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UCRAINASpiagge, mare e «mine russe». Odessa pensa alla difficile estate

05.05.22 - 18:00
La "Perla del Mar Nero" non rinuncia a pianificare la stagione turistica. Ma deve fare i conti con la guerra in corso
Getty
«Attenzione mine». Il cartello di pericolo sulla spiaggia di Odessa, a pochi metri dalla battigia.
«Attenzione mine». Il cartello di pericolo sulla spiaggia di Odessa, a pochi metri dalla battigia.
Spiagge, mare e «mine russe». Odessa pensa alla difficile estate
La "Perla del Mar Nero" non rinuncia a pianificare la stagione turistica. Ma deve fare i conti con la guerra in corso

ODESSA - In tempi normali, di quelli per intenderci in cui il sibilo dei missili tace, Odessa è una meta turistica molto apprezzata. D'altronde una città difficilmente può conquistare il titolo informale di "Perla del Mar Nero" senza qualche merito concreto dalla sua parte. E ora che l'estate si avvicina, la terza città dell'Ucraina si trova a ragionare per individuare la possibile convivenza tra la sua vocazione turistica e gli echi di quella guerra che - perlomeno finora - l'ha solamente lambita. E che spaventa.

Al netto di quello che potrà essere il richiamo internazionale delle città ucraine nel prossimo futuro, le cui "voci" resteranno inevitabilmente legate a un doppio filo con il proseguimento dell'invasione russa, l'amministrazione cittadina di Odessa - come si apprende da un articolo pubblicato dal Kyiv Post - sta pianificando (o provando a farlo) la stagione turistica. Non senza evidenti difficoltà, a partire dall'impraticabilità delle sue spiagge e soprattutto delle acque marittime, come ben evidenziato dalla minacciosa segnaletica, a teschi e ossa incrociate, a pochi metri dalla battigia.

Il primo problema, senza grandi sorprese, sono le centinaia di mine sganciate nelle acque del Mar Nero in questi mesi. I russi accusano gli ucraini; perché gli ordigni in questione rientrano nella loro dotazione militare. Gli ucraini accusano i russi; che avrebbero nella propria disponibilità anche quei dispositivi da quando, nel 2014, hanno annesso la Crimea.

Insomma, il solito "giochino" di accuse, molto difficile da districare, a cui stiamo assistendo da tempo. E che non cambia di molto la sostanza dei fatti. Nel senso che le mine ci sono. E si spostano, trascinate dalle correnti - ne sono state trovate sia sulle coste turche che al largo di quelle della Bulgaria -, spesso fino a toccare le sabbie. A Odessa, scrive il quotidiano, l'ultima è stata individuata martedì scorso (3 maggio) nelle acque territoriali, poi disinnescata dai pompieri. E fino a quando sarà così la città non potrà togliere il lucchetto alle sue spiagge. Il comandante in capo delle forze di Difesa della regione, Serhiy Bratchiuk, ha spiegato alla stampa locale che si sono già verificati incidenti a cause delle correnti che hanno sospinto gli ordigni a terra.

Ma i pericoli non arrivano solo dal mare. O meglio, non solo dagli esplosivi che vi galleggiano. Perché dal pelo delle acque del Mar Nero si sollevano anche i missili lanciati dalla flotta della Federazione Russa, considerati dalle forze ucraine come «principale minaccia» per i cittadini di Odessa. Meno quotata è invece l'invasione anfibia della regione, che gli analisti sembrano scartare in considerazione delle massicce perdite - con l'umiliazione fragorosa dell'affondamento dell'incrociatore Moskva in primo piano - subite dalle forze del Cremlino. Inutile quindi dire che non sarà un'estate facile. O, invertendo la rotta dall'eventualità alla certezza con le parole - un po' scontate sì, ma assolutamente puntuali - dell'ufficiale Bratchiuk: «Non sarà» la stagione estiva «normale a cui siamo abituati».

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