La "surfata" finisce a colpi di pietra. Sei un turista? Occhio alle regole

Alle Canarie un episodio di localismo nel surf degenera in violenza contro due giovani venezuelani. Il surfista violento: «Mancanza di rispetto da chi viene da fuori»
Alle Canarie un episodio di localismo nel surf degenera in violenza contro due giovani venezuelani. Il surfista violento: «Mancanza di rispetto da chi viene da fuori»
TENERIFE - È bene ricordarsi che nel surf ci sono regole non scritte, che non devono essere ignorate prima di tuffarsi con muta e tavola, specie se si è alle prime armi. Una di queste è quella del localismo. In parole semplici, se sono un turista e decido di provare a cavalcare qualche onda in uno spot particolarmente appetibile per la bellezza delle sue onde, è bene prima capire chi si trova già in acqua a cercare l'onda giusta. Questo perché alle Canarie, dove è avvenuto un fatto di cronaca poco edificante, come in gran parte del mondo, la precedenza - piaccia o no - andrebbe data a chi nel posto ci è nato, poi a chi ci vive e infine, nel caso dei turisti, a chi si è guadagnato il rispetto dei "local". In caso contrario può accadere il peggio, specie se il "picco" prescelto ha spazi limitati, come nel caso di Punta Blanca, Tenerife.
L'aggressione a colpi di pietra - Qui, pochi giorni fa, due giovani turisti venezuelani decidono di iniziare la loro tanto agognata "surfata". Cosa che però non viene gradita da un surfista locale che, come viene documentato in un video, reso pubblico da Surf Español, aggredisce prima verbalmente - chiedendo agli sgraditi ospiti di andarsene -, poi fisicamente in acqua e infine a colpi di pietra sulla passeggiata in riva all'oceano, i turisti e chi li accompagnava. Un'immagine cruenta che lascia basiti e che, in questi giorni, ha fatto il giro del web tra gli appassionati delle onde. L'aggressione non ha provocato fortunatamente feriti, a parte lo stesso aggressore, che lamentava di essere stato morso dal cane che si era messo a difesa degli aggrediti.
Il surfista: «Mancanza di rispetto da chi viene da fuori» - Una storia poco edificante e ingiustificabile sulla quale però lo stesso surfista ha deciso di dire la sua a inizio settimana, ammettendo di «non essere orgoglioso» di quanto accaduto «nel picco dei locali». «Chiedo scusa alla comunità surfera per l'incidente in Punta Blanca - spiega il biondo Tintin - ma ciò che è stato mostrato nel video non rispecchia la realtà dell’intera vicenda». Riferendosi ai due poveri malcapitati, ha aggiunto: «Hanno cercato di imporre il loro modo di fare surf, andando ad alterare l'equilibrio che abbiamo in Punta Blanca, grazie a generazioni di surfisti che cavalcano le loro onde».
Poi l'invettiva contro chi viene da fuori e non mostra «rispetto» alle regole non scritte. «Noi canari siamo stanchi di vedere le nostre onde occupate, di vedere persa l'identità (locale, ndr), con molta gente che cerca di imporre le proprie regole, senza rispetto per luoghi che hanno storia, cultura e un equilibrio molto fragile». Infine una battuta di spirito: «Chi è senza peccato, scagli la prima pietra». No, quella anche no, aggiungiamo noi.
«Il mare e le onde sono di tutti» - Sui social, nel frattempo si contano quasi esclusivamente - e per fortuna - commenti contrari e critiche a quanto sostiene Tintin "el surfero". Come nel caso di Ana che, sotto il video di "scuse" postato dall’aggressore, sentenzia: «Ho smesso di fare surf a causa di persone come te, che pensano di possedere il mare. Mi sono stancata di questo tipo di atteggiamento aggressivo, per un'onda che non appartiene a nessuno». E già.




