Mai così tante guerre dal 1945

Il 2025 è stato un anno nero per la pace
BRUXELLES - «Ho seguito circa 40 guerre ma non ho mai visto nulla come il 2025». In un editoriale pubblicato il 29 dicembre John Simpson, tra i più noti inviati di guerra e oggi a capo degli Affari Globali della Bbc, ha provato a riassumere quello che secondo diversi rapporti è apparso come l'anno nero per la pace.
Oltre cinquanta conflitti, a diversa intensità, sono stati registrati nei quattro angoli del globo. Dall'Ucraina alla Striscia di Gaza, dal Sudan al Sud-Est Asiatico fino ai Caraibi, a parlare quest'anno sono state innanzitutto le armi. E il 2026 potrebbe non essere migliore. Ci sono fronti già caldi o a rischio detonazione, come il Venezuela o come lo Stretto di Taiwan. Il mondo potrebbe continuare a essere una polveriera.
Per avere una panoramica, sebbene non esauriente, di quanto è avvenuto negli ultimi 365 giorni occorre guardare innanzitutto l'Acled (Armed Conflict Location & Event Data) Index, che tramuta in cifre i teatri di guerra sulla Terra. Dal primo dicembre del 2024 al 28 novembre del 2025 sono stati 204'605 gli eventi di conflitto registrati. Le vittime - stimate per difetto - sono state oltre 240mila. Una persona su 4, nel mondo, è stata in qualche modo sfiorata da un conflitto. Nel giugno scorso il numero di conflitti ha raggiunto quota 56, il più alto numero dalla Seconda Guerra mondiale.
«Negli ultimi anni i conflitti sono aumentati in tutto il mondo, aumentando l'instabilità ed evidenziando le debolezze del sistema internazionale. Questa tendenza è proseguita nel 2025, con guerre irrisolvibili e di lunga durata in corso in molte parti del mondo», scrive la rivista Foreign Policy in un lungo articolo.
Esistono conflitti locali, nazionali, regionali. Ma nel 2025 sono state innanzitutto tre le guerre che hanno colorato l'anno di nero: quella in Ucraina, quella a Gaza, quella in Sudan. La guerra che ha coinvolto la Striscia e anche la Cisgiordania, secondo l'Acled Index è stata la peggiore per mortalità, diffusione, percentuale di rischio.
«Da un punto di vista teorico ogni palestinese è esposto a eventi violenti», spiega il rapporto di considerando la Palestina come sede del «conflitto più pericoloso al mondo». Insieme alla Palestina, l'Ucraina e il Messico sono considerati dallo stesso rapporto come i Paesi più pericolosi del Pianeta in fatto di eventi violenti. In Ucraina, secondo le stime Onu dello scorso novembre, nel 2025 sono state registrate oltre 12 mila vittime civili, con un aumento del 27% rispetto al 2024. Un incremento ancora maggiore, secondo la Bbc, ha riguardato le perdite militari russe: 350mila i soldati rimasti uccisi dall'invasione, con una drammatica crescita (+40%) nell'anno che sta per concludersi.
Il terzo grande conflitto è quello mediaticamente meno esposto, la guerra civile in Sudan. Tra l'aprile del 2023 e il dicembre del 2025 i morti sono stati 150mila, stimati per difetto. Il numero di sfollati interni ha raggiunto 12 milioni e il numero di rifugiati nei Paesi vicini ha superato i 4 milioni.
Cifre meno funeste, ma non per questo non drammatiche, hanno riguardato gli altri teatri di guerra del 2025: il Libano, la Siria, lo Yemen e l'Iran (colpiti dagli attacchi israeliani e, negli ultimi tre casi, anche statunitensi), il confine tra India e Pakistan e quello tra Thailandia e Cambogia, il conflitto civile nella Repubblica Democratica del Congo.
La Birmania, secondo l'Acled Index Report, è teatro del conflitto più frammentato: sono oltre 1'200 i gruppi armati che operano nel Paese. Il rapporto allarga il suo raggio di analisi ai Paesi segnati dalle violenze politiche. Due su tutti, Haiti e l'Ecuador. La Nigeria, negli ultimi mesi, ha registrato un'escalation degli attacchi dell'Isis, culminata nei raid statunitensi sulle postazioni jihadiste nel nord del Paese.
E poi ci sono i conflitti del futuro, quelli che potrebbero rendere il 2026 ancora più nero. Donald Trump, sebbene sostenga di aver fatto finire otto guerre, ha aperto un nuovo fronte in America Latina, con i raid antidroga nel mar dei Caraibi e un obiettivo di medio termine, far cadere il regime venezuelano di Nicolas Maduro. Il fronte latinoamericano potrebbe aumentare il raggio dei conflitti mondiali. A rischio non c'è solo il Venezuela, ma anche Colombia ed Ecuador.




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