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COMO: Via al processo per la rapina alla T.N.T. Traco

Sul banco degli imputati i banditi che all'alba del 19 novembre di due anni fa presero d'assalto la società di autotrasporti a Grandate.
COMO: Via al processo per la rapina alla T.N.T. Traco
Sul banco degli imputati i banditi che all'alba del 19 novembre di due anni fa presero d'assalto la società di autotrasporti a Grandate.
GRANDATE. Si tornerà questa mattina in Aula di Tribunale a Como a parlare della banda di rapinatori che a fine ’98 prese di mira la T.N.T. Traco di Grandate. Dopo le prime condanne inflitte con il patteggiamento o con l’abbreviato il 5 febbraio...
GRANDATE.

Si tornerà questa mattina in Aula di Tribunale a Como a parlare della banda di rapinatori che a fine ’98 prese di mira la T.N.T. Traco di Grandate. Dopo le prime condanne inflitte con il patteggiamento o con l’abbreviato il 5 febbraio scorso, da oggi si definiranno le posizioni degli indagati che hanno scelto la via del pubblico dibattimento e che rischiano di passare in galera alcuni anni. Questi i fatti: alle 7.30 del 19 novembre ‘98 12 persone armate di mitra fecero irruzione alla T.N.T. Traco di Grandate cogliendo di sorpresa diversi addetti che non ebbero modo di fare nulla per impedire l’assalto. I banditi fuggirono con un autotreno carico di merce per oltre un miliardo di lire, ma già quella stessa mattina, un po’ prima dell’ora di pranzo, alcuni di loro erano già dentro grazie al sistema satellitare antifurto di cui era dotato il pesante mezzo e che guidò gli agenti della Polstrada di Como fino ad un capannone di Fizzonasco di Pieve Emanuele dove era stato nascosto il T.I.R.. Quel giorno venne denunciato il responsabile della struttura che l’aveva concessa in affitto alla banda. Lui, Massimo Amatore Mazza, 48enne di Milano (accusato di ricettazione) già da tempo ha chiuso i conti con la Giusitizia lariana nelle scendendo a patti con il P.M. Vittorio per una pena concordata e già scontata un terzo: un anno e mezzo con la sospensione. Il 5 febbraio scorso, invececi furono le prime condanne del Giudice Preliminare del Tribunale di Como nei confronti di Giovanni Scalisi (43 anni, messinese con casa a Rho) che dovrà scontare otto anni e 4 mesi di reclusione, oltre che pagare una multa da 4 milioni di lire. Stessa pena inflitta anche a Salvatore D’Amico (29 anni di Montorfano), mentre sette anni e tre milioni di multa sono stati inflitti a Salvatore Laezza (45 anni di Napoli) contro i sei anni, 4 mesi e due milioni di multa riservati dal Giudice Preliminare a Giuseppe Siniscalchi (31 anni di Sambuco in Ponticelli). Infine la condanna più mite nei confronti di Gianluigi Fabbri (47 anni di San Martino), uno dei pochi ad essere scarcerato prima del processo. Per tutti le condanne sono già scontate di un terzo come previsto dal rito abbreviato cui hanno fatto ricorso. In totale sono stati, così, inflitti 35 anni di reclusione contro i 40 complessivi sollecitati dal Pubblico Ministero Vittorio Nessi, titolare delle indagini. Le indagini, condotte dalla Polizia Stradale di Como in stretta collaborazione con gli uomini della P.G. in forza alla Procura lariana, portarono a più riprese (l’ultima nel settembre scorso) all’arresto di 15 gaglioffi provenienti dal napoletano e dalla Sicilia, in particolare dalle zone di Paternò, mentre uno riuscì a rendersi fringuello di bosco e gli inquirenti per lui hanno deciso di mantenere aperta sine die la stagione venatoria. Per tutti le accuse contestate sono di rapina a mano armata aggravata, sequestro di persona e lesioni personali. Nelle indagini venne coinvolto anche un milanese che dalle intercettazioni telefoniche risultata in contatto con la banda: in realtà era la moglie che se la faceva con uno dei rapinatori all’insaputa del marito che proprio per questo venne prosciolto da ogni accusa.

di Bob Decker

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