Partito Comunista Ticinese
BELLINZONA - l Partito Comunista ha appreso con sgomento, ma non con sorpresa, della situazione venutasi a creare con il crollo dell’istituto finanziario Credit Suisse e la conseguente acquisizione da parte di UBS.
Il processo di concentrazione dei capitali nel settore finanziario (e non solo) è una dinamica in continuo sviluppo ed è intrinseca al sistema economico in cui viviamo; una dinamica che vede i grandi colossi assorbire progressivamente le altre realtà, costituendo posizioni sempre più di monopolio.
Il governo svizzero, come già in passato con il salvataggio di UBS del 2008, si è dimostrato complice degli avidi e incapaci manager dell’istituto finanziario, attivandosi immediatamente per cercare di salvare la situazione con l’utilizzo di soldi pubblici, senza alcuna contropartita, né di tipo finanziario (da poi reinvestire a favore della collettività) né di tipo occupazionale (a garanzia dei posti di lavoro). Il tutto si traduce quindi in un vero e proprio affare solo per UBS.
Occorre quindi fare immediata chiarezza sull’utilizzo effettivo dei 9 miliardi di franchi garantiti dalla Confederazione: è scandaloso, infatti, che fra le due parti – Confederazione e vertici UBS – vi siano ancora oggi interpretazioni diverse di tale accordo. Il Partito Comunista pretende che il Consiglio federale ponga al primo posto gli interessi dei contribuenti svizzeri e dei lavoratori di Credit Suisse.
Il nuovo “mostro” finanziario UBS, scaturito da questa acquisizione, non può essere visto come la soluzione ad un problema, ma bensì come un problema che si è aggravato. La sua posizione dominante lo porterà a dettare liberamente la linea al mercato finanziario svizzero; alla faccia di quella tanto decantata “libera concorrenza”, principio su cui i nostri governanti vorrebbero basare il nostro ordinamento economico!
Il Partito Comunista deplora inoltre l’ennesimo abuso del diritto d’urgenza per superare il processo democratico di consultazione del Parlamento svizzero, già avvenuto con la pandemia e le sanzioni. I problemi di Credit Suisse erano conosciuti da diversi mesi, ma il Parlamento non è stato comunque interpellato sugli strumenti e le strategie di una possibile soluzione alla crisi.
A seguito di questa situazione il Partito Comunista esprime le seguenti rivendicazioni: La rassicurazione, da parte di UBS, non solo del salvataggio dei posti di lavoro e di un adeguato piano sociale, ma anche il risarcimento dei soldi pubblici nei prossimi anni sotto forma di tassa sui dividendi oppure – nel caso in cui UBS decidesse nel prossimo futuro di vendere quello che rimane di Credit Suisse – sotto forma di tassa sul ricavo della vendita.
Finma
La Fidnam non ha fatto il suo lavoro poi lo stato ha deciso e non c’è niente da ridire bisogna avere fiducia nelle istituzioni