chiedono che l’età per il diritto di voto venga portata a 14 anni. Inoltre chiedono investimenti in «un’educazione civica che sia comprensibile e inviti a partecipare» nelle scuole.Giovani Verdi Liberali - «Le votazioni di oggi decidono se, tra 40 anni, i ventenni avranno ancora l’AVS», afferma Loa Wild dei Giovani Verdi Liberali. Alle urne, gli anziani rendono impossibili le riforme necessarie per un finanziamento sostenibile della previdenza. Anche lei sostiene una riduzione dell’età di voto a 16 anni e la promozione dell’educazione civica e di associazioni come i parlamenti giovanili.
Giovani UDC - Nils Fiechter, presidente dei Giovani UDC, vede la questione con più distacco. Non è una novità che i giovani votino e scelgano meno spesso degli anziani. «Naturalmente è un peccato», dice Fiechter. Per questo i giovani partiti cercano di mobilitare i giovani. Ne vale sempre la pena. «Chi non rispetta il proprio voto non merita il risultato», afferma Fiechter citando il risultato molto risicato del voto sull’E-ID, che non è andato come voleva. I Giovani UDC puntano alla mobilitazione mostrando ai giovani «senza mezzi termini» cosa succede se non si assumono responsabilità.
Giovani Liberali - «Il nostro sistema rispecchia la società così com’è», sostiene Jonas Lüthy, presidente dei Giovani Liberali, che non vede un problema nell'inferiorità numerica della giovane generazione, ma piuttosto nella «diminuzione della solidarietà degli anziani nei confronti dei giovani».
Secondo Lüthy, tra «alcuni decisori» è diffusa l’idea che non valga nemmeno la pena di cercare di mobilitare i giovani. Questo è miope e pericoloso: «È dovere della politica incoraggiare la partecipazione di tutte le generazioni». Secondo Lüthy, è particolarmente efficace creare nei giovani la consapevolezza di come siano colpiti direttamente. Come esempio cita il calcolatore creato dai Giovani Liberali per la votazione sull’abolizione del valore locativo.




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