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Casanova: "Per Morandi ero il cancro della squadra"

L’ormai ex portiere del Lugano ha deciso di appendere i guanti al chiodo e di levarsi qualche sassolino dalle scarpette
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Casanova: "Per Morandi ero il cancro della squadra"
L’ormai ex portiere del Lugano ha deciso di appendere i guanti al chiodo e di levarsi qualche sassolino dalle scarpette
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LUGANO – Incredibile! Da giovane promessa del calcio ticinese a escluso di lusso. Il Lugano non gli ha proposto il prolungamento del contratto e Michael Casanova ha deciso di smettere con il calcio giocato. Ma qual è stato il vero p...

LUGANO – Incredibile! Da giovane promessa del calcio ticinese a escluso di lusso. Il Lugano non gli ha proposto il prolungamento del contratto e Michael Casanova ha deciso di smettere con il calcio giocato. Ma qual è stato il vero problema di questa scelta? Nella sua carriera il ticinese ha militato nel Locarno, con cui ha esordito in Challenge League, e nel Lugano. Nelle due squadre ha incontrato alcune persone, una in particolare, che gli hanno messo costantemente il bastone fra le ruote. Abbiamo discusso con Michael, che ci ha spiegato esattamente quello che ha vissuto.

Michael Casanova, perché hai deciso di smettere?
“In questi ultimi anni da professionista ho incontrato diverse difficoltà, legate innanzitutto a degli infortuni gravi e sicuramente anche ad alcuni miei limiti tecnici e di mentalità. Poi, essendo una persona molto sensibile, queste situazioni mi hanno portato a vivere momenti di disagio e anche di carenza di autostima. Oltre a ciò, ho avuto a che fare con alcune persone, prima a Locarno e successivamente a Lugano, che hanno più volte calpestato la mia dignità, ma che però, con il loro cattivo esempio, mi hanno insegnato come non vorrei mai diventare. Queste circostanze mi hanno fortificato, sono sicuro che in futuro saprò identificare con più facilità le persone che non mi vogliono bene. La ciliegina sulla torta l’ha poi messa il Lugano non rinnovandomi il contratto, io sarei rimasto”.

Chi sono queste persone?
“Mi riferisco soprattutto a Davide Morandi. Non gli sono mai andato a genio e prima ancora di averlo come allenatore mi aveva già anticipato che se avessimo collaborato insieme in un futuro, mi avrebbe messo il bastone fra le ruote e così è stato. A Locarno avevo fatto un anno strepitoso con Bordoli, poi è arrivato Morandi al suo posto e sono dovuto partire. È vero che ho ricevuto l’opportunità di andare a Lugano, ma sarei rimasto volentieri un anno in più da titolare a Locarno. Poi la sfortuna ha voluto che me lo sono ritrovato anche a Lugano”.

…e a Lugano cos’è successo?
“A Lugano mi ha fatto passare le pene dell’inferno, mi ha fatto mobbing e diceva che ero il cancro della squadra davanti a tutti. Non mi interessa essere stato titolare oppure meno con lui, un allenatore può decidere di non farmi giocare e io ho sempre rispettato tutte le scelte, qui il problema era dal punto di vista umano. Anche con Schällibaum per esempio non giocavo, ma al contrario di Morandi, lui è stato una persona importantissima, mi ha aiutato ed è stato un ottimo esempio”.

…ma come si comportava nello spogliatoio?
“È veramente un abile oratore e non sono stato l’unico ad aver subìto il suo comportamento, soprattutto a Lugano. In spogliatoio ne ha combinate di tutti i colori”.

Come mai si è accanito contro di te?
“Tutto è successo in ritiro al torneo internazionale nel 2008. All’epoca ero la riserva di Di Benedetto al Locarno e in quella settimana è stato esonerato Schönwetter, al suo posto è stato chiamato Bordoli. Appresa la notizia, Morandi, convinto di essere lui il successore sulla panchina, ha iniziato a parlare male di Bordoli. Siccome Bordoli è un mio grande amico, gliel’ho detto. Morandi è poi venuto a saperlo e ha promesso che se le nostre strade si fossero incrociate io non avrei più giocato a calcio con lui e così è stato, sia a Locarno che a Lugano”.

Non ti sei mai ribellato?
“Si, dopo tanto tempo sono riuscito finalmente ad affrontarlo nello spogliatoio e a evidenziare le sue contraddizioni. Mi ha messo fuori rosa senza nemmeno dirmelo in faccia e da li in poi ha perso il controllo della situazione”.

E Renzetti era a conoscenza della situazione?
“Con Renzetti avevo parlato, però la squadra in quel momento andava bene. Per me il presidente è una brava persona, onesta e non gli rimprovero nulla, anche se secondo me non ha avuto coraggio di credere nelle sue idee. Lui credeva molto in me, ha sempre avuto stima nei miei confronti, ma da troppi anni è circondato da persone incompetenti che fanno solo acqua al loro mulino e che non vogliono il bene del Lugano. Queste persone lo mettono sotto pressione e lo condizionano”. 

E adesso cosa farai?
“C’era stato un discorso con il Bellinzona di Bordoli, ma ho deciso di non prendere nessun tipo di impegno, fintanto che non avrò fatto chiarezza dentro me stesso. Mi sono reso conto che la passione e la voglia di rimettermi in gioco sono calate notevolmente. Poi ho 24 anni e dopo aver tentato per un certo periodo di trovare la strada verso il calcio che conta senza riuscirci e considerando anche le scarse possibilità economiche che offre il calcio ticinese, penso sia intelligente fermarsi e valutare come investire nel migliore dei modi i prossimi 4-5 anni della mia vita. Sto valutando diverse possibilità, se trovare un lavoro o iniziare l’università visto che ho frequentato la commercio di Bellinzona e possiedo sia il diploma che la maturità. Mi piacerebbe il ramo della comunicazione...”.

Davide Morandi non ha commentato le dichiarazioni di Michael Casanova

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