Misure che sembrano già funzionare

Dopo gli ultimi giri di vite della Confederazione, la mobilità delle persone è in netto calo. Un primo segnale positivo?
Heiner Mikosch, dell'Istituto di ricerche economiche del Politecnico di Zurigo: «Se la tendenza troverà conferma nel medio termine ci sono buone possibilità che le misure federali possano fermare l'aumento dei casi».
BERNA - Dallo scorso 19 ottobre, giorno in cui è entrata in vigore la prima stretta varata dal Consiglio federale per frenare l'impennata di nuovi casi di contagio da coronavirus, la mobilità delle persone in Svizzera ha fatto registrare un deciso calo.
Le cifre pubblicate oggi dalla SonntagsZeitung rivelano che se attorno alla metà del mese la distanza media percorsa da ogni cittadino svizzero era fissata attorno ai 20 chilometri al giorno, questa è ora calata di quasi un terzo, scendendo - dato riferito a venerdì scorso - fino a 13.9 chilometri.
Nell'ultima settimana in particolare, alla luce sia delle ultime decisioni del Consiglio federale - pensiamo al limite generale di 50 persone per gli eventi e di 15 persone al massimo per gli assembramenti - che di alcune autorità cantonali, la diminuzione è stata oltremodo marcata. Muovendosi di meno si riduce la possibilità di contatti e, di conseguenza, quella di trasmettere il virus.
Il segnale in questo senso è positivo e «se troverà conferma nel medio termine» ci saranno «buone possibilità che le misure federali possano fermare l'aumento dei casi e magari anche farlo diminuire», ha commentato Heiner Mikosch dell'Istituto di ricerche economiche del Politecnico di Zurigo. E il suo cauto ottimismo sembra essere condiviso anche dalla task force federale.




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