Partito Comunista
La forte crescita dell’inflazione che sta investendo tutto il mondo occidentale costituisce una seria e grave minaccia al potere d’acquisto e alle condizioni di vita delle classi popolari. Conscio della gravità che potrebbe assumere questa dinamica nel corso dei prossimi mesi, il Comitato Centrale del Partito Comunista – riunito in Capriasca – formula le seguenti considerazioni.
Un’inflazione dettata dall’eccezionalità e aggravata dalla speculazione
Lo scoppio della pandemia e l’aggravarsi del conflitto in Ucraina hanno innescato una spirale inflattiva di portata da tempo sconosciuta in Occidente, con punte vicine alla doppia cifra in vari paesi dell’Eurozona. Il regime di sanzioni contro la Russia imposto da Washington e Bruxelles (e recepite passivamente da Berna) sta colpendo in particolare svariati beni essenziali come luce e gas, con gravi conseguenze sui redditi più bassi. L’eccezionalità della congiuntura economica, caratterizzata da varie strozzature delle catene di approvvigionamento e da un generale rincaro di energia, materie prime e prodotti semilavorati, non è però la causa unica dell’aumento dei prezzi al consumo. I grandi monopoli costituitisi in decenni di concentrazione capitalistica hanno infatti approfittato largamente di questa situazione per imporre dei prezzi maggiorati spesso del tutto ingiustificati. Con l’obiettivo di salvaguardare (e se possibile anche accrescere) i propri profitti, i grandi gruppi economici speculano sui prezzi dei beni essenziali (il cui consumo non può essere ridotto da un giorno all’altro) e si oppongono ad un adeguamento dei salari corrispondente al rincaro.
Un controllo pubblico del tutto insufficiente: a perderci sono lavoratori e PMI!
A fronte di questa dinamica, il controllo dello Stato sul livello dei prezzi, sull’approvvigionamento economico del Paese e sulla distribuzione dei redditi appare gravemente insufficiente. Decenni di liberalizzazioni, privatizzazioni e laissez faire fanno ora emergere una generale incapacità da parte dell’ente pubblico nel fare fronte a questi gravi sconvolgimenti economici. Per loro stessa ammissione, i funzionari federali preposti al controllo dei prezzi e a garantire le scorte di beni essenziali sono privi del potere e degli strumenti per garantire la stabilità economica e sociale. Il principio della libertà economica e gli accordi internazionali in vigore lasciano le principali variabili economiche in balia delle velleità padronali e degli Stati esteri, da cui dipendiamo in misura decisamente eccessiva per l’approvvigionamento di beni essenziali che non siamo in grado di stoccare in Svizzera (si veda l’esempio del gas, per cui la Svizzera non dispone di strutture di stoccaggio proprie e dipende completamente dalle importazioni, in particolare dalla Germania). Ancora una volta, l’arretramento dello Stato in campo economico si traduce in una estensione del potere e dei profitti dei grandi monopoli, a scapito delle classi popolari e della piccola impresa, strangolate dal rincaro e probabilmente in futuro confrontate anche con razionamenti e contingenti dei propri consumi.
Le proposte dei comunisti contro il rincaro
Sulla base di questa analisi, il Comitato Centrale del Partito Comunista rivendica: